DUE ARTICOLI DA CONOSCERE

 

Il primo articolo (su Libero di ferragosto) non ha bisogno di troppi commenti. Documenta, pur sinteticamente (ma con sapidità), che gli economisti sono ignoranti o pagati da qualcuno per diffondere menzogne. Tuttavia, vi sono anche le dichiarazioni, veramente “divertenti”, di Keynes (poco prima del crollo del ’29) e di Lucas nel 2007 (sui subprime); e devo ammettere che non riesco a considerare questi due né ignoranti né venduti. Si pensi però quello che si vuole; tuttavia, sarebbe ora di prendere le distanze da certi personaggi e di smetterla di considerarli degli oracoli. Se poi pensiamo che si dà credito, pur sputtanandole in continuazione, alle società di rating, chiaramente e senza dubbio alcuno al servizio di speculatori e di parti politiche legate ad ambienti statunitensi, il comportamento dei nostri media come dei nostri politici (non solo italiani) deve finalmente condurci all’odio e disprezzo più totali nei confronti di questi “vati” da strapazzo.

 

Il secondo articolo (sul Giornale del 14 u.s.) è ancora più rilevante. Dimostra, e non certo con intento critico (anzi!), come Berlusconi sia stato ormai schiacciato dagli Usa (di Obama). Mettete insieme l’articolo di Ferrara (con peana a Napolitano) a questo; si ha la prova “assoluta” di tale affermazione. Draghi, fra l’altro, è stato assieme a Monti (prima anche a Tremonti) uno dei più gettonati quale possibile premier di un governo di salvezza nazionale, che abbiamo dimostrato mille volte essere puramente e semplicemente un governo del presdelarep, cioè di colui che meglio rappresenta certi ambienti vicini agli Usa (a certi Usa, non quelli della “vecchia” strategia di tipo “asiatico”, diciamo così molto succintamente). Che Berlusconi sia ormai pura copertura di questi ambienti – e non sarà cambiato tanto presto perché sembra proprio che questi settori filo-americani non riescano a trovare “ricambi” adeguati – è del tutto evidente; il rapporto con Draghi è solo il “buco” nella “ciambella” ben cotta da circa un anno (come minimo dalla fine dell’anno scorso; ci si ricordi la “data fatale”: 14 dicembre).

Torneremo sulla questione in un prossimo articolo. Qui ricordo solo che Draghi sembra essere stato presente sul “Panfilo Britannia” (1992) dove si sa da lunga pezza che cosa fu “condito”. Inoltre, nel 1999 (Direttore del Tesoro) avrebbe dovuto partecipare alla riunione in cui Gnutti e Colaninno (i “capitani coraggiosi” favoriti dal premier D’Alema, già “aiutante in campo” di Clinton per la guerra contro la Serbia) andavano a trattare l’acquisto della Telecom, importante pezzo delle aziende pubbliche di carattere strategico. Il presidente di quest’ultima, Bernabè, era convinto che Draghi si sarebbe presentato esercitando la golden share per bloccare la s-vendita. Non si presentò, invece, consentendo il misfatto; Bernabè si incazzò per 24 ore, minacciò il classico “muoia Sansone….ecc.”. Poi, altrettanto classicamente, fu tacitato (perché gli strumenti di persuasione sono molti e svariati) e il “delitto fu consumato” senza tante proteste (il “poppolo” non capì nulla come al solito). Nel 2000 Draghi divenne vicepresidente della Goldman Sachs (zona europea), nel 2005 scalzò Fazio alla Banca d’Italia e nel 2011 passa alla BCE, sempre fiduciario degli stessi di cui lo era già nel 1992.

Adesso, manca solo la ciliegina. Berlusconi, il cui “cuore gronda sangue” (si legga oggi, ferragosto, l’articolo di Guzzanti, ex incazzato nero antiberlusconiano, su questo “suo buon cuore”), otterrà l’attenuazione della stangata fiscale per il “ceto medio” (sono circa 700.000 i contribuenti sopra i 90.000 euro lordi l’anno), e quindi resterà ancora la (meno peggiore) copertura per la riduzione in servitù dell’Italia; Draghi e Napolitano garantiranno per la sua tenuta, l’elettorato (e i giornali) di centro-destra si rappacificheranno (almeno in buona parte). Adesso anche Fini – con cui gli stessi ambienti hanno ottenuto esattamente quanto perseguito (indebolimento e allineamento di Berlusconi), poiché era solo, come abbiamo scritto mille volte, la “prima linea d’attacco” che, ottenuto il suo scopo, ha poi lasciato il posto alla “seconda linea” (anche questa ormai da noi rivelata da mesi) – si sta riavvicinando; ma nel senso che è Berlusconi ad essersi sdraiato ai piedi degli americani (“obamiani”, per semplificare) non Fini ad andare a Canossa! Ci sarà adesso maggior tempo a disposizione per preparare il cambio della guardia, “scovando” un buon filo-Usa a prova di bomba, ma meno scialbo dei Monti (uno o trino), e via dicendo. E pensando pure alla presidenza della Repubblica che scade fra poco (e poi un uomo di 86 anni andrà cambiato infine, quel che è troppo è troppo).

