A BOTTA CALDA, di GLG, 30 maggio ‘13

gianfranco

 

Indubbiamente, le amministrative hanno andamenti e motivazioni degli stessi piuttosto diversi rispetto alle politiche. Eppure, le ultime elezioni in varie città (fra cui Roma) e in Val d’Aosta (forse la consultazione meno significativa sul piano nazionale) sembrano dare indicazioni piuttosto politiche; o comunque di tipo generale e non semplicemente locale. Tanto più che confermano i risultati di quelle del Friuli-Venezia Giulia di qualche tempo fa. Astensione elevatissima, tenuta o quasi del centro-sinistra (in particolare del Pd) che quindi prevale, netto indebolimento del centro-destra nelle sue due componenti principali (Pdl e Lega). Si può abbastanza tranquillamente affermare che non ha vinto la “sinistra”, ma perso la “destra”.

Innanzitutto, sembrano del tutto smentiti quei sondaggi che indicano negli ultimi mesi (dopo le politiche) una continua crescita del Pdl ed una diminuzione del Pd. La sensazione è che si tratti di sondaggi sbagliati o forse perfino artefatti, poiché ribadisco che mi sembra evidente il significato non legato a situazioni localistiche delle votazioni di cui si sta parlando, soprattutto nelle città più grandi. Del resto, anche in una cittadina come Treviso, dove la Lega faceva man bassa da un paio di decenni, il voto indica proprio una disaffezione non dell’elettorato in generale, bensì soprattutto di quello “destrorso”.

In effetti, la prima conclusione è precisamente questa: si è riusciti a fare un grosso can can intorno alla “rivolta” contro la politica, al successo dell’antipolitica di Grillo & C. Mi sembra ancora una volta una riuscita manipolazione del reale. Non dico che la “sinistra” non abbia magari perso voti (vorrei però un’indicazione precisa in merito), ma certamente il grosso del suo elettorato non l’ha abbandonata; e ciò nonostante le turbolenze che hanno pesantemente investito il partito e i suoi organi dirigenti. I votanti per la “destra”, invece, hanno manifestato un deciso disagio e malcontento. I dati sembrano parlare di per se stessi, senza raffinate analisi dei “flussi”; del resto condotte dagli stessi sondaggisti che parlano da settimane di arretramento del Pd e avanzamento del Pdl, fatto che mi sembra a questo punto abbondantemente opinabile.

Trarrei una conclusione ben diversa. Malgrado la ripresa verificatasi nelle battute finali della campagna elettorale, una parte dell’elettorato di destra non è stato recuperato dopo essersi disgustato per il comportamento tenuto da Berlusconi negli ultimi (due o più?) anni e da Maroni, chiaro accoltellatore alla schiena di Bossi (di cui non dimenticare certamente gli “svarioni”, chiamiamoli così). Ho già per sommi capi segnalato in altro scritto il comportamento del “nano” soprattutto a partire dalla fine del 2009 (viaggio personale in Russia), a seguito della mutata strategia statunitense, di cui è stato buon custode in Italia il presdelarep. Alla fin fine, con evidenziazione soprattutto a partire dal 2011, Berlusconi è stato – fingendo di non esserlo – il complice di tutte le manovre, interne e internazionali (si pensi alla Libia), messe in atto per allineare viepiù la nostra “penisola” (visto che è ormai tale più che un paese con una sua società) agli Stati Uniti; i quali hanno diretto il complesso delle operazioni in campo internazionale con elasticità e apparente distacco, affidando compiti vari ai “subordinati” (i subdominanti europei) tipo Inghilterra e Francia per certe operazioni (in specie quelle militari), e Germania per altre (soprattutto quelle economiche).

Credo che a suo tempo fosse stata presa in considerazione pure la possibilità di un rinvio delle elezioni con prosecuzione del governo Monti – installato chiaramente da Napolitano, ma secondo me con il beneplacito di Berlusconi, ben mascherato perfino mediante finte opposizioni e critiche del centrodestra – il cui fine era proprio la conduzione di una politica dissennata, contraria ad ogni crescita, tale da implicare una discreta redistribuzione di reddito (verso l’alto) e da spaventare la maggioranza della popolazione per la possibilità di qualche autentica catastrofe “alla greca”. L’obiettivo cui si mirava è stato nell’insieme centrato, e le elezioni si sono infine tenute. Erano comunque ancora un po’ anticipate rispetto ai progetti e ai risultati che si volevano conseguire. Si è avuta quindi, subito dopo, la variopinta pantomima della rielezione del presdelarep – condotta tutto sommato abilmente e senza che la popolazione potesse capirci nulla – con la consapevole complicità di coloro che apparvero “bruciati” nella gara presidenziale. Fino a quando non si è ottenuta la riconferma del custode delle complesse manovre compiute negli ultimi anni (ripeto, con la piena complicità del “coniglietto d’Arcore”), non si è proceduto alla nomina di alcun governo. Poi è venuto quello Letta, quello dell’“inciucio”, fatto passare per riedizione dei governi di unità antifascista del dopoguerra; alla degradante menzogna si sono prestati tutti i nostri vertici pseudo-politici, con i giornalisti e intellettuali vari al seguito, pur di ingannare una popolazione alla fin fine poco entusiasta.

