FIAT, ENI, FINMECCANICA: separati hanno più valore. Per chi? – di Red

Non siamo mai stati teneri in questo blog con Marchionne. Per ragioni prettamente politiche più che manageriali, in quanto per noi rappresenta il capofila dell’industria della passata ondata innovativa, del tutto complementare a quella degli USA nelle iniziative di prodotto e ad essa asservita nelle iniziative strategiche. Il cotè finanziario – industriale di ciò che Napolitano-Draghi-Tremonti rappresentano sul cotè politico.  Sul Sole 24 Ore di domenica 15 maggio, Massimo Mucchetti (non ci interessa qui dare un giudizio politico sul giornalista nè argomentare sul perchè abbia scritto questo articolo, ci interessa solo la notizia ed il suo commento, come dato puntuale da utilizzare a supporto della nostra riflessione teorica) ci aiuta a supportate tale giudizio non solo sulla base delle ipotesi di teoria politica (seppure non ancora generale) di questo blog, ma sulla base degli effetti concreti delle più recenti scelte finanziarie ed industriali della FIAT di Elkann – Marchionne.

Mucchetti parte dalla notizia secondo cui VW ha lanciato una OPA su MAN, produttore tedesco di autocarri. Non è una questione solo interna al mercato tedesco, ci dice Muchetti: “ Acquisendo il controllo di MAN, la casa automobilistica di Wolsburg, che già possiede la maggioranza della svedese SCANIA, cerca di costruire un gruppo vero e proprio … per puntare al primato nei camion pesanti, i più ricchi di valore aggiunto”. E apre un conflitto diretto per la supremazia settoriale nei confronti di Renault – Volvo e Mercedes. Senza contare che oggi sembra più facile entrare nei mercati emergenti con entrambe le produzioni (auto e camion) anziché con una sola.

La scissione di inizio 2011 sembra dunque qualificarsi come una operazione finanziaria più che industriale. … Ma cosa si vede adesso meglio di prima? – si chiede Mucchetti – Che la “madre” Fiat Auto è irresistibilmente attratta dalla “figlia” Chrysler … che IVECO è un produttore specializzato buono per completare la gamma di offerta altrui … che CNH … potrebbe attirare i re del movimento terra HITACHI e Caterpillar”. Insomma dei bocconi pregiati per altri concorrenti o per aziende con prodotti adiacenti, non certo una holding capace di portare sfide a livello internazionale sui mercati emergenti.

Morale: la scissione ha annullato per i marchi italiani del settore dell’automotive qualsiasi possibilità di giocare alla pari con i grandi players globali, preparando al contrario il terreno per una ghiotta opportunità di buona caccia straniera per i bocconi più prelibati. Nessuna autonomia strategica, nessuna crescita industriale, meno lavoro in Italia. Un affare per i soci Fiat, un modello di sviluppo servile per il Paese.

Che potrebbe assestarsi per lungo tempo, se anche ENI e FINMECCANICA seguissero i consigli interessati della “comunità economica internazionale” per la creazione di valore attraverso lo spin-off di pezzi appetitosi. Con Draghi alla BCE e Napolitano come "autorità morale", questi "consigli" potranno facilmente assumere l'aspetto di ordini perentori.

 Red – Roma/20.5.2011