SOLUZIONE "THAI" (di Gianfranco La Grassa)

I tre poteri della “democrazia” liberale – quelli presunti separati e che si controllano reciprocamente – stanno facendo proprio una bella figura. Quelli legislativo ed esecutivo è già da un pezzo che fanno acqua da tutte le parti, e vorrei sapere quanti cittadini sono ancora convinti che sia da salvare qualcosa. Quello giudiziario sta ormai dimostrando a chiare lettere che è assolutamente non interessato alla Giustizia, ma solo ai giochi finanziario-politici che si svolgono sempre più scopertamente, da almeno 10 anni, in questo paese, e che lo stanno portando allo sconquasso definitivo. Prima però mi si conceda una digressione, non inutile.

In Ungheria – grazie al nastro, in cui era registrata una riunione del vertice del partito di maggioranza – si è venuto a sapere, dalla viva voce del Premier, che egli aveva mentito fornendo falsi dati circa una ripresa economica mai avvenuta, cosa che aveva favorito la sua vittoria elettorale. Laggiù, è scoppiato un casino infernale. Qui, purtroppo, non abbiamo ancora avuto un simile colpo di fortuna. Per anni sono stati truccati i dati sull’inflazione (ma erano conniventi entrambi gli schieramenti politici); e oggi mi sembra molto probabile che si stiano imbrogliando le carte in riferimento alla presunta ripresa in corso. Almeno fino a quando non si registrerà una chiara inversione di tendenza negli USA e in Germania, e si continuerà a notare che l’ancora alto tasso di sviluppo della Cina è comunque in diminuzione (di circa 2 punti percentuali; dall’11 al 9), è lecito pensare ad una possibile menzogna circa la conclamata ripresa in Italia. L’opposizione è però qui da noi in perfetta combutta con la maggioranza; ognuna delle due cerca solo di ascriversi il merito della “ripresa” in questione. D’altra parte, i dati sono forniti dal Governatore della Banca d’Italia, fino a poco tempo fa (fino all’elezione all’attuale carica) vicepresidente della Goldman Sachs (sezione Italia), la finanziaria americana di punta in mille operazioni sul nostro territorio; e chi è più filoamericano della nostra opposizione?

Torniamo comunque al discorso iniziale. Da almeno un anno, poteva scoppiare la bomba delle intercettazioni della Telecom; implicato in particolare un certo Tavaroli, che tutti i giornali dicono essere stato uomo di fiducia di Tronchetti. Il problema non è di dubitare delle illiceità scoperte dalla Procura; anche all’epoca di “Mani pulite”, almeno buona parte delle indagini rilevavano fatti illegali. Però, la Procura si serve di questi ultimi al momento opportuno, e per motivazioni che sembrano ben più politiche che di “Giustizia”. Così all’epoca di “Mani pulite” – quando fuori della rete furono fatti rimanere ben precisi ambienti politici piciisti e qualcuno anche diccì – così oggi per l’affaire Telecom. Tutto serve in un determinato momento, e nell’ambito di un determinato scontro politico (che ne ha dietro uno finanziario).

Dal mio punto di vista, c’è da esserne soddisfatti perché viene sempre più in luce quale verminaio sia la “democrazia borghese”, la finta separazione dei (tre) poteri. In quanto “cittadino”, che deve vivere in un paese del genere – sempre più vicino a situazioni simili, che so, a quella tipo scandalo della Banca romana all’epoca di Giolitti o, ancor peggio e in termini più vasti, a quelle caratterizzanti gli ultimi anni della Repubblica di Weimar – sono però preoccupato perché un eventuale crac della Telecom sarebbe quello della Cirio o della Parmalat all’ennesima potenza (da bomba convenzionale ad atomica); e potrebbe preludere appunto ad eventi anche politici assai pericolosi. Detto scherzosamente, ma non troppo, sarebbe quasi da augurarsi che fosse possibile in Italia una soluzione “thailandese”, con nuove elezioni non prima di un anno e dopo aver “bonificato” il paese dall’attuale ceto politico (ed insisto anche intellettuale; tutti quelli che avevano promesso di andare all’estero in caso di vittoria di Berlusconi dovrebbero essere “energicamente” invitati a mantenere la loro promessa). In Italia aggiungerei una precisa clausola: le persone che, a livello centrale e locale, hanno rivestito anche una minima carica politica negli ultimi dieci anni debbono essere escluse dall’elettorato (passivo ed attivo) per altrettanti anni. E tutti i conduttori, uomini di spettacolo, giornalisti, ecc, che hanno partecipato attivamente a trasmissioni TV, hanno scritto su importanti giornali (non solo i 4-5 principali!), riviste (e anche alcuni scrittori in certe case editrici), ecc. debbono esserne esclusi a vita. Ma è solo “un sogno”, lo concedo; però tanto bello!