Ri-presdelarep e governo sono di pura e semplice transizione, dureranno da sei mesi a due anni a seconda di come riuscirà il prosieguo dell’inganno e della presa in giro. Si tratta di consolidare gli effetti del governo Monti; tuttavia, blaterando di progetti di riforma vari, di attenuazione del carico fiscale, ecc. Si sta promettendo tanto e facendo pochissimo, salvo ridicoli tagli a certi benefici della Casta, di cui tuttavia non si rivela (lo ha detto quasi solo “Libero”) che vi è (o era?) il progetto di aumento del mensile parlamentare di 1200 euro (netti). Di alcuni tagli ha scritto il premier in twitter; presentando anche un disegno di legge di cui si dirà, come di tanti altri, “campa cavallo…..”. E intanto, di queste promesse (compresa quella sull’IMU, che è soltanto sospesa fino a settembre) fa un gran battage proprio Il Giornale di colui che resta il grande complice delle peggiori malefatte di Monti. Queste nel complesso verranno consolidate, ma con alcune attenuazioni (soprattutto a livello di propaganda dei mass media che mentono in continuazione); di modo che, dopo le terribili paure dello spread, delle crisi di borsa e delle spremiture possibili ventilate, si spera che vasti strati della popolazione tirino un sospiro di sollievo pensando ad un peggio in parte evitato.

Ovviamente, passerà il peggio inventato per spaventare, non invece quello reale che continuerà a battere nei prossimi anni, in cui invece tutti quelli adoperatisi finora nell’incutere il terrore si ingegneranno a sostenere che la situazione è in via di miglioramento. Diminuiranno i suicidi di imprenditori e lavoratori – esattamente nello stesso senso giornalistico secondo cui sono aumentati a dismisura in questi ultimi due anni – e la gente, diranno i truffaldini, andrà ritrovando il gusto della vita ricominciando a spendere (il che sarà in parte vero dopo che il timore del futuro aveva bloccato e fatto rinviare spese necessarie). Anche il fallimento e la chiusura delle imprese (in specie piccole, ovviamente) è in diminuzione e viene annunciato che a maggio si è notata una ripresa di fiducia. Tutto come da copione. Salvo – ma per il momento – il permanere di una notevole disaffezione verso la politica, quella manifestatasi nelle ultime tornate elettorali. Alle politiche essa si è manifestata con il voto ai “grillini” (vocianti confusamente in nome dell’antipolitica); adesso vira verso l’astensionismo. Durerà? O i “manovratori” riusciranno a ingannare gran parte della popolazione facendo pensare che veramente il peggio (quel peggio ingigantito ad arte da Monti con alle spalle il duo già sopra nominato) è passato? Scusate il mio pessimismo, ma opto quasi quasi per questa seconda soluzione, proprio perché ciò che incuteva paura era in gran parte enfatizzato per strappare infine un sospiro di sollievo ai tanti creduloni esistenti.

 

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Dove sta il pericolo e tuttavia anche una minima prospettiva meno scoraggiante? Vediamo. A me sembra evidente che l’astensionismo massiccio sia dovuto per la stragrande maggioranza al malcontento di pidiellini e leghisti. Costoro, in preda a delusione, sono caduti nel tranello dell’antipolitica – mentre è precisamente la politica che manca da vent’anni – e si sono buttati sulle “cinque stelle”. Visti i risultati (e le caratteristiche) delle azioni di questi sciamannati, ci si va adesso rifugiando nell’astensione. Non si sono invece comportati così gli elettori del centrosinistra, soprattutto di quell’enorme ammasso di petulanti costituenti il grosso del “ceto medio semicolto”, vera realizzazione ventennale dell’antipolitica. Si tratta di persone di cultura raffazzonata e totalmente carenti in fatto di comprensione delle tematiche politiche, sostituite da banalità moralistiche e da generici “afflati buonistici”. Simili banaloni sono interessati, salvo eccezioni, a perpetuare la loro esistenza sfruttando la laboriosità produttiva di altri; quindi non intendono certo far mancare il loro voto allo schieramento che passa per “sinistra”, autentica garanzia della continuazione dell’andazzo distruttivo per il paese, ma assai conveniente per loro. Non sono affatto andati con Grillo; balle quelle raccontate per sostenere il contrario.

