DALLA NUOVA CRIMEA ALLA GUERRA DI KIEV. MOSCA SI PREPARA PER UNA NO FLY ZONE

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Crimea_republic_map_2In Ucraina una vera Majdan c’è stata. Non a Kiev però dove i soliti oligarchi hanno tenuto ben saldo il potere nelle proprie mani, appena rimescolandosi tra loro, grazie all’aiuto di terze parti estere, dopo aver mandato centinaia di giovani ad ammazzarsi in piazza per nulla.

La stessa cricca di satrapi che ha realizzato il colpo di Stato, battendo un fronte di imbroglioni di uguale risma (che, almeno, non era una banda di assassini come quelli attuali), ora sta bombardando il Sud-Est del Paese il quale ha imbracciato le armi per non cedere ai suoi ricatti e alla ulteriore svendita delle risorse collettive ucraine a potenze straniere.

Eppure, non tutto il male vien per nuocere, lo sa bene la Crimea che è risorta con il referendum e l’annessione alla Russia. In 50 anni gli ucraini avevano ridotto la piccola penisola ad un bordello amministrativo, nonostante le sue grandi potenzialità.

Zero investimenti, tanta corruzione e la sempiterna mania dei prepotenti al governo di trasformare tutto quello che toccano in oro per le loro tasche e in merda per il resto della popolazione.

In tre mesi tutto è cambiato, nonostante i nostri poveri pennivendoli di regime abbiano osato dire il contrario. Altro che supermercati vuoti, gente disperata per la fame e minoranze vessate dai “nuovi” arrivati.

Mentre costoro, giornalisti embedded, si crogiolano nelle loro menzogne ad uso della loro carriera e a consumo della propria onestà, sono diverse e più positive notizie che ci giungono da laggiù.

La Crimea non è ancora un paradiso ma si candida ad esserlo. I panorami e gli scenari mozzafiato non mancano. Non lo diciamo noi ma Nick Lyakhovych, residente di Kiev, con simpatie per la rivolta che ha portato alla caduta di Yanukovic.

Le sue affermazioni, dopo essersi recato sul posto, non lasciano spazio a dubbi. “Quello che sta accadendo in Crimea era il nostro sogno per tutta l’Ucraina”, questo riferisce Lyakhovych. Uomini d’affari impossibilitati ad usare la politica per i loro interessi privati, autorità pubbliche che hanno aperto canali per raccogliere i consigli e le lamentele dei cittadini, al massimo in due giorni arrivano chiarimenti alle istanze della popolazione, funzionari obbligati a fare il loro lavoro senza favoritismi, servizi sanitari riorganizzati in poco tempo ma già efficienti, la polizia che opera nella legalità, alcune proprietà degli oligarchi stanno per essere nazionalizzate, persino i trasporti funzionano meglio a prezzi calmierati. “Non era questo che volevamo dopo Majdan”, si chiede l’attivista?

Il palcoscenico crimeano stride con quanto sta avvenendo in tutta l’Ucraina di Poroshenko. Nell’Ovest del paese tutto sta andando a ritrecine, i prezzi sono alle stelle, il caos regna ovunque e crescono le manifestazioni contro il caro vita e la rivalutazione al rialzo dei mutui delle case. Bande di criminali si aggirano per le città imponendo alla gente di versare la gabella agli “eroi” di Majdan, la polizia è incapace di garantire l’ordine pubblico, il governo promette tanto ma vara solo misure di austerità per ripagare i debiti contratti con mezzo mondo, l’ odio etnico, alimentato dai gruppi razzisti e parafascisti, scatena risse e retate contro i “non veri ucraini”.

Un disastro annunciato che adesso dà i suoi frutti più avvelenati. E c’è la guerra civile. Poroshenko ha ripreso le ostilità contro le regioni dichiaratesi indipendenti perché così gli è stato ordinato da Washington. Ma adesso il Presidente e i suoi unici alleati statunitensi appaiono più isolati. Il tentativo degli scorsi giorni, con i colloqui a quattro (Germania, Francia, Ucraina e Russia), per trovare una soluzione diplomatica alla crisi è stato mandato in frantumi da Kerry, il quale non invitato alla riunione, ha intimato al governo ucraino di spingere sull’operazione militare.
Poroshenko ha ubbidito, rinnegando gli stessi accordi informali presi in quel consesso, indispettendo i ministri degli esteri, quelli europei e quello russo. Questi non possono accusare frontalmente gli Usa di lavorare per la catastrofe ma lo hanno ormai ben presente nelle loro teste. Mosca ha voluto perseguire ogni chance dialogativa prima di agire con fermezza.

Tuttavia, dopo le ultime tragiche evoluzioni, l’intervento diretto sembra più vicino. Il Cremlino sta concentrando unità aeree da combattimento per un bombardamento strategico. L’opzione della no fly zone, a protezione dei civili, è solo questione di giorni, sempre che Poroshenko non si ritragga di sua sponte. L’Europa non si opporrà, perché è stata la Casa Bianca a non voler sentire le ragioni dei partner. La Nato non potrà far altro che restare a guardare per non correre rischi peggiori. Del resto, non vale la pena scatenare una guerra globale per l’Ucraina. E’ già accaduto che i falchi statunitensi si siano ritirati, senza batter ciglio, dopo che il loro bluff era stato scoperto. Lo sa bene l’ex presidente georgiano Saakashvili, incoraggiato a scatenare il finimondo in Ossezia ed abbandonato da George W. Bush e John McCain al suo destino quando Putin ha reagito.

Infine, vorremmo dire che la guerra civile in Ucraina ha legato ancora di più tra loro i popoli slavi e russofoni, non sottomessi al pensiero unico occidentale, i quali hanno ripreso, a piene mani, dal loro passato, quel senso di appartenenza ad una grande identità spirituale e comunità secolare che abbraccia tutta l’Eurasia. Molti di loro, serbi, caucasici, ecc. ecc. si sono ritrovati a Donetsk, Lugansk, Slaviansk, ecc. per proteggere i fratelli della Novorossija. Nel Sud-Est dell’Ucraina sono rinati i miti di Stalingrado e Leningrado, cioè la strenua resistenza opposta dai popoli dell’est al nemico usurpatore nazista (anche se i sedicenti nazisti sono oggi americani travestiti da ss). Uno di loro ci ha detto: “sono venuto a combattere nel Donbass per le stesse ragioni per cui mio nonno combatteva a Stalingrado e a Kursk. Lui mi raccontava di aver preso il fucile, da vero comunista sovietico qual era, perché mia madre ed io potessimo avere un futuro migliore, affinché nessuno ci privasse della felicità”. Siffatto futuro libero ed indipendente lo merita anche l’Ucraina che fa parte, nonostante l’UE e gli usa, di questa civiltà slava.