ANCHE IL PROFESSOR GUIDO ROSSI SI APPELLA AL CARISMA DELL’”AMERICANO” DRAGHI PER CONTRASTARE L’AUSTERITA’ “TEDESCA”

Foto de arquivo de Rossi em Roma

 

Sul Sole 24 ore del 29.07.2012 Guido Rossi ha scritto  un articolo particolarmente deciso prendendo le parti, in linea generale, per una svolta keynesiana nella politica della Ue. L’incipit è particolarmente esplicito:

<< In un’Europa sempre più burocratica e poco politica, primeggia l’assopimento affabulatorio dei governi dei vari Stati dell’Unione, vittime di un’ideologia (calvinista?), in cui la fan da padroni, qualunque ne sia poi il costo sociale, il pareggio di bilancio dello Stato, il taglio indiscriminato della spesa pubblica e del debito, nonché una forte spinta deflazionistica e recessiva. Ma il tutto finora ha provocato solo vantaggi e arricchimenti alla speculazione e alle banche>>.

L’economista italiano continua citando una frase di Paul Krugman particolarmente indicativa: «Le nazioni sono in crisi perché hanno peccato e devono quindi redimersi attraverso la sofferenza»; queste parole descriverebbero il cosiddetto moralismo ascetico della Germania presentato come un diktat particolarmente pernicioso. Insomma il professore accusa apertamente le politiche di austerità di aggravare la recessione fino al punto di alimentare le forze che potrebbero innescare una pericolosissima deflazione; ne conseguirebbe, come conseguenza immediata, un attestarsi a livelli insostenibili della disoccupazione  e  delle  condizioni di vita anche di quelli che riescono a mantenere il posto di lavoro. Rossi mette sotto accusa la struttura politico-istituzionale dell’Unione Europea ovvero quel << Leviatano tecnocratico europeo>> che << è una assoluta novità storica, così sbalorditiva da far probabilmente fremere nella tomba il grande Thomas Hobbes>>:

<< Una sovranità burocratica, senza Stato, che induce all’ubbidienza i cittadini europei, sempre più vittime di un’intollerabile angoscia, come sottolinea oggi un sondaggio che appare sul quotidiano Le Monde e che fa concludere che il modello di protezione pubblico o privato contro la disoccupazione e la precarietà «sta per vivere i suoi ultimi istanti e dopo di lui vi è solo il caos»>>.

Parafrasando le considerazioni del professore e aggiungendo riflessioni nostre possiamo concludere che i partiti politici e i corpi intermedi – che secondo il modello di Tocqueville ma anche di Hegel dovrebbero rappresentare il collante istituzionale tra cittadini e stato (o statualità sovranazionale) – sono ridotti all’impotenza e la nuova sudditanza viene così  ad intrecciarsi col multipolarismo globale,  nel quale il tentativo della Germania di mantenere la propria autonomia – ed un minimo di egemonia all’interno dell’area dell’euro – viene a scontrarsi con la pressione Usa, volta ad abbracciare sotto il proprio ombrello la Ue in funzione dei futuri scontri politico-militari nell’ambito della competizione mondializzata. Ma ecco che, nel bel mezzo del discorso, Guido Rossi si contraddice completamente, autosmascherandosi, perché come rimedio a tutti questi problemi viene a chiamare in causa proprio l’organo tecnocratico per eccellenza della regolazione monetaria e creditizia  in Europa: la Bce di Mario Draghi. Plaudendo all’atteggiamento interventista dell’eurogovernatore , il professor Rossi ribadisce che <<il primo aiuto per risanare l’Europa>> può venire solo dalla Bce alla quale debbono essere comunque aumentati i poteri e i vari strumenti con i quali può attuare la sua politica monetaria, come il fondo salva Stati Efsf. L’articolo si chiude con un appello da “nuova frontiera” e un panegirico all’”americano” Mario Draghi:

<<Contro l’inettitudine delle politiche interstatali europee ci pare che solo la Bce, con l’autorevolezza del suo presidente, sia all’altezza di attuare un’opera di salvaguardia dell’Europa e della sua civiltà. Contro le angosce, la paura e lo stato di eccezione che tutto giustifica, si sta forse aprendo uno spiraglio di razionale speranza>>.

A questo punto ci manca solo la bandiera e l’inno degli Stati Uniti per concludere, commossi, la “cerimonia”. Dopo aver criticato la politica della Germania, che sfrutterebbe gli apparati tecnocratici per egemonizzare la Ue, l’economista-finanziere  rivela il suo “partito” di appartenenza auspicando che – come ricordato e auspicato anche da Massimo Gaggi sul Corriere del 29.07.2012 – la Bce si autonomizzi sempre di più per  collegarsi infine con la Federal Reserve di Bernanke in un nuovo progetto di salvataggio dell’Occidente (sotto l’egida Usa) dalla follia criminale degli speculatori e dei finanzieri “egoisti”.

Mauro T.                     29.07.2012