FRANCA RAME MI DEVE UN CRUSCOTTO

 

Franca Rame mi deve un cruscotto. La senatrice incorruttibile dell’IdV, quella che minaccia di dimettersi e poi non lo fa perché la sua gente la vuole seduta lì al suo posto, quella che tra gli anni ’60 e ’70 cantava, insieme al marito, canzoni memorabili contro il gradualismo; quella rivoluzionaria, comunista, ora anche pacifista, nonviolenta ma anche un po’ meno comunista (e più gradualista), quella che lancia sondaggi dal proprio sito per decidere cosa votare in senato, quella che chiede al “poppolo” se è il caso o meno di dimettersi (sapendo in anticipo che sarà un plebiscito di “no-dai-rimani-salvaci-ancora-dal-male”) quando il governo agisce squallidamente, quella che si è candidata con Di Pietro simbolo della Giustizia “oneway” (il prode cavaliere dell’apocalisse antiprimarepubblica, quello che si è mosso solo quando la DC e il PSI erano stati scaricati dagli USA e dai poteri forti nostrani, premurandosi sempre di non guardare mai dall’altra parte, anche se abbiamo avuto “secoli” di consociativismo). Purtroppo ieri ero in macchina mentre Franca Rame arringava i senatori con le sue mille ragioni contro la guerra. Diceva dei molti soldati italiani lasciati alla loro triste sorte dopo aver contratto tumori e leucemie (a causa dell’uranio impoverito utilizzato in Jugoslavia, Iraq ecc). Sciorinava, con maestria e voce stridula, le sue ulteriori ragioni contro le guerre combattute conto terzi, al solo fine di garantire agli Usa il proseguimento di una strategia di controllo del mondo. Verooo! Bene! Brava e Bis! Ma dopo tutte queste belle argomentazioni, dopo questo prologo impeccabile eccola finalmente giungere alla dichiarazione di voto vera e propria: “…ed è per questo che voto sì al rifinanziamento della missione in Afghanistan”. Come? Siamo su scherzi a parte o lei ci fa davvero così coglioni? Dopo tutta la santità del suo discorso ci propina la solita solfa sul Governo Prodi che deve vivere perché di sinistra? E le sembra una ragione sufficiente? Con questo atto lei e tutti i suoi compagni di “merende mancine” vi rendete responsabili di una guerra criminale che sta portando morte e distruzione, sia tra le fila “nemiche” (nemici di chi? degli italiani forse?) che tra i nostri soldati ai quali avete lasciato regole d’ingaggio buone solo ad alleviare la vostra coscienza di pacifinti codini. Visto che le piace tanto Di Pietro e la giustizia, sa mica come si chiamano, secondo il codice penale, quelli che convincono gli altri a commettere un crimine? Si chiamano mandanti e le loro responsabilità sono per lo meno uguali (in questo caso superiori) a quelle degli esecutori materiali (adesso faccia lei, sempre se uno più uno fa ancora due per questa sinistra). Tanto detto, le ribadisco che mi deve un cruscotto perché dopo il suo bel discorso d’apertura e la dichiarazione di voto, in completa contraddizione con quanto pronunciato pochi secondi prima, è partito il mio diretto in direzione del contachilometri.