Venendo al serio, bisognerà certo fare un po’ di cronistoria di questa Telecom (dal 1997 ad oggi), ma qui ci vorrebbe l’aiuto di qualcuno capace di rinvenire molti documenti (che, cercando, ci sono; non sto parlando di quelli segreti). Nessuno rimpiange che se ne sia andato Tronchetti; ed anzi speriamo che non ci sia qualche “rientro”, come accade spesso in questo paese. Quel Guido Rossi, se uno guarda a tutte le vicende “intricate e dubbie” degli ultimi (almeno 15) anni, è da considerarsi un tipo in gamba, ma non proprio tale da non destare dubbi e preoccupazioni di vario genere.

Per oggi mi limito a prendere le mosse da un articolo di Geronimo (Cirino Pomicino). Questi si spende per il mantenimento dell’italianità dell’azienda telefonica che non è “un inutile optional, come dice Mario Monti, nuovo consulente della famosa Goldman Sachs”; e poi afferma l’utilità di un “ritorno parziale del capitale pubblico che non può essere contrabbandato con il ritorno dello statalismo, che peraltro non c’è mai stato nella storia delle partecipazioni statali”. Più o meno tutto vero, però se si apporta una serie di qualificazioni non inutili. Intanto, molte voci concordano nel dire che il piano Rovati di scorporo della Telecom – quello che Prodi sostiene di non conoscere, mentre le persone sensate continuano a crederlo al centro della faccenda – era stato, almeno in linea generale, approntato da due uomini della “famosa Goldman Sachs” (di cui non mi sembra giusto ricordare solo un suo consulente attuale, Mario Monti, che lo è da meno tempo di altri, con ben altre cariche nel nostro sistema finanziario e politico); e su almeno uno dei due, che è al Governo, i giornali di un paio di giorni fa parlavano di una interrogazione parlamentare presentata proprio da Cirino Pomicino e altri parlamentari.

Il piano in questione comportava l’intervento “pubblico” (Cassa Depositi e Prestiti), ma non sembra trattarsi di qualcosa rispondente agli interessi della collettività nazionale, su cui dovrà pesare una finanziaria di 30 miliardi di euro; tra un quarto e un terzo di tale somma – pur se non si tratta di “giroconto diretto”, ma spero che nessuno si lasci imbrogliare da questo fatto – sarebbe stato impiegato per l’acquisto della Rete (fissa e banda larga, ecc.) della Telecom, che sarebbe comunque rimasta fortemente indebitata, aprendo così la strada ad un possibile intervento delle Fondazioni bancarie (su cui esprimeva un parere di “disponibilità” il Presidente della Cariplo) e, soprattutto, della SanIntesa; organismi non certo “pubblici”, e senza dubbio legati alla “merchant bank” di Palazzo Chigi.

Non facciamo confusione con l’ENI del tipo di quella di Mattei. Quest’ultimo aveva ben altra visione strategica, e non si faceva condizionare dai partiti (a loro volta tutti, ivi compreso il PCI, “pressati” dai centri di potere finanziario), ma anzi li pagava, come lui stesso ammise. E’ ovvio che l’ENI era “pubblica” solo di nome; in realtà era gestita – e aggiungo: per fortuna! – dal gruppo di comando creato da Mattei che, lo ripeto, aveva una apertura strategica di grande rilievo. Non so se ad es., oggi, Scaroni (ENI) e Guarguaglini (Finmeccanica) abbiano la stessa statura, la stessa stoffa, la stessa indipendenza dalla politica, che a sua volta dipende dalla finanza; al cui vertice, anche in Italia, sta quella americana, di cui “la famosa Goldman Sachs” – e Geronimo dovrebbe saperlo – è una “punta di lancia”. Io mi auguro che ENI e Finmeccanica possano essere due nostri cardini per un minimo di rinascita di una economia allo sbando, ma francamente non ho elementi per emettere un vero giudizio, positivo o negativo.

