LA MALA (DIESSINA) ORDINA!

 

Pare proprio che ai compagni diessini non sia andata giù la disfatta subita da Consorte, il quale aveva cercato di “regalare” una banca al partito di D’Alema e di Fassino. I massimi dirigenti del partito non riescono a digerire il fatto che molti “compagni” di ventura politica si siano messi di traverso nella buona riuscita dell’operazione, per cui oggi c’è un leggero “venticello” di vendetta nell’aria.

La procura milanese, intanto, sembra voler approfondire il coinvolgimento di alcuni politici nelle scalate dell’estate scorsa (quelle dei furbetti del quartierino) soprattutto di quelli intercettati nelle comunicazioni telefoniche con Consorte che, come si sa, aveva la linea sotto controllo. Chi può dimenticare le parole di Fassino all’ex presidente di Unipol: “Allora, abbiamo una banca?”. Il moralista di Torino, quello che si è sempre indignato per l’intreccio politica-affari di Berlusconi, voleva una banca tutta per sé. Consorte stava per accontentarlo e quando c’era quasi riuscito qualcuno ha rotto le uova nel paniere.

All’epoca dei fatti molti si indignarono per la fuga di notizie che aveva tirato in ballo il segretario diessino. Persino Cicchitto di FI difese il segretario dei ds perché quelle parole erano irrilevanti al fine delle indagini. Forse erano irrilevanti penalmente, ma politicamente possono essere considerate innocue? Di questo, ovviamente, noi non ci sorprendiamo perché non abbiamo mai creduto alla favola dei politici che si disinteressano della finanza, o della finanza che si disinteressa della politica. Gli intrecci ci sono tutti e quando vengono a galla in maniera così palese abbiamo la prova provata delle cose che da sempre andiamo sostenendo su questo blog.

Tuttavia, tra gli intercettati non c’è solo Fassino ma anche altri importanti leader dei ds come D’Alema e Bersani e quasi tutto il gotha del partito aveva a cuore la buona riuscita della scalata o, quanto meno, si mostrava molto interessato agli sviluppi che la faccenda stava avendo. Chi non era su quella linea trema. Qualcuno (in combutta con i Della Valle e gli Abete o più semplicemente contrario ad una fusione ritenuta ideologicamente non affine) aveva avversato l’operazione ed oggi sta pagando a caro prezzo il “vile” tradimento.

L’altro ieri, Turiddo Campaini ha lasciato la presidenza della Finsoe, la finanziaria di controllo di Unipol assicurazioni. Certo chiunque può dimettersi, tuttavia, Campaini era stato uno dei “fieri” oppositori di Consorte e della sua scalata a BNL(nonché sponsorizzatore di una più “naturale” integrazione con MPS) e la sua nomina era avvenuta proprio all’indomani dell’implicazione del presidente di Unipol nell’affaire trasversale con i “furbetti del quartierino”. Insomma, la sua nomina doveva garantire un cambio di rotta, ma i fatti sono andati nel senso opposto rispetto a quanto dichiarato dopo l’ "abdicazione" di Consorte. La nave non farà nemmeno una virata. Contrordine Compagni!

Va bene, può darsi che una rondine non fa una vendetta, ma che fine hanno fatto gli antifusionisti vicini ai ds? Franco Bassanini è stato silurato e non riconfermato parlamentare, dopo esser stato elogiato per anni per la riforma della P.A. che porta il suo nome. Vannino Chiti, ex n.2 dei ds, è stato relegato ad un ruolo ministeriale di secondo piano, i rapporti col parlamento. La stessa misera (con)sorte è toccata a Lanfranco Turci, anche lui antifusionista ed ex presidente della Lega Coop. Naturalmente esiste sempre un risvolto della medaglia, per qualcuno che scende qualcun altro deve salire. Eccoli qui i vincitori del premio fedeltà: Pierluigi Bersani e Vincenzo Visco, difensori a spada tratta dell’Unipol, hanno ricevuto tanto potere nel nuovo governo quanto non potevano nemmeno immaginarsi. Addirittura, Visco lo spavaldo, aveva persino tentato di punire i vertici della guardia di finanza milanese che avevano indagato sul fattaccio, cercando di disperderli in altre sedi della penisola.

In realtà, il mondo delle cooperative rosse è più spaccato che mai, mentre riemergono le sempiterne ruggini tra “compagni” toscani e “compagni” emiliani. Campaini era stato nominato proprio per voltare pagina rispetto al periodo Consorte ed ora è costretto a dimettersi per la nomina “ostile” di Carlo Salvatori (già indicato da Consorte come papabile per la guida del colosso abortito sul nascere Unipol-BNL) alla presidenza della Unipol, che riporta inevitabilmente l’ago della bilancia verso l’Emilia.

Come al solito ci verranno a dire che i partiti non entrano in queste beghe e che loro si occupano del buon governo del paese. Evidentemente nelle "best practices" governative rientrano anche le telefonate di Fassino e Chiamparino i quali, a quanto pare, avrebbero insistito affinché un loro protetto (Modiano) non restasse fuori dall’organigramma di comando di SanIntesa. Allora, la politica non c’entra nulla con la finanza? Povero chi ci crede!