Antifascismo un cazzo!

giornalismo

 

L’antifascismo aveva rotto il cazzo tanto tempo fa, figuriamoci ora. Indimenticabile il dialogo nel film “Caro papà” di Dino Risi tra Vittorio Gassman e Stefano Madia (padre vero di Marianna Madia, ex ministro della funzione pubblica):

Padre: “All’età tua io ero in montagna a sparare ai tedeschi!“

Marco: “Ci avete rotto i coglioni con i partigiani e con la resistenza … siete diventati peggio dei garibaldini … con una retorica che fa schifo!“

Padre: “Adesso basta! Guarda che non ti permetto di insultare il mio passato.”

Marco: “E il tuo presente fa ancora più schifo del tuo passato.”

L’antifascismo odierno non ha nulla a che fare nemmeno col mito dell’antifascismo costruito subito dopo la II guerra mondiale (appunto già narrazione) che era sofisticazione di quanto avvenuto effettivamente sotto il fascismo. Siamo, dunque, alla sofisticazione della sofisticazione, laddove il reale antifascismo fu quello della resistenza comunista che non voleva liberare l’Italia ma trasformarla in un’altra tappa della rivoluzione sovietica. Liberazione, e festa annessa, un paio di ciufoli! Lo confermava anche Cossiga detto punto allorché testimoniava che il 80% di quelli che combattevano contro il regime erano comunisti, tutti gli altri facevano piuttosto (quasi) finta mentre attendevano gli alleati. Dunque, bene facevano le brigate comuniste a non fare tanta differenza tra camicie nere e parolai cristiani e socialisti quando menavano le mani o sparavano.
Oggi, sentire dire che è in atto un ritorno al ventennio perché c’è Salvini o la Meloni fa veramente venire da ridere o da piangere, a seconda delle situazioni. In realtà, quando vedo qualcuno identificarsi coi partigiani mi vien voglia di ripristinare le torture corporali e tornare al medioevo, altro che quando c’era Lui. Cantano pure Bella Ciao questi deficienti che di eroico non hanno nulla, sono figli de i Parioli che disprezzano la povera gente e i suoi problemi concreti, a meno che non si tratti di rom, immigrati o minoranze create seduta stante. Sono sardine che nuotano in un mare di ideologia invecchiata, pesci in barile che scambiano lo snobismo per la rivoluzione e vorrebbero pure farci la lezione. Essere giovani diventa in questo caso l’aggravante di una idiozia sempre più insopportabile. Poi sono veramente stufo di credere alle sciocchezze accreditate da decenni secondo le quali il fascismo era solo olio di ricino e violenza. Ovunque c’è del buono, anche all’inferno, per cui bisogna essere faziosi fino al midollo per affermare che sotto il fascio tutto era crimine e assassinio. Ci furono fior di intellettuali che appoggiarono il fascismo, molti cambiarono casacca appena in tempo per riconvertirsi alla democrazia trionfante, altri meno fortunati ci lasciarono le penne. Ciò dimostra che anche il fascismo aveva la sua élite che non era composta da picchiatori scimmioni. Balle intollerabili, dunque, quelle degli antifascisti odierni che nascondono ignoranza e saccenza da trenta denari e quattro soldi. Il nemico è il nemico ma questo non vuol dire che esso sia o sia stato esclusivamente un matto da legare perché si è contrapposto a noi o noi a lui. Ugualmente sono stanco di descrizioni che risolvono ogni cosa con la psicopatologia dei dittatori e del loro entourage. Svitato è chi crede che gli statisti del passato siano stati pazzi o assetati di sangue. Ma non voglio dare a questi cialtroni l’incapacità di intendere e di volere e quindi sostengo che non di decerebrati si tratta ma di autentici traditori al servizio di prepotenti. Attualmente gli antifascisti sono partigiani di gruppi di potere antinazionali o nazional-parassitari. Vanno combattuti fino alla fine perché sono infidi e delatori. Stesso ragionamento vale contro chi urla ai delitti della falce e martello, non perché la scure non abbia falcidiato (innocenti e meno innocenti) ma perché non si riducono mai gli eventi epocali a mera cronaca nera o scandalistica. Gramsci odiava gli indifferenti io odio indifferentemente antifascisti ed anticomunisti.
Pasolini, che era un pensatore serio, queste cose le diceva già più di cinquanta anni fa. Noi, invece, siamo tornati indietro, o meglio, siamo finiti in una dimensione parallela in cui la Storia è un editoriale di un giornalista sinistrato o (mal)destro che sente le voci e vedi i fantasmi. Rossi o neri, non ha importanza.
Questo presunto fascismo contemporaneo è frutto di allucinazioni oppure è nero di seppia
spruzzato apposta per disorientare. Che sardine! Al di sopra di quest’ultime ci sono le solite piovre che spargono l’oscurità per confondere le coscienze.

