Ad un anno dal fallito golpe turco

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Ricorre l’anniversario del tentato golpe contro Erdogan. Il famigerato colpo di stato, contro il cosiddetto Sultano, organizzato dalle sedicenti democrazie occidentali (Usa e servi vari), fu un episodio emblematico della maniera in cui gli esportatori di diritti civili operano per sbarazzarsi dei non pienamente sottomessi o degli oppositori all’unico ordine mondiale, salvo decantare i biechi dissidenti interni alle nazioni non allineate a Washington. Questi cialtroni che tradiscono il loro Paese vengono pure insigniti di immeritati Nobel. Non dimenticheremo gli intellettuali di regime, come Saviano, che appoggiarono quella prova muscolare, che provocò morti e feriti, in aperta contraddizione con le loro narrazioni valoriali, a questo punto completamente fasulle. Il giorno che si troveranno i loro corpi, o i corpi dei loro amici, nei pressi di un carrarmato tiferemo per i cingoli ed esulteremo per lo scricchiolio delle loro ossa smidollate. A costoro non interessa la volontà popolare ed il responso delle urne. A costoro preme che a vincere siano sempre i soliti uomini, di destra o di sinistra, inseriti nelle meccaniche sistemiche. Dice bene La Grassa, gli intellettuali sono ridicoli e squalificati. Il 95% di essi sono da disprezzare e da sopprimere. Se questi apologeti della democrazia hanno avuto l’ardire di invocare il sovvertimento dell’ordine legale turco, soltanto perché politicamente non collimante coi loro canoni, noi avremmo maggiore diritto di loro ad invocare il rovesciamento violento dell’attuale Esecutivo italiano, non eletto dal popolo e operante palesemente contro gli interessi della comunità nazionale. Effettivamente, in Italia un colpo di stato militare, sostenuto da gruppi di ordine e ripristino della sovranità nazionale, sarebbe davvero auspicabile per far sloggiare questi usurpatori, le cui caratteristiche sono l’imbroglio e l’intrigo di Palazzo. Basterebbe garantire un piccola transizione, giusto il tempo di ripulire l’aria mefitica che si respira in Parlamento ed in altri istituzioni. C’è il rischio che un golpe possa essere peggiorativo della situazione, qualora allestito da “teste di turco” filoamericane ,come quelle ottomane di un anno fa. Ma mettiamo il caso che volenterosi cavalieri, senza questa macchia e senza paura, sbucassero concretamente dalle nebbie, a spazzare il marciume che ci sovrasta, ricorrendo a metodi sbrigativi. Allora si vedrebbe seriamente riapparire, tra ali di folla, la smarrita e mortificata volontà popolare, a reclamare il patibolo per chi l’ha iugulata senza alcun dispiacimento e pentimento. Per ogni testa “politica” mozzata ci sarebbe un coro di oplà. Sappiamo come è fatto il popolo, alla vista del sangue ci prende gusto e ancora più gusto quando ha sempre meno da perdere.