FIAT VOLUNTAS FIAT

 

L’ineffabile Amministratore Delegato della Fiat, Sergio “Marpionne”, continua a mostrare il suo bel faccione sorridente ai media dell’Italia intera, ci tiene a far sapere quanto lui e il suo staff siano stati bravi nel risanamento dell’azienda automobilistica di Torino. Un’ impresa che sembrava ormai fallita, annunci di chiusure di stabilimenti un po’ dappertutto, la grande fabbrica dell’automazione degli anni ’80 divenuta ad un tratto un cumulo di ferraglie d’inefficienza (quanto aveva contribuito lo Stato italiano alle innovazioni di processo del colosso torinese?) senza alcuna speranza di risollevamento. Poi invece è arrivato lui, Sergio Marchionne, come un cristo venuto dal Canada, a moltiplicare le vendite e a ridurre i debiti. Peccato che l’ad di Fiat finge di dimenticare alcuni “grossi” regali che hanno consentito alla Fiat di continuare ad esistere sul mercato dell’auto. Dai due miliardi di dollari che la General Motors ha dovuto versare al lingotto per evitare di comprare ciò che all’epoca appariva (ed era) un “ferro vecchio” (e se gli americani hanno scucito tale somma pur di non rilevare la FIAT qualche ragione ci doveva anche essere) alle reiterate “donazioni” dello Stato Italiano (con i sinistri sempre magnanimi nei confronti della famiglia Agnelli: dalla rottamazione dalemiana dello scorso governo  di centro-sinistra fino al cuneo fiscale e alla mobilità lunga del nuovo corso Prodi).

Marchionne però fa lo smemorato e interviene con grande diplomazia anche sulle condanne comminate dalla CONSOB alla combriccola di Torino per la questione IFIL (IFIL-EXOR-SAPA, ma per questa vicenda vi rimandiamo agli ottimi articoli Tombolini e Blondet, abbastanza esplicativi della truffa messa in atto) sostenendo, con il tipico candore dei manager strapagati, che   “senza l’investimento aggiuntivo fatto da IFIL in Fiat al momento della conversione del convertendo nel settembre del 2005, con ogni probabilità il gruppo di leaders che ha operato e sta operando con dedizione al risanamento del Gruppo non avrebbe avuto l’opportunità’ di completare il proprio lavoro”. Quello che in termini giuridici dovrebbe essere qualificato come un reato (con conseguente condanna, come in effetti è stato) è divenuto nelle parole di Marchionne un fatto di necessità superiore che ha consentito alla FIAT di rinascere e a migliaia di famiglie di operai di continuare a lavorare (il solito paternalismo filantropico dei dominanti).

A Marchionne è andata pure bene (grande stratega o persona informata sui fatti?) dato che ha comprato un milione di euro di azioni FIAT proprio in concomitanza di tutti questi strani movimenti di titoli da parte delle società legate in qualche maniera alla FIAT stessa (insider trading?). Sta di fatto che la FIAT oggi è "rinata" ma continua a usufruire degli aiuti di Stato. Vorremmo ricordare a Marchionne che un’impresa davvero risanata non si appoggerebbe alla stampella pubblica in una fase come questa, ma penserebbe piuttosto a camminare con le proprie gambe. Se non erro, qualche anno fa, un’impresa automobilistica americana (non ricordo con precisione, mi sembra fosse proprio la GM) restituì, con un assegno simbolico, le sovvenzioni governative che aveva fino a quel momento incassato perché era riuscita a recuperare terreno. Perché non riproporre questo anche in Italia?  Invece no! Il Ministro Damiano (quello dei fondi integrativi facili) ha concesso alla FIAT l’ennesimo bagno di fondi pubblici (soldi nostri!) sotto forma di mobilità per tre anni a carico dello Stato (dicesi assistenzialismo!!!). Ma se i nostri governanti rabbrividiscono quando l’assistenzialismo è finalizzato ad andare incontro ai settori deboli della società, cambiano repentinamente umore se vanno a tutto vantaggio dei “padroni”. Del resto, questi presentano le loro credenziali e le loro garanzie a sostegno del credito ricevuto, proprio come ha fatto la FIAT: futuri guadagni (a tutto vantaggio della nazione…) e rosee aspettative che, tuttavia, restano sempre sulla carta. Volete un esempio? Ecco qual è la garanzia che la FIAT ha presentato al governo italiano: un fatturato di 70 mld fino al 2010 con investimenti di 20 mld (8 in ricerca e sviluppo). Ciò significa che fra tre anni il fatturato FIAT sarà il 2% del PIL dell’Italia. Se così fosse dovrebbe essere la FIAT ha pagare lo Stato e non il contrario. Ma i vertici FIAT si spingono ancora più in alto e contano di raggiungere i 3,5 milioni di vetture vendute a partire dal 2010. Io non credo a questa bufala, al primo intoppo la FIAT tornerà in vendita e tutte queste ottimistiche previsioni finiranno nel dimenticatoio, con la famiglia Agnelli che si ritirerà dal settore auto con  le tasche ancora piene di soldi pubblici. Loro non vanno mai in perdita, statene certi.