Sia chiaro; questi “semicolti” hanno senz’altro in testa idee simili a quelle “grilline”; sono spesso per la decrescita, per l’annullamento delle nostre potenzialità industriali (non capendo nemmeno che così si danno la zappa sui piedi, perché poi chi li manterrà?), per il ritorno a tipi di vita d’altri tempi, per le chiacchiere molto “saporite” su tutto ciò che riguarda i diversi, i poveracci (magari tipo la Boldrini); sono insomma favorevoli a qualsiasi scelta dettata dal “politicamente corretto”. Essi vogliono soprattutto sentirsi diversi per il fatto d’essere migliori, e moralmente superiori, agli altri. In questo senso, hanno anche creato dissidenza e disordine dentro il Pd, hanno messo in mora o in difficoltà il vecchio gruppo dirigente; è indubbio che le Serracchiani, i Marino, ecc. non sono in perfetta linea con quest’ultimo. Una qualche mutazione del Pd è effettivamente in atto; non però nel senso di volerlo distruggere, soltanto cambiare rispetto a quello che è stato dal “crollo del muro” fino ad oggi. I moralisti e buonisti (e particolarmente improduttivi) sanno però che con Grillo, e le sue piuttosto disordinate manifestazioni d’antipolitica, potrebbe liquefarsi la possibilità di mettere a regime la maggioranza della popolazione attiva, facendola lavorare al fine d’essere mantenuti.

I “semicolti” non hanno perciò affatto votato in massa Grillo (qualche minima frangia semmai). Nemmeno sono loro che stanno adesso alimentando l’astensionismo. Non si asterranno mai, voteranno sempre per la “sinistra”: sia quella dei voltagabbana del piciismo sia quella semplicemente moralista e giustizialista, oggi viepiù preferita. E’ questo il grosso pericolo per la tenuta del paese, già molto impoverito delle sue risorse più pregnanti in senso strategico. La magistratura, da vent’anni sostitutiva di una politica del tutto assente in questa (falsa) “sinistra”, non aggredisce solo Berlusconi, bensì anche le grandi imprese dei settori di punta: Finmeccanica, Eni, ecc. D’altra parte, va ricordato come fin dall’inizio l’attuale gruppo dirigente piddino – quando rinnegò il suo passato partitico e si schierò apertamente con gli Usa, divenendone il migliore servitore – abbia potuto condurre a termine la sua operazione, dimenticando totalmente la politica e affidandosi alla finzione del risanamento morale e giustizialista. Finzione per l’essenziale anticipata da Berlinguer, il dirigente di quella parte del Pci che sembra aver iniziato già a fine anni ’60 i suoi contatti con ambienti statunitensi.

Per dare a tale immaginario risanamento una connotazione semplice, adatta ai poveri di spirito del “ceto medio semicolto”, è stato creato fin dall’inizio il “Mostro”, il “Corruttore”, in Berlusconi, contro cui concentrare quell’attività indispensabile a mascherare gli obiettivi di piatto servilismo realmente perseguiti; una simile attività doveva essere caratterizzata da modalità così meschine e banali, puramente personalistiche, altrimenti non sarebbe stata capita dalle menti “semplici” dei “semicolti”. Oggi, questa semplificazione viene pagata da tutto il paese; anche il vecchio gruppo dirigente ex piciista sembra non più adeguato alla prosecuzione della marcia intrapresa tanto tempo fa. I vari Renzi, gli attuali candidati alle amministrative, ecc. puntano ad una ridefinizione del Pd, che non offra più alcun appiglio – nemmeno per i vecchi nomi dei passati uomini politici – alla polemica anticomunista. Si punta ormai ad un partito molto moderato, che si spacci per progressista e ancora di “sinistra”, essendo però senza più remora alcuna una pura piattaforma per le operazioni di ambienti statunitensi, sia pure con alcuni mascheramenti di tipo “europeista”.

Il centrodestra è rimasto così nettamente spiazzato. I suoi elettori sono stati abituati a contrapporsi ad una “sinistra”, che si sosteneva essere ancora comunista; e l’hanno fatto pressoché esclusivamente in nome di Berlusconi. Senza costui, non esiste di fatto una organizzazione partitica da definirsi “la destra”. Anche la Lega, del resto con limiti d’area regionale ben precisi, è stata disfatta adescando lo sciocco Maroni, ambizioso oltre le sue capacità reali. Non parliamo degli altri “luogotenenti” lombardo-veneti di tale raggruppamento, che hanno conosciuto un flop pressoché catastrofico non appena hanno “ammazzato il padre”; e dubito che siano in grado di riprendersi, la loro stagione dovrebbe essere finita. Gli elettori del Pdl – scontenti delle mosse di Berlusconi, del tutto corrivo verso Napolitano e certi ambienti americani – hanno voluto in un primo tempo, lo ripeto, segnalare il loro malumore votando Grillo, ma poi hanno preferito lanciare un segnale in fondo più chiaro con l’astensione.