Ed ora la parola al Poeta, morto anni fa ma più vivo che mai, più degli zombie che blaterano ancora di rigurgiti totalitari:

“Molti, troppi giornalisti hanno finito col rappresentare, un po’ alla volta, questo mondo nemico che vuole che i suoi personaggi siano come lui crede che siano.”

“Che vi vengano figli fascisti, che vi distruggano con le idee nate dalle vostre idee, l’odio nato dal vostro odio.” (1962).

“L’omologazione «culturale»…riguarda tutti: popolo e borghesia, operai e sottoproletari. Il contesto sociale è mutato nel senso che si è estremamente unificato. La matrice che genera tutti gli italiani è ormai la stessa. Non c’è più dunque differenza apprezzabile – al di fuori di una scelta politica come schema morto da riempire gesticolando – tra un qualsiasi cittadino italiano fascista e un qualsiasi cittadino italiano antifascista. Essi sono culturalmente, psicologicamente e, quel che è più impressionante, fisicamente, interscambiabili. Nel comportamento quotidiano, mimico, somatico non c’è niente che distingua – ripeto, al di fuori di un comizio o di un’azione politica – un fascista da un antifascista”

“nel caso che in Italia fosse stato restaurato, a suon di bombe, il fascismo, [si sarebbe stat[i] dispost[i] ad accettare l’Italia della sua falsa e retorica nostalgia? L’Italia non consumistica, economa e eroica (come lui la credeva)? L’Italia scomoda e rustica? L’Italia senza televisione e senza benessere? L’Italia senza motociclette e giubbotti di cuoio? L’Italia con le donne chiuse in casa e semivelate? No: è evidente che anche il più fanatico dei fascisti considererebbe anacronistico rinunciare a tutte queste conquiste dello «sviluppo». Conquiste che vanificano, attraverso nient’altro che la loro letterale presenza – divenuta totale e totalizzante – ogni misticismo e ogni moralismo del fascismo tradizionale. Dunque il fascismo non è più il fascismo tradizionale.”

“I giovani dei campi fascisti, i giovani delle SAM, i giovani che sequestrano persone e mettono bombe sui treni, si chiamano e vengono chiamati «fascisti»: ma si tratta di una definizione puramente nominalistica. Infatti essi sono in tutto e per tutto identici all’enorme maggioranza dei loro coetanei. Culturalmente, psicologicamente, somaticamente – ripeto –non c’è niente che li distingua. Li distingue solo una «decisione» astratta e aprioristica che, per essere conosciuta, deve essere detta. Si può parlare casualmente per ore con un giovane fascista dinamitardo e non accorgersi che è un fascista. Mentre solo fino a dieci anni fa bastava non dico una parola, ma uno sguardo, per distinguerlo e riconoscerlo.” (1974).

“Esiste oggi una forma di antifascismo archeologico che è poi un buon pretesto per procurarsi una patente di antifascismo reale. Si tratta di un antifascismo facile che ha per oggetto ed obiettivo un fascismo arcaico che non esiste più e che non esisterà mai più… “buona parte dell’antifascismo di oggi, o almeno di quello che viene chiamato antifascismo, o è ingenuo e stupido o è pretestuoso e in malafede: perché dà battaglia o finge di dar battaglia ad un fenomeno morto e sepolto, archeologico appunto, che non può più far paura a nessuno. È, insomma, un antifascismo di tutto comodo e di tutto riposo.” (1974).