LA MAGGIORANZA SEXY

 

A volte ci si chiede come certi uomini possano arrivare così in alto nella gestione degli affari pubblici. Si parla tanto della politica ridotta a kermesse televisiva e mediatica, ma alla fine ha vinto (anche se per uno 0,6%) uno dei personaggi meno comunicativi, con un fare pretesco ed una speciosa retorica da “volemose bene”, che ricorda tutta la pusillanimità di un Don Abbondio (tralasciamo i torbidi episodi del passato dove Prodi ha fatto anche il medium a latere nell’affaire moro). Guardando Prodi non si riesce proprio ad evitare la tentazione di girargli intorno per capire chi è il suo ventriloquo, chi gli suggerisce le parole da proferire e gli indica la via da seguire. Ormai sappiamo tutti che il primo sponsor di Prodi è Nanni Bazoli, Presidente di Banca Intesa, l’uomo che attraverso il controllo di banche, assicurazioni, e varie partecipazioni azionarie (nonché quella più importante, il 4,79% in Rcs che con l’eventuale, ma ancora lontana, acquisition di Capitalia potrebbe arrivare al 7%), fa il bello e il cattivo tempo nella finanza italiana. Gli squali della finanza di sinistra sono tutti attivissimi, un altro che potrebbe farne le spese è Tronchetti-Provera il quale sta subendo un attacco all’ultimo sangue da De Benedetti che vuole riprendersi Telecom umiliando quanto più possibile l’avversario di sempre (lotta tra “piccoli titani” che danneggiano comunque il sistema-paese).

L’intreccio affari-politica (l’ordine dei termini non è casuale) è tipico di una fase in cui le poche possibilità di sviluppo di un paese accelerano la volatilità finanziaria e speculativa. La Politica, nella ricorsività di tali fasi, è asservita agli interessi predominanti finanziari(soprattutto nei paesi semicentrali) poiché solo legandosi a essa questa casta burocratica può sperare di sopravvivere e di ricevere maggiori ricompense (in termini sociali, come si può ben vedere, le ricadute sono invece disastrose e da stagnazione economica e culturale).

Il problema più grosso è che la finanza italiana, a sua volta, è fortemente asservita a quella statunitense per cui da essa, nonché dai politici che si fanno portavoce di questi interessi, non verrà mai nessuno scatto d’orgoglio antiyankee. Ciò non significa essere antiamericani per partito preso quanto, piuttosto, non rinunciare mai alla possibilità di una maggiore autonomia d’azione (l’indipendenza per ora è impensabile) al fine di ridare a questo paese qualche speranza per il futuro (e siamo comunque sul lungo periodo!). Certo è che Prodi ha pochi amici potenti (anche se contano molto) e molte serpi in seno che covano la fine del suo governo. Paradossalmente sono meno infidi i destri per il professore, totalmente incapaci di fare un’opposizione degna di tale nome, che gli incensatori malfidati della maggioranza che lo sostiene. Ds e Margherita già tramano alle sue spalle e le parole di Marini e di Napolitano sono tutto un programma. I due presidentissimi hanno capito che i numeri li condannano per cui o si pensa davvero ad una Grosse Koalition (che implica necessariamente il defenestramento di Prodi), oppure si attiva una campagna acquisti con i “controfiocchi” (tirando nella maggioranza di governo Follini, Tabacci ed altri tirapiedi di centro). Il problema in questo caso sarebbero Rifondazione, Verdi e PDCI che, nonostante tutta la fantasia semantica a disposizione, difficilmente potrebbero inventarsi un’altra “riduzione del danno” per restare agganciati alle poltrone.

Da questi scenari si comprende quanto la situazione sia davvero ingarbugliata. Il centro-sinistra sta prendendo tutto ciò che può, rimuove chi non gli è gradito o chi si mette di traverso nel suo tentativo di creare un nuovo regime. Così si sta procedendo alla rimozione forzata dei managers delle imprese pubbliche strategiche (cosa legittima con il cambiare dei governi, un po’ meno se l’obiettivo reale è quello di smantellare per vendere agli amici degli amici o per creare un ceto clientelare di amministratori ossequianti, nella fattispecie ciò che accadrà con lo smembramento della rete distributiva energetica). Potremmo fare riferimento a qualche altro episodio più losco come la rimozione dei vertici delle fiamme gialle a Milano,  per intenderci quelli che stavano indagando sulle scalate Unipol-BPI a BNL-Antonveneta, saranno solo coincidenze come dice l’impavido sottosegretario Visco?

Proprio su BNL c’era un articolo del Sole di ieri secondo il quale la BNL di Abete avrebbe cancellato il suo credito verso l’Iraq, grazie all’acquisto dei suoi titoli da parte di banche americane come Citibank e JP Morgan. Ma perché banche americane hanno acquistato tali titoli? In realtà, si sta risarcendo qualche sottoscrittore codino di guerre imperialistiche e cancellando le tracce di uno scandalo che viene da lontano (anni ’80) riguardante i finanziamenti occidentali al Presidente irakeno Saddam Hussein . Ecco come avveniva il finanziamento del tremendo dittatore Hussein (che, evidentemente, all’epoca della guerra Iran-Irak era ottimo amico degli americani): “In taluni casi la Central Bank of Iraq emetteva lettere di credito a favore di industria Usa ed europee, che la Bnl di Atlanta confermava, pagando le aziende e iscrivendo a bilancio un credito verso la banca centrale irachena. In altri casi il denaro era accreditato da Atlanta su conti della banca centrale irachena presso altre banche, che a loro volta pagavano le aziende esportatrici. In altri ancora, da Atlanta i soldi finivano direttamente nelle casse irachene su richiesta del ministero della Produzione militare”. Era con questo sistema che l’Iraq acquistava le armi necessarie a combattere i khomeinisti iraniani.

Di casi come questo ce ne sono a bizzeffe e molti amici di un tempo possono diventare nemici in altre fasi storiche. Oggi l’Italia sta per farsi trascinare in un altro conflitto, quello israelo-libanese, al servizio di un governo criminale che non è nemmeno nella Nato (per cui non si capisce perché dovremmo mandare i nostri soldati a purificare il Libano dagli Hezbollah). La nostra politica estera, grazie ad un servo di prim’ordine come il ministro D’Alema, è solo un riaggiustamento continuo di tiro su questioni internazionali in base ai diktat che vengono d’oltreatlantico.

Insomma che i nostri governanti stiano attenti, se non fanno bene il loro mestiere, se la loro volontà di “irreggimentazione” dell’Italia dovesse non andare per il verso giusto, qualcun altro (abituato ai golpe seri) potrebbe finire il lavoro meglio di loro.

Se questo è sexy i sinistri sono davvero dei masochisti pervertiti.