DEMOCRAZIA E BANDITISMO

 

Ogni sindaco prima di me, sin dove arriva la memoria
era stato accusato di essere un demagogo sognatore,
oppure un ladro o un truffatore tuttavia io presi quel posto con un certa speranza, intendendo rendere tutto più bello, dare alla gente il dovuto, far sì che i grossi delinquenti si mettessero in riga.
Come già una volta il Ledger stava tentando di vendere
la sua terra per un parco, ma io lo impedii.
Poi allontanai a bastonate sul muso lo schifoso maiale
dal trogolo. Che accadde? Bene scoppiò un’ondata di criminalità sulle pagine del Ledger!
Quanti rapinatori, giocatori d’azzardo, fuorilegge ubriaconi, e luoghi del vizio!
La chiesa cominciò a chiacchierare, la corte mi si mise contro.
Sporcarono il mio nome e quello della città mi uccisero per averla vinta.
E questo è un gioco da banditi, amici miei, che si chiama democrazia!
(E. L. Masters, Nuova antologia di Spoon River)

In Russia trionfa Putin di larga misura e sulle pagine dei principali quotidiani mondiali scoppiano disordini, proteste e si moltiplicano le denunce di brogli. Sulle pagine dei giornali, non nella realtà. Le piazze sarebbero colme di oppositori ma il colmo è che si possa raccontare spudoratamente una siffatta frottola e definirsi poi organi di informazione e di civiltà senza infangare il nome di dette cose e dei principi che ne stanno alla base. Il regime starebbe agendo con estrema violenza per reprimere il dissenso, procedendo ad arresti indiscriminati per far tacere gli oppositori i quali si oppongono alla maggioranza del popolo che ha scelto il suo leader ed ora vorrebbe, secondo regole democratiche, che fosse lui a governare. Ma per i media internazionali gli usurpatori sono i vincitori non quelli che non accettano la sconfitta. Gli Usa indignati chiedono una inchiesta, l’Europa segue con la coda tra le gambe il suo padrone, ma tutto questo avviene appunto sulla nostra stampa mentre l’oggettività se ne fotte, a meno di non ricevere una spinta per deviare dal suo corso storico con i bombardamenti intelligenti della Nato, di quello che sostengono pennivendoli prezzolati e leaders atlantici brizzolati. Chi contesta la legittimità del voto? Naturalmente chi ha preso sganassoni in faccia dal responso popolare e non troverà posti a sedere, poiché, “ritocchi” o non degli esiti elettorali, lo scarto di consensi tra il neopresidente ed i suoi rivali è così abissale da non lasciar adito a sospetti. Ma la comunità mondiale è oscena nel suo perseverare nella sovversione della verità (essendo essa stessa a dettare le regole del gioco per tutti i giocatori ed anche per chi non intende associarsi alla partita) e non gradisce che qualcuno voglia farsi il proprio tavolo verde respingendo i suoi bluff e raggiri. Se il Cremlino non acconsente a ricevere la mano truccata dal banco globale, è fuori dalla grazia di dio e della modernità. L’imbroglio però è talmente evidente che solo uno sprovveduto si metterebbe a sedere con tali bari e con i loro compari. La situazione è così  torbida che tra i combattenti contro l’assolutismo putiniano, insieme ad oligarchi notoriamente onesti e filantropi, criceti (internauti) sovvenzionati per le loro opere pie dalle ong americane, scacchisti ben accolti a Washington e scoppiati in azione un po’ dappertutto si è iscritto anche il comunista con le scarpe di pitone da 3000 dollari Gennady Zyuganov, il quale ha parlato di “voto illegittimo, disonesto, assolutamente scorretto e privo di valore”. Prive di valore sono le sue dichiarazioni e le sue idee, un tempo gloriose, oggi divenute un tappetino di ubbie sparse sotto i piedi dei prepotenti del pianeta. Per la svolta Lenin si rivolta nel mausoleo.

Viandante! Sai chi sono i più abili cospiratori e i più eccellenti despoti? Sono coloro che dicono questo è giusto e questo è sbagliato, e che salgono al trono di ciò che chiamano giusto, e poi il giusto incatenano con una legge. (E. L. Masters, Nuova antologia di Spoon River)