DAL FACETO AL SERIO

gianfranco

Certamente è un periodo un po’ lunghetto in cui non sto niente bene, ma leggere i giornali o vedere la TV, insomma sentire gli opinionisti e gli intellettuali semplicemente disgustosi (salvo alcune lodevoli eccezioni, fra le quali mi ha sorpreso l’altra sera dover annoverare, almeno in buona parte, Galli della Loggia), mi provoca una irritazione estremamente fastidiosa. Cominciamo con la più sciocca tra le litanie di questi fottuti: la “meravigliosa storia d’amore” tra Macron e la moglie di 24 anni più vegliarda. Lei era una prof.sa di 39 anni quando ha “incontrato” un quindicenne, quindi siamo al limite della pedofilia. Tuttavia, non è successo nulla, si sono amati di nascosto, ma idealmente, platonicamente. Ma andate a c…. brutti mentitori. E’ evidente che lei era di famiglia “in auge” e l’ha fatta franca. Era una che aveva “qualche appetito” e lui uno, quasi sicuramente vergine, che si è sentito miracolato per aver trovato la classica “nave-scuola”. Poi, rincontratola dopo un po’ d’anni, il tipino ha capito che, essendo ormai “anzianotta”, non avrebbe più trovato giovani come lui; ed essa apparteneva ad una famiglia potente. Si è dunque “innamorato” di lei, che lo ha immesso nel mondo della finanza (e di quale livello!), poi addirittura a fare il ministro dell’economia con il governo Valls (povera economia francese!).
Adesso sembra ripetersi il cliché della “storia d’amore”. Gollisti (povero De Gaulle, definire così dei miserabili che hanno tradito la sua convinzione autonomista) e socialisti sono decrepiti, hanno ancora più rughe della “Brigitte”. E allora eccoli a fornire le loro “amorose” attenzioni all’“adolescente” in politica, sperando che li lasci far loro ancora qualche “scopata” (insomma ci siamo capiti metaforicamente!). In Italia e in Francia (e appena meno peggio in altri paesi) la politica è ridotta ad una continua corsa al cesso per tirare lo sciacquone, nel tentativo di impedire che la merda trabocchi, tutto travolgendo. Non ci si riuscirà, ormai siamo all’ultimo stadio.

