MANIFESTO SULLA TERZA FORZA (ALTRI INTERVENTI)

ANTONIO: Ritengo che il manifesto "Costruire una Terza Forza" un interessante spunto di riflessione e un buon punto d’inizio per una discussione. Questo non solo per ragioni teoriche, ma anche retoriche perché la prosa di La Grassa e il suo "picchiare duro" contro marxisti, sinistra comunista, no global, pacifisti ecc. fino all’irritazione fa un po’ a tutti una salutare doccia fredda e stimola la riflessione.
Da un punto di vista teorico, mi sembra che l’appello si basi sui seguenti
pilastri.
1) Oggi il modo di produzione capitalistico si è dimostrato capace di
prevalere su tutte gli altri modi di produzione sia precapitalisti che su
quello del socialismo reale che pretendeva di essere postcapitalistico;
2) Le rivoluzioni socialiste sono possibili solo in presenza di
imperialismo, ovvero di più potenze capitalistiche in competizione;
3) oggi siamo in una situazione in cui c’è una sola potenza che egemonizza
il mondo per cui non si può parlare di imperialismo e le rivoluzioni sono
altamente improbabili;
4) ci sono però alcune potenze regionali in ascesa che lasciano presagire
che tra 20-30 anni ci sarà nuovamente una situazione imperialistica;
5) Gli USA, paese centrale, sono caratterizzati da una particolare
formazione sociale che concentra gli investimenti e le energia nello
sviluppo di nuovi settori caratterizzati da innovazioni di prodotto
(nanotecnologie, biotecnologie, ecc.), nella ricerca scientifica e
nell’incremento della potenza militare potenza militare;
6) Europa e Giappone sono caratterizzati da una formazione sociale che
concentra le energie e i capitali nel sostegno di industrie fordiste
decotte, nel finanziamento della cooptazione di sindacalisti e altri
rappresentanti dei dominati nel ceto dominante e nella spesa detta
"sociale";
7) Questo sistema sociale europeo e giapponese (meno competitivo) accetta la
subordinazione agli USA, punta ad innovazioni di processo e non di prodotto
ed è garantito da un sistema politico basato sulla dicotomia
destra-sinistra;
La Grassa ritiene che nei prossimi anni il declino europeo sarà contrastato
da forze politiche e sociali capitalistiche che sposteranno la spesa e gli
investimenti dal welfare state e il sostegno di imprese decotte allo
sviluppo di settori ad alto valore aggiunto concorrenziali con quelli degli
USA e cercheranno di trasformare una parte dell’Europa in un nuovo centro di potere imperiale in contrasto con gli altri.
Che devono fare gli anticapitalisti? Se ho ben capito La Grassa propone una strategia leninista tesa a formare un strato di quadri pronti ad agire nella nuova situazione imperialista (e potenzialmente rivoluzionaria) probabile nel futuro. Per far questo propone una politica estera antiegemonica e tesa alla ricerca di alleati, una politica interna volta al potenzialmente dei settori produttivi di punta e una chiara opposizione al sistema politico esistente.
Trovo che questo programma sia indispensabile, ma che tenda a una politica dei due tempi: prima favoriamo l’ascesa di nuovi centro imperialistici (nel nostro caso uno in Europa), poi sfruttiamo le contraddizioni per far cadere il capitalismo.
Sul fatto che si debba opporsi al declino economico del nostro paese io sono perfettamente d’accordo e so che richiederà una lotta dura. Il problema è che per far questo sono indispensabili alleanze con gruppi sociali nuovi filocapitalisti e neoimperialisti che bisogna appoggiare e a cui vanno destinate risorse tolte non solo alle vecchie imprese decotte, ma anche ai ceti sociali che La Grassa chiama i dominati. Non sono sicuro che si possa conciliare il socialismo con tutto questo. Penso che si rischi o di diventare una forza politica che rappresenta gli interessi dei nuovi ceti dominanti neoimperialisti o di sembrare una forza che vuole fare il socialismo ma non riesce a fare una sintesi di interessi generali del paese e popolari.
In conclusione trovo buono l’impianto analitico di base, l’analisi della
situazione attuale e verosimili le previsioni per il futuro. Invece, nel
terreno delle proposte mi sembra che sia giusto e indispensabile creare una forza autonoma, che difenda la sua autonomia rispetto al sistema politico esistente, ma bisogna prendere coscienza che la Terza Forza di La Grassa si muoverà su un terreno molto scivoloso e pericoloso in bilico tra filoimperialismo e socialismo.
Antonio

RISPOSTA DI G. LA GRASSA

soprattutto nella parte finale del mio scritto, ho in effetti esplicitato
chiaramente la contraddizione insita nella politica di una "terza forza";
quella contraddizione rilevata da Antonio. Tale contraddizione discende
logicamente dal cambiamento di alcuni paradigmi della tradizionale teoria
marxista: capitalismo unificantesi mondialmente in base allo sviluppo del
modo di produzione capitalistico, sviluppo che sarebbe tendenzialmente
dicotomico con formazione finale del soggetto collettivo della trasformazione. In base ai nuovi assunti da me adottati, si deve necessariamente agire nell’ambito dei problemi, un bel po’ più complicati,
della lotta antiegemonica (epoca attuale) e poi di quelli ancor più complessi relativi ad una, per me prevedibile, epoca policentrica (o
imperialistica). In entrambe le epoche, è inutile nascondere la contraddizione di una politica che deve dare spazio a problemi di potenza (come fece, in ciò agendo giustamente, l’URSS) e della trasformazione sociale (come non fece invece l’URSS, tutta dedita allo sviluppo delle forze produttive, comportamento tenuto oggi dalla Cina). Questa contraddizione va esplicitata senza la copertura ideologica della Classe o del Proletariato,  da una parte, o quello della Nazione o Patria (magari socialista), dall’altra. Per questo è necessario fare una sintesi (non una mera giustapposizione, come al momento sono obbligato a fare) tra teoria del modo di produzione capitalistico e geopolitica; va cioè elaborata la (genericamente indicata) teoria sociale dello sviluppo ineguale dei capitalismi. Va tenuto inoltre presente che solo la politica può tentare la sintesi dei diversi spezzoni diversificati della formazione sociale odierna, a partire dalle fasce medio-basse di reddito, al fine di avere la forza necessaria alla trasformazione. Però è ovviamente tutto da analizzare; e anche da provare appena possibile nella pratica.
glg