MUNNU ERA I MUNNU E’

 

Vorremmo glissare sulle ultime vicende della mala sanità in Italia (il riferimento è, ovviamente, al dossier dell’Espresso sull’ospedale Umberto I di Roma), ennesimo sintomo (che si accompagna ad innumerevoli altri sintomi) che svela la disastrosa situazione nella quale sprofonda il nostro paese (una lenta ma costante decadenza). L’aumento delle tariffe di tanti servizi pubblici essenziali, dai tickets di pronto soccorso al trasporto by train (sorvolando persino sul fatto che il nostro paese è incapace di mantenere una compagnia aerea di bandiera), per arrivare all’aumento delle imposte sia dirette che indirette, evidenzia qual è la cura che i nostri governanti hanno scelto per noi: il famigerato salasso.

Per quanto lor signori al governo si ostinino a mantenere la prognosi riservata (a chi conviene preannunciare che il decorso della malattia potrebbe essere lungo e non risolutivo? E giù, allora, con i ghirigori sulla crescita del PIL, con un balletto di numeri che ubriaca e stordisce chi già ci capisce poco di economia), la conclamazione della malattia rende difficile nascondere la gravità della situazione. Ma niente paura, i nostri governanti hanno già individuato una cura miracolosa che è tale solo negli astrusi termini tecnici che utilizzano per ingannare la gente. E’ una cura politicamente corretta (nel senso che segue pedissequamente le leggi immutabili dell’economia) contro la quale nessuno si azzarda a dissentire ma, a conti fatti, ha la stessa efficacia che aveva il drenaggio di sangue dalle vene contro la peste. Infatti, insieme alla malattia si debellerà anche il paziente.

Con ciò, se pur i nostri governanti abbiano avuto qualche ragione sulla situazione dei conti in Italia, vorremmo aiutarli nella ricerca dei responsabili di tanti sfaceli, legati alla cattiva gestione del sistema-paese da qualche "annetto" a questa parte. Chi ha diretto l’Italia in questi ultimi 16 anni?

Da quando è iniziato l’attacco nei confronti delle politiche della spesa pubblica finanziata col deficit, in virtù di un mutamento palingenetico della situazione internazionale (le politiche keynesiane, tanto amate da certa sinistra che oggi cerca di riproporle in una nuova salsa dottrinale, sono state abbandonate proprio in virtù del mutare di questi equilibri), ed in ossequio alla nuova ideologia ultraliberale trionfante dopo la fine del bipolarismo USA-URSS (anche quest’ultima da considerarsi un cavallo di troia ideologico che ha avuto la funzione di scardinare le precedenti convinzioni sul deficit spending ormai fuori moda, e che oggi si fa promotrice delle balle sull’autoregolamentazione dei mercati, tanto di moda), non si è fatto altro che fingere di trasferire l’efficientismo produttivistico del privato alle strutture dello Stato, il vocabolario burocratico si è così arricchito di termini manageriali che hanno dato una bella riverniciata al palazzo senza intaccarne le strutture portanti. Verga avrebbe detto: “Munnu era i munnu è” (Mondo era e mondo è).

Le Cassandre del governo, appena arrivate al potere, hanno così riscaldato la solita "minestrina" del deficit causato dal precedente governo ed hanno invocato l’attuazione di una politica “bi-fasica” secondo due priorità impellenti: “Prima rimettiamo tutto a posto perchè i conti dello Stato lasciatici in eredità sono dissestati, poi potremo dare il via allo sviluppo di questo bel paese”. Nel frattempo saranno passati altri 5 anni, si riproporrà la staffetta tra destra e sinistra e quelli che verranno dopo continueranno a ripetere la stessa solfa.