E per il momento vi lascio a divertirvi su questi due articolini che credo gusterete.

GERARDO ANTELMO: E SE LE CASSANDRE AVESSERO NEL MIRINO IL GOVERNO ITALIANO?

http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search&currentArticle=137770

 

II ruolo del governatore di Bankitalia Così il superconsigliere Draghi ha convinto tutti (anche la Ue) dì Marcello Zacché 

Si chiama Mario Draghi l`uomo che, più o meno nell`ombra, è risultato determinante in questi giorni che, perla Republic of Italy, passeranno alla storia come quelli drammatici del luglio del`92. È stato Draghi a tenere i rapporti, inEuropa e negliUsa, decisiviperarrivare a una mediazione che arginasse la furia dei mercati; ed è stato Draghi a convincere Berlusconi che la manovra di queste ore fosse il prezzo inevitabile da pagare per avere fiducia e garanzie. Draghi ha lavorato nel dream team dei banchieri centrali che, di qua come di là dell`Atlantico, hanno comprato e regalato deltempo prezioso alla Politi ca.

Tempo nel quale si è sospesa l`ondata ribassista delle Borse. Ma sta allaPolitica, adesso, utilizzare questo regalo al meglio. Vale per il presidente americano Obama, che deve al capo della Fed BenBernanke e all`ipotesi diunterzo round di «quantitative easing» (termine per indicare quando una banca centrale compra titoli di Stato con la mano destra, pagandoli con moneta che stampa la mano sinistra) l`uscita temporanea dallo stallo del declassa- mento del rating; vale per Berlusconi qui in Europa, che, grazie alla decisione del capo della Bce Jean-Claude Trichet di acquistare Btp e Bot, ha visto scendere il costo del debito pubblico dalli al 5% in un giorno. Draghi era nel team in un ruolo multifunzione (che non ha precedenti nella storia recente) particolarmente delicato. Nello stesso tem- po egli è: da governatore della Banca d`Italia, ilsacerdote della tenuta del Paese europeo da cui dipende la sopravvivenza della moneta unica;

da presidente del Financial StabiltyBoard, il referente europeo più ascoltato negli Stati Uniti; da presidente designato della banca centrale europea, co- lui che dovrà gestire vuoi l`agonia, vuoi la convalescenza dell`euro. La manovra, annunciataprimadi Ferragosto, risponde appunto all`esigenza della Politica (italiana) di utilizzare al meglio quel tempo. E il ruolo del governatore è stato qualcosa di più che una consulenza al governo: si può affermare che sia stato almeno dello stesso peso, se non di più, di quello del ministro dell`Economia, Giulio Tremonti.

Non si tratta di una rivincita di anti che rivalità:

Tremonti e Draghi sono stati duellanti a lungo, sulla visione della crisi piuttosto che sui numeri della disoccupazione. Divisi da una concezione del tutto diversa dell`economia moderna: colbertiana-protezionista, come si è detto eridetto, quella del ministro; ispirata al libero mercato quella dell`ex banchiere di Goldman Sachs, anche per questo visto da Tremonti come il rappresentante di quel mondo anglosassone responsabile degli eccessi della finanza. Ma oggi il tema è un altro:

con Draghi alla Bce e Tremonti più debole sia per le tensioni con la Lega, sia per questioni giudiziari elegate all`inchiestasul suo sottosegretario Marco Milanese, B erlus coni ha trovato nel governatore l`uomo giusto per trattare sia in Europa, con la cancelleria della Merkel, sia a Washington. La telefonata del Cavaliere con Obama di qualche giorno fa non è stata che la conferma plateale di un rinnovato dialogo verso la convergenza su interessi comuni di cui Draghi ha avuto un ruolo decisivo.

Questo non significa che la manovra lacrime e sangue l`abbia scritta Draghi, che si è limitato a condividerne le dimensioni e l`urgenza.

Il resto è il risultato della sintesi politica di questi giorni, tra Tremonti, la Lega, Berlusconi.

Quello che resta, aldilà delle lettere scritte a Roma piuttosto che a Francoforte, è l`aver trovatoin questi ultimigiorni ilbaricentro, tra Washington, Berlino e Roma, passando per Parigi (da non dimenticare), necessario per uscire dallo stallo in cui l`Italia si era annichilita.

Un punto di equilibrio che è stato possibile grazie all`asse Berlusconi-Draghi.

 

 

PS delle ore 19 del 15

Ho visto anche questo articolo sulla Repubblica che mi ha inviato Giuseppe G. Credo non abbisogni di ulteriori commenti. Conferma eclatante di quanto sopra sostenuto e non c’è altro da dire.

 

http://www.repubblica.it/politica/2011/08/15/news/bankitalia_saccomanni-20450947/?ref=HREC1-2