Non credo si tratti di astensione ormai convinta; è solo, appunto, un avvertimento di disagio e indignazione per la “moderazione” di Berlusconi, al limite dell’ignavia per la facilità con cui questi sembra farsi menare per il naso da Napolitano e dal governo voluto da quest’ultimo (perché Letta è solo il consolidamento dell’operazione Monti, consolidamento condito di aggiustamenti e mediocri astuzie per fingere inversioni di rotta), che agisce in sostanziale sudditanza rispetto agli Stati Uniti della neostrategia. In realtà, l’impressione è che il cavaliere non goda più di alcun pizzico d’autonomia d’azione da almeno due anni abbondanti (e forse anche tre o quattro). Ha potuto solo fingere qualche opposizione o malcontento per quanto andava facendo in complicità con gli apparenti avversari. Adesso sembra proprio agire di conserva con i manovratori che stanno conducendo l’azione di transizione per rendere stabile il già conseguito. Avrà probabilmente avuto anche qualche promessa che, alla fine, lo lasceranno andare (in pensione), salvandolo da conseguenze gravi in sede giudiziaria. Al presente, tuttavia, deve ancora funzionare da elemento catalizzatore in modo tale da impedire che la gran parte del suo elettorato possa rivolgersi ad altri. A dire il vero, per adesso questi altri non si vedono; per ogni evenienza, è in ogni caso meno pericoloso far stazionare gli elettori “destrorsi” nel malcontento astensionista, inducendo ancora in loro la speranza che Berlusconi rifaccia quanto gli fu consentito di fare in anni passati (in specie in “era Bush jr.”).

Insomma, la manovra che dico di transizione ha le sue complicazioni. Non poteva quindi essere condotta con un presidente diverso dal personaggio già ampiamente collaudato (direi, “maliziosamente”, fin dal suo viaggio ben noto del 1978). Tutto il resto è stata commedia ben recitata e andata per il momento a buon fine. Dopo la ri-elezione presidenziale vi è stato un periodo in cui forse si sono ponzate opzioni diverse. Si è quindi preso tempo (vedi operazione dei 10 “saggi”). Sono convinto che qualsiasi opzione prevedesse comunque un governo di larghe intese che deve, lo ripeto, tenere “catturato” Berlusconi per tutto il periodo transitorio; ed è altrettanto indispensabile che il suo elettorato gli resti fedele o, al massimo, mugugni e si astenga. Il Pd dovrà nel frattempo cambiare abbastanza la sua natura e i suoi dirigenti (almeno in buona parte). Ha però pur sempre un grosso problema. Per vent’anni ha conservato il suo elettorato (più o meno sempre lo stesso o della stessa natura), supplendo alla sua inettitudine politica con la creazione del “Cattivo” e “Massimo Corruttore” che tutto giustifica e scusa. Dovrebbe oggi far rientrare i riottosi perché, una volta terminata la transizione in oggetto, è necessario che Berlusconi possa ritirarsi dall’impegno diretto – pur magari tramite opportune mosse di graduale sganciamento – senza subire danni gravi. Dovrà dunque essere realizzata la “rieducazione” del “ceto medio semicolto”; una rieducazione adeguata al suo primitivismo politico, alla sua ignoranza e scarsa intelligenza di fondo.

Non sarà operazione facile. E tuttavia è necessaria, altrimenti le varie mosse compiute finora – e mi sembra con una certa abilità tattica – potrebbero risultare vane. Se l’elettorato tipico della “sinistra” non fosse rieducabile – e ho un bel po’ di dubbi che lo sia – si incarognirebbe la radicata e profonda ostilità tra due parti della popolazione, di cui una continuerà a sentire l’altra come una gran massa di mignatte che le succhia il sangue. Dubito che Berlusconi sappia, o meglio possa, tornare sui suoi passi, ricominciando ad ingannare i suoi elettori con quel tipo di opposizione con cui li ha nella sostanza bloccati per tanti anni. Allora comincerebbe forse a premere l’esigenza di qualche svolta più radicale. Sarà una situazione da seguire, anche se non ho l’idea di quale funzione noi potremmo avere in essa così debolucci come siamo. Comunque ragioniamoci sopra senza seguire le banali e abitudinarie interpretazioni correnti. Finora, vorrei ricordarlo, abbiamo “indovinato” e anticipato quasi sempre gli eventi accaduti da quando siamo nati come blog.