Infatti, il Papa dei tecnici al governo, l’illustre Padoa-Schioppa, alla prima audizione in Parlamento di fronte alle Commissioni di Camera e Senato, a giugno, aveva detto: “la situazione dei conti pubblici è peggiore di quella del 1992, avanzo primario e rapporto deficit/pil erano meno pessimi allora di oggi”. Come come? Adesso non so precisamente quante manovre e manovrine correttive sono state fatte dal ’92 in poi e tutte col medesimo obiettivo di ridurre il debito pubblico. Da allora, nonostante l’indefesso lavoro di questa mirabile classe dirigente, la situazione è "solo" peggiorata? A questo punto chiediamo di applicare anche nei loro confronti i criteri di produttività e meritocrazia che oggi Bersani invoca per i pubblici dipendenti. Siete stati incapaci di raggiungere gli obiettivi prefissati? Allora dovete tornarvene a casa! Perché si sappia che dal 92’ ad oggi, con qualche inframezzo di governo tecnico (comunque sostenuto da tutti i partiti di questa fantomatica quanto millantata Seconda Repubblica) le facce al potere sono state sempre le stesse. La staffetta tra i poli in questi anni, il gioco degli specchi lagrassiano, rende tutti correi e nella stessa misura.

Ma andiamo avanti con le Cassandre. Cassandra Prodi: “I conti pubblici peggiorano e sono in una situazione di gravità peggiore che nel ’96, sapremo agire repentinamente sui conti ma sullo sviluppo gli strumenti d’intervento sono meno certi”. Cassandra Visco (detto anche Fisco Facile): “Il deficit è al 4,5% e non al 3,8% come ha annunciato il precedente governo di centro-destra”. Cassandra Mastella: “I conti dello Stato sono in caduta libera”. Cassandra Letta (Enrico): “Il FMI ci indica conti disastrosi”. E via via con le altre cassandre: cassandra-diliberto, cassandra-pecoraroscanio, cassandra-migliore ecc. ecc. (Tutti rigorosamente con la lettera minuscola perchè minuscoli sono).

Con la Finanziaria da poco approvata il Governo rassicura comunque che la situazione migliorerà, lo sostiene Almunia, lo dicono le agenzie di rating, lo dice persino l’ISTAT che prevede una “magnifica” crescita per il 2007 intorno al 1,3%. Anche qui ci sarebbe però qualcosa da obiettare, nel 2006 il PIL è cresciuto del 1,7% per cui, rispetto a questo dato, nel 2007 saremo comunque in un rapporto relativo di arretramento. In questa congiuntura internazionale molto difficile, dove persino nel paese centrale c’è stagnazione, si deve correre forsennatamente già solo per restare in surplace. Una crescita del 1,3% non è una vera crescita e il dato va ancora paragonato a quello degli altri paesi. Nel 2007 la Cina crescerà del 9,4%, la Russia del 6,5%, la Gran Bretagna del 2,4%, la Francia del 2%, la Germania del 1,5%. Inoltre, dobbiamo considerare il fatto che in questi paesi i dati non vengono così spudoratamente taroccati come nel nostro. A voler essere sinceri, e a ben interpretare lo spirito italiano dei tempi, la nostra crescita (per usare un eufemismo) sarà già tanto se si assesterà sullo 0,7%. Ma si può considerare sviluppo questa miseria? Il poco cattivo maestro Toni Negri diceva che il nostro potere sociale ce lo portiamo nella tasca, e quelle degli italiani appaiono sempre più vuote e consunte dalla ricerca di spiccioli.

Ovviamente, non tutto è fermo in Italia, la grande finanza (GF) si muove bene, soprattutto quella direttamente collegata a Romano Prodi. Peccato che la finanza nostrana è a sua volta legata a doppio filo a quella americana. Quest’ultima tratta l’Italia come un laboratorio politico ed un avamposto per controllare le faccende europee. Credo che su questo argomento, meglio di me, saprà dire certamente La Grassa che sta lavorando sui retroscena della fusione Arcelor-Mittel, con il coinvolgimento della finanza americana e di qualche losco personaggio italiano.

Comunque, tra queste Merchant bank c’è soprattutto la Goldman Sachs la quale, come svela un articolo dell’Espresso di Paolo Pontoniere, ha piazzato i suoi uomini in tutti i posti strategici delle maggiori istituzioni italiane, per tentare un gran colpo sull’emissione del nostro debito pubblico (oggi per lo più in mano ad italiani). Si tratta di 200 mld di euro, circa ¼ del totale europeo. Da qui potrebbe passare una maggiore perdita d’indipendenza nazionale perché chi ti controlla il debito può più facilmente influenzare anche le tue scelte politiche.