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Più interessante per noi un problema assai diverso. Nel referendum sugli accordi tra sindacati ufficiali e Alitalia, il NO ha preso i due terzi dei voti dei lavoratori dell’azienda. Una bella scoppola per queste dirigenze sindacali, solo una massa di burocrati interessati alle loro carriere e al potere di cui godono nelle istituzioni di uno Stato ormai letale per l’Italia. Leggete tutti i giornali che volete: Repubblica, Corriere, Sole24ore, Giornale, Libero, Messaggero, ecc.; tutti a parlare di chi ha votato no come fossero dei kamikaze. Meglio una morte lenta, per asfissia, piuttosto che il suicidio. E naturalmente, grandi moniti al governo affinché nemmeno si sogni di intervenire se non mettendo in fallimento (o qualcosa di preliminare a questo) l’Alitalia. Questi sono i liberisti.
Dopo la grande crisi del ’29, banche e industrie di primaria importanza entrarono in situazione fallimentare. Il fascismo nazionalizzò e creò l’IRI nel ’33. Dopo un anno, però, ci fu l’offerta di ricedere quelle aziende al settore privato, che per fortuna – essendo una cloaca com’è sempre stato – rifiutò. Il tutto venne così affidato a Beneduce (e mi sembra se ne sia interessato anche Mattioli). Nel dopoguerra, bisogna riconoscere che i primi governi diccì rafforzarono il settore pubblico con aziende come Finmeccanica ed Eni (e poi, con i socialisti, nacque l’Enel dalla nazionalizzazione del settore elettrico). Dagli anni ’70 – in concomitanza, guarda caso, del “compromesso storico” e del lento (e segreto) passaggio del Pci verso l’atlantismo – iniziano la manovre subdole di indebolimento del settore pubblico (del resto, bisognerebbe rifare bene la storia dell’assassinio di Mattei nel ‘62 e dell’imprigionamento di Ippolito nel ’64, che poi divenne peraltro deputato europeo del Pci a fine anni ‘70).
Seguì più tardi il disastro della presidenza IRI a Prodi, diccì di “sinistra”, che ha avuto una lunga storia quale alleato dei post-piciisti dopo il crollo dell’Urss e “mani pulite”, l’operazione ben mirata con cui si fece fuori la prima Repubblica (Dc “non di sinistra” e Psi) mentre furono salvati appunto il post-Pci e la Dc di “sinistra”; ancora una volta, guarda caso, quelli che si erano opposti nel ’78 al tentativo di salvare Moro. Durante la presidenza prodiana dell’IRI furono cedute 29 aziende, liquidate Finsider, Italsider, Italstat, ecc., sventata (da Craxi) la svendita della SME a De Benedetti, e via dicendo. Nel ’92, dopo il crollo dell’Urss, si ha l’aperto passaggio di campo degli ex piciisti (cambiatisi pure di nome), ecc. L’IRI diventa società per azioni e agonizza fino a crepare all’inizio del secolo. Importante momento di passaggio, verso l’indebolimento del pubblico, fu anche il Trattato di Maastricht e l’unificazione europea, l’accordo tra Andreatta (altro Dc di sinistra e “maestro” di Prodi), con il commissario europeo Van Miert nel ’93, da cui partì un processo di accelerazione delle privatizzazioni di aziende pubbliche. Ricordo anche la svendita della Telecom nel ‘99 ai “capitani coraggiosi” (definizione di D’Alema al governo, che la effettuò), con l’evidente complicità di Draghi (allora direttore del Tesoro, che non si presentò alla firma del contratto per esercitare la golden share). Ormai l’industria pubblica è al lumicino e pure l’Alitalia è divenuta privata da tempo.
Ho citato alcuni fatti così alla rinfusa. Sarebbe certo ora che una nuova generazione di teste pensanti si mettesse a ricostruire la vergognosa storia di questo paese dal 1992-93 ad oggi (con tutti i prodromi a partire dagli anni ’70, quando iniziò l’operazione “badogliana” dei piciisti). Comunque, ho richiamato alcune cosette perché ritengo che si debba nella sostanza sostenere la scelta fatta dal 67% che ha votato NO all’accordo capestro firmato dai sindacati per “salvare l’Alitalia”. Al di là della singola questione, e dei suoi esiti più immediati, è ora che sorga infine una violenta reazione al liberismo che domina nell’Unione europea e in Italia; e che non conosce differenza di etichetta tra “sinistra” e “destra”. Sono entrambe da liquidare.
Il nostro Petrosillo è stato censurato in questo luogo per aver solo citato un sondaggio che mostra come stia montando l’insofferenza verso questi politicanti liberali che stanno distruggendo il nostro futuro. E’ ovvio che – di fronte alla connivenza (o comunque cedimento) perfino delle organizzazioni che dovrebbero difendere le condizioni di vita dei lavoratori e, più in generale, dei nostri cittadini – diventa più che necessario sbaraccare via questa UE e tutti i balordi governi e forze politiche che costituiscono la base su cui essa si regge. E, ovviamente, la stessa fine va preparata per gli organi di disinformazione, gli intellettuali e “accademici”, i presunti esperti di economia e via dicendo. Non è cosa di breve momento, ma avverrà. Occorrono forze giovani che inizino a formare gli organi di una effettiva Resistenza, non quella che viene celebrata in modo del tutto incolore e per lunga abitudine alla falsità e menzogna dai nostri oppressori e torturatori, in piena connivenza con il “padre-padrone” americano.
Avanti, stanno maturando i tempi; pur se troppo lentamente ancora. Sbrigatevi a formare i primi nuclei di lotta, del tutto legale; senza però illudervi appoggiando chi, magari in assoluta buona fede, crede ancora di poter prevalere nel voto. Perdete tempo, il malcontento è ben in marcia ormai, ma non si riflette nel voto di menti ancora molto confuse da questi immondi canali d’informazione con tutti i personaggi all’uopo creati e ammaestrati, concedendo loro ori e ricchezze inimmaginabili; mentre si chiede a chi lavora di ridurre le condizioni di vita per salvare aziende in mano privata. Bisogna creare vera informazione alternativa e mettersi al servizio del malcontento, che andrà accentuandosi nei prossimi anni. Tuttavia, i risultati arriveranno quando dal “servizio” si sarà in grado di passare all’orientamento micidiale della rabbia popolare montante.

“FORMEZ VOS BATAILLONS”