Einstein e Freud

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La psicoanalisi è una pseudoscienza. Nel merito ci sono ormai pochi dubbi, anche se, come scrive l’epistemologo Corbellini (https://www.scienzainrete.it/articolo/pseudoscienza-della-psicoanalisi-constatazione-epistemologica/gilberto-corbellini/2019-12), esiste un forte metus reverentiàlis verso la materia e i suoi “utilizzatori” che non favorisce una indispensabile presa di coscienza della realtà. Del resto, nuove discipline e approcci (i quali rispetto alla psicoanalisi garantiscono “linguaggi formali, in ultima analisi, matematico-statistici e metodi empirici standardizzati per controllare criticamente teorie o ipotesi avanzate con lo scopo di spiegare qualche fenomenologia di interesse, in modo che i risultati dell’applicazione di tali metodi siano replicabili”, come scrive Corbellini) hanno fatto cadere molti miti psicoanalitici e hanno trovato effettive soluzioni ai problemi della mente. Le cose stanno in questi termini e non si può negare oltre l’evidenza. Ovviamente ciò non vuol dire che, ad esempio, Freud fosse un cialtrone. Ad avercene di simili cervelli oggi. Semplicemente, egli ha operato in un momento storico in cui non si conoscevano tante cose ed ha messo al servizio dell’umano sapere le sue intuizioni, adesso invalidate. Quello che Freud ha pensato tanti decenni fa è stato ora superato, tanto da far apparire il suo lavoro poco fondato. Ribadisco, tuttavia, che Freud aveva un intelletto sopraffino e lo dimostra quello che ho pubblicato sopra. Si tratta di una corrispondenza sul problema della pace con Albert Einstein. Quest’ultimo è stato sicuramente il più grande scienziato del ‘900. Non l’unico perché vogliamo rammentare che quasi contemporaneamente alla sua teoria della relatività, nasceva la teoria quantistica. Einstein ebbe difficoltà ad accettare i risultati a cui giungeva quest’ultima ma alla fine dovette arrendersi all’evidenza. Dopo tanti decenni gli scienziati stanno ancora tentando di trovare una unificazione che tenga insieme le due scoperte a livello macroscopico e microscopico e sembra che siano ancora lontani dalla soluzione. Tuttavia, il grande genio di Einstein quando si spingeva in campo politico riusciva a profferire delle ingenuità sesquipedali. Chi non mi crede può leggere il testo “Come vedo io il mondo” dove sembra che egli il mondo per come veramente è non lo vedesse per niente. Eppure, anche grazie al suo contributo (tempo dopo) sarà commessa una delle più pesanti atrocità del XX secolo, efferatezza inutile della quale si pentì ma con troppa comodità. In questo scambio epistolare con Freud, del 1932, Einstein auspica di risolvere i problemi del mondo attraverso “una autorità legislativa e giudiziaria col mandato di comporre tutti i conflitti che sorgono tra loro”. Freud, col rispetto dovuto al mostro di intelligenza che aveva di fronte, articola la sua risposta facendo presente che la questione è molto più complicata, parlando di forza, violenza e conflitti, connaturati all’agire umano. Anche se l’austriaco alla fine del suo ragionamento si augura, a sua volta, un avvenire senza più guerre, sa benissimo che questo avvenire potrebbe coincidere persino con la scomparsa dell’uomo. Un altro pensatore, veramente arguto, come Ortega y Gasset era giunto alla conclusione che la Guerra fosse proprio uno sforzo compiuto dagli esseri umani per risolvere (e non accrescere) i loro inevitabili conflitti. Infatti, essa è una tecnica di vita per regolare i conflitti della vita. Forse un giorno si troverà uno strumento per controllare diversamente questi conflitti (qui sta il centro della questione, il conflitto è la questione mentre la guerra è l’estrema ratio che con-segue da molteplici conflitti, spaziali e temporali) ma finché non si sarà trovato le promesse di pace resteranno una bassa forma di ipocrisia. Non a caso, non la sperimentò lo stesso fisico tedesco?