PACTA SUNT SERVANDA

 

Proprio così. I patti si rispettano ed il governo Prodi ha cominciato a ripagare il “piccolo establishment”, riunito intorno al patto di sindacato RCS, della fiducia concessa al centro-sinistra nell’ultima tornata elettorale. Come diceva l’avvocato Agnelli nessuno può superare un governo di sinistra nell’attuare politiche di destra, peccato che la distinzione destra-sinistra è ormai consegnata alla pattumiera della storia e i cosiddetti tecnici fanno molto meglio il lavoro sporco dei cosiddetti politici di professione (siano essi di pseudo sinistra o di pseudo destra).

Certo, non occorreva la sfera di cristallo per capire dove l’alleanza di centro-sinistra sarebbe andata a parare con le urla di dolore dei conti in deficit e del risanamento a tutti i costi per rientrare nei parametri imposti dall’Unione Europea. Ma già dai piccoli provvedimenti presi contro il ceto medio (connotazione sociologica impropria per definire una medietà inglobante sia professioni privilegiate che lavoratori parasubordinati a basso reddito) si deduce che, o i conti non erano così dissestati come si paventava, oppure, che la barca è così piena di falle per cui è meglio mettere in salvo i comandanti, tanto la ciurma morirà di scorbuto.

Insomma, Prodi & C. stanno avvallando la cleptomania dei dominanti montezemoliani incapaci di ripianare i debiti delle loro società con politiche di sviluppo e di innovazione, mentre è ampiamente più “conveniente” rastrellare risorse pubbliche grazie ad un ceto politico-statale codino che, con tanto rigore, abbatte la sua scure sugli strati più divisi o più deboli della società italiana. I notai, i farmacisti e gli avvocati non possono essere considerati deboli e, peraltro, non nutriamo alcuna simpatia per loro, ma questo non cambia di una virgola la sostanza dei provvedimenti adottati. La stretta fiscale sulle professioni, il cui gettito tributario sarà monitorato costantemente grazie alla separazione dei conti correnti bancari (quelli “dedicati” all’attività e quelli strettamente personali) consentirà al fisco di verificare i pagamenti effettivi che i clienti effettueranno come corrispettivo delle prestazioni professionali ricevute attraverso metodi di pagamento “rintracciabili” cioè bonifici, carte di credito, bollettini postali. Gli esercenti commerciali dovranno invece fornire l’elenco dei propri fornitori, con una comunicazione telematica all’Agenzia delle Entrate, la quale attenderà (con cadenza mensile) che le vengano trasmessi anche l’ammontare dei corrispettivi giornalieri conseguiti da negozianti. I tassisti, ai quali sarà imposta la liberalizzazione delle licenze (salvo il fatto che solo chi può pagare profumatamente potrà acquistarne più di una) sono già sul piede di guerra ma, credo, che alla fine dovranno soccombere nonostante ci sarà qualche piccolo aggiustamento di tiro rispetto al testo del dl, del quale tuttavia non si conosce ancora la versione integrale.

Nel frattempo però, la vera stretta fiscale, quella che potrebbe davvero smuovere grandi quantità di denaro, resta un pio desiderio di chi, ingenuamente se non in malafede, pensava che un sedicente governo di sinistra avrebbe messo con le spalle al muro i grandi capitalisti (come Montezemolo appunto) che depositano i soldi in Lussemburgo, non contribuendo nemmeno con gli spiccioli al gettito fiscale italiano.

A destra sono imbestialiti, non tanto per le liberalizzazioni anticorporative che toccano parte del loro elettorato, quanto, piuttosto, per non aver potuto fare la stessa cosa in 5 anni di governo. Adesso che i destri, paladini del libero mercato e della mano invisibile autoregolatrice, non possono certo accusare la sinistra di conservatorismo economico in virtù dell’attuazione di tali misure ultraliberistiche, cercano di salvarsi la faccia sostenendo che si tratta di una vendetta sommaria contro l’elettorato di centro-destra mentre le vere riforme avrebbero dovuto toccare tutti i ceti sociali. Un mal comune mezzo gaudio che affoga nelle lacrime tutto il paese e sopisce le urla di protesta. Ma, non mi pare, che la destra utilizzasse questo metro durante il suo governo, basti pensare alla leggi Biagi che ha smantellato quel poco di stato sociale ancora presente in Italia a fronte di provvedimenti “classisti” come l’abolizione della tassa di successione. Non è un caso che il “Giornale” di oggi apriva in prima pagina con la notizia “Prodi prende agli autonomi e dà ai sindacati”. Purtroppo però mentre il celeberrimo Hood toglieva ai ricchi per dare ai poveri, il nostro presidente del consiglio non dà ai sindacati per dare ai lavoratori, dà ai sindacati perché questi, al prossimo giro di vite, consentano di proseguire l’attacco antisociale contro il lavoro subordinato, parasubordinato e precario. Come dire, oggi tocca agli autonomi, ma domani…

Naturalmente, verrebbe da chiedersi che cosa fanno i nostri paludati comunisti di governo, seduti sugli scranni più alti delle istituzioni democratiche, ad ogni aprir bocca di Prodi, Padoa-Schioppa o Visco. Uno si aspetterebbe quanto meno qualche mormorio, un sussulto, uno scatto di dignità. Invece nulla, silenzio assordante.

I nostri sinistri comunisti hanno trovato il diversivo della guerra per azzuffarsi tra loro e tacere di questi provvedimenti, sono troppo impegnati a studiare il modo per far digerire a chi li ha votati l’ennesimo voltafaccia. Già, la guerra e il rifinanziamento delle missioni in Iraq ed Afghanistan, altra nota dolens che dimostra la schizofrenia di questi lestofanti. Il pacifismo da quattro soldi si è schiantato contro il senso di responsabilità che si impone a forze di governo stilisticamente accettabili (da chi?), senza tralasciare la sempre presente estetica “antifascista”, un becero giustificazionismo da saldi che a scadenze prefissate ci propina, come elemento irrinunciabile, la lotta contro le destre (o meglio delle “destve” come direbbe il portaocchiali col comunista intorno) e contro il demone Berlusconi. Così, oggi Diliberto, il quale, sempre per senso di responsabilità, permise l’intervento in Serbia contro il legittimo governo Milosevic che non attuava nessuna pulizia etnica a danno dei Kossovari (leggere il rapporto OCSE al riguardo) è contrario al rifinanziamento, mentre Rifondazione, che solo ieri rinfacciava quotidianamente al PDCI il suo appoggio in quella guerra infame, accusa i comunisti italiani di cinismo. Siamo alla frutta e come dice La Grassa, ci vorrebbe davvero qualcuno che li bastonasse tutti e li mandasse ai lavori forzati in Siberia o in qualche bella prigione democratica stile Guantanamo, giusto per tener fede alla legge del contrappasso.

Purtroppo credo che siamo solo all’inizio e il peggio deve ancora da venire.