Quello che mi sembra certo è che la Cassa Depositi e Prestiti non rappresenta nulla di tutto ciò. Come proprietaria di una quota (si parlava del 30%) della Telecom, sarebbe stata alla mercé delle decisioni della suddetta “merchant bank”, che ha i suoi precisi mandanti nel complesso finanziario SanIntesa e, credo in subordine, Fondazioni. Non è un caso che le voci dicono di possibili cordate “avverse”, fra cui una è quella che pare costituirsi attorno a Unicredit e Montepaschi (sempre comunque connesse al carro del centrosinistra, quale loro rappresentante politico). Mi incuriosisce il silenzio della (o sulla?) Capitalia. Eppure dovrebbe anch’essa reagire alla (tentata e fallita? Non so) costituzione del polo di potere finanziario-politico rappresentato dalla suddetta SanIntesa e Governo (o meglio Premier, perché “altri” – indovinate chi? – potrebbero stare con Unicredit-Montepaschi). Ricordo solo, di passaggio, che alcuni mesi fa Veltroni aveva espresso giudizi di stima e appoggio a favore della Capitalia (in particolare di Geronzi), nel momento in cui quest’ultima sembrava esposta alle mire della Intesa e a queste però resisteva.    

In ogni caso smettiamola con la coppia pubblico-privato, vero inganno del formalismo borghese esattamente come la “tripartizione e separazione” dei poteri. I neoliberisti inneggiano al privato, i neokeynesiani, e anche certi “vecchi democristiani”, inneggiano al pubblico. In realtà, conta solo sapere quali sono i centri di potere cui rispondono le imprese pubbliche o private. Conta solo sapere se si tratta di imprese di punta o no, se promuovono o meno una ricerca tecnoscientifica di eccellenza, ecc. Conta solo sapere se abbiamo un governo politico prono a centri di potere del tipo della “famosa Goldman Sachs” e di centri finanziari privi di un qualsiasi piano industriale (sto parlando di quelli che progettano produzione e innovazione, non meri giochetti finanziari, scorpori o acquisizioni, apertura o cessioni di sportelli per mettersi in regola con le ridicole regole antitrust, che non hanno mai deconcentrato il potere effettivo!). Basta con la presa in giro e dell’italianità e del binomio pubblico-privato; queste formulette ideologiche vengono usate, “a geometria variabile”, a seconda degli interessi di gruppi finanziari-politici che, al momento, sono solo devastatori del paese; e tutti, incredibile, trovano il loro campo di battaglia all’interno del centrosinistra, quello che è per il “poppolo” contro il cattivo Paperon dei Paperoni italiano, il quale “fa solo il furbo” cercando di giostrare in mezzo al casino pazzesco combinato da questo centrosinistra, al governo da appena tre mesi o poco più. Prima fa dire ad un importante dirigente che Mediaset potrebbe essere interessata alla Telecom, poi afferma che mai si sognerebbe di prendere una società così indebitata; è come se dicesse: “ci speravate che io abbandonassi la politica con una ricca buona uscita, e invece no”. Però….quale sarà l’intenzione (recondita) vera? Tutto è aperto.  

In ogni caso, questo Governo ha conseguito un vero record; nessuno, in così poco tempo, aveva saputo impiantare un puttanaio simile. Ma non si esaurirà da solo; il ceto politico vorrà durare come minimo due anni, sei mesi, un giorno; altrimenti tutti i privilegi della legislatura andranno persi. Che bel sogno, la soluzione thailandese….; non preoccupatevi, mi piace finire scherzando.

 

23 settembre