Fronte del nord: il nazismo scandinavo avanza tra la compiaciuta neutralità dei molti, di Max Bonelli

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Fronte del nord: il nazismo avanza tra la compiaciuta neutralità dei molti

 

Sono in un dei tanti Mac Donald che prosperano in Scandinavia in una delle tante citta ventose e piovose del Nordeuropa. Ho finito appena di leggere un articolo di un giornale serale popolare sui nazisti scandinavi  della divisione Norland, una unità della consistenza di un magro battaglione che pomposamente nella catastrofica caduta del III Reich venne  denominata divisione Norrland.

L´articolo di quattro pagine è in gran parte tratto dal libro di Erik Wallin, un veterano che insieme al suo gruppo fu tra quelli che difese fino all´ultimo il bunker di Hitler negli ultimi giorni di aprile del ’45. Nell´articolo una avvincente ricostruzione degli ultimi giorni di questi ”bravi” ragazzi nordici capitati per eccesso di ”avventura o di romanticismo” ad essere gli ultimi defensori del Fuher in quei lontani giorni di settanta anni fa. L´articolo ad onore del vero non dice che erano bravi, ma neanche cattivi. Erano dei ragazzi che hanno combattuto fino in fondo la loro battaglia contro le orde russe  in maniera fedele ai loro ideali quasi più delle stesse SS tedesche che vengono descritte come prese dal panico in quelle ultime ore della battaglia finale. Anzi, se dobbiamo trovare l´immagine del cattivo in questo articolo, la troviamo in quei soldati dell´armata rossa che cercano le SS tra i feriti di un infermeria per passarli per le armi. Non c´è spazio per la riflessione da parte dell´autore per ricordare che le SS passavano e fucilavano i prigionieri russi quasi come una noiosa routine; chissà quanti amici, parenti avevano nel personale bagaglio della vendetta quei soldati ucraini, russi, bielorussi che allora componevano l´armata con la falce ed il martello. I ragazzi scandinavi che leggono questo articolo, con una  conoscenza storica prossima allo zero e che farebbero apparire un coetaneo italiano medio una specie di professore di storia,recepiscono questo: i comunisti che prima di essere comunisti, sono russi, sono i cattivi o al massimo stanno sullo stesso piano delle SS, ad eccezione degli scandinavi per definizione bravi ragazzi. Se ci aggiungiamo la martellante propaganda antirussa che in questi paesi e in quelli baltici assume toni parossistici, nella pratica si sta formando una generazione di combattenti indottrinati in funzione antirussa. Qui l´informazione sulle vicende ucraine è stata se possibile ancora piu´ atlantista che in Italia. Dove almeno quel sano senso critico che nel bene e nel male contraddistingue noi italici, ci porta sempre a dividere per due se non per quattro la porzione di bugia mediatica che  la stampa atlantica ci propina. Qui a nord, nel vuoto spinto dello spirito critico, tutto quello che è propinato da televisione, stampa e radio è preso come verità pura emessa da eminenza divina. Il grande dibattitto in politica estera è se si deve mandare l´esercito norvegese, danese o svedese a dare man forte in Irak contro l´ISIS prima che arrivino a tagliare le teste o violentare ragazze nel centro di Oslo. Chiaramente, neanche una parola nei media locali sui viaggi di quel simpatico vecchietto che corrisponde al nome di senatore Mc Cain che si affannava in viaggi in Medioriente per incontrare i vertici dell´attuale flagello terroristico dal quale scaturivano finanziamenti in funzione antiAssad e quindi antirussa.

Ma il senso critico qui è così defunto che non riescono nemmeno a ricordare che a conti fatti e parlo di quelli del macellaio più che della serva, negli ultimi 20 anni la maggior minaccia per il cittadinino ”Olsen” oppure”Svensson”sono stati i terroristi di casa propria.

Andiamo in ordine di capacità  mattatoria: il neonazista norvegese Anders Breivik nel 2011 uccise con un doppio attentato prima nel centro di Oslo otto persone tanto per distrarre le forze di polizia locali e poi sessantanove ragazzi socialdemocratici sull´isola di Utoya riuniti a congresso in quella piccola trappola razionalmente preparata dal nazi norvegese. In Svezia la situazione è di poco migliore; possono vantare uno svedese di origine tedesche, tale John Wolfang Ausonious il quale non tollerava gli immigranti scuri e quindi li sparava a casaccio arrivando a vantare un carniere di undici tra morti e feriti nei primi anni ’90, più un paio di nazisti che hanno sparato uccidendo un paio di poliziotti durante una rapina nel primo decennio di questo secolo.

Eppure nessuno si è sognato in questi paesi di bandire il nazismo ed i partiti che ad esso si ispirano in Scandinavia come Svenskarnas parti (il partito degli Svedesi), partito che si descrive così: ”partito nazionalista su base genetica” oppure il movimento Nord fronten (fronte Nord), un movimento nazista(1) che riunisce le correnti naziste di vari paesi scandinavi. Riuniti da un nazionalismo genetico e dall´idea di preservare la specie scandinava dalle troppe commistioni razziali.

L´attuale segretario della Nato il socialista Jens Stoltenberg nel suo discorso dopo la strage di Utoya e di Oslo quando allora era capo del governo in Norvegia si guardò bene da indire una crociata(doverosa) contro i nazisti scandinavi. Non sappiamo se nel suo caso sia nata prima la gallina o l´uovo, ma nulla mi leva dalla testa che il suo fiuto politico sia stato premiato con l´odierna carica a segretario della Nato, organizzazione che ormai sta diventando il principale sponsor dei neonazisti europei.

Anzi in Ucraina la presenza di questi nelle file del battaglione nazi Azov è accertata, come massiccia è la partecipazione degli scandinavi tra le loro file, a partire dai nazi svedesi che sono il gruppo più numeroso. Il loro leader Mikael Skillt (2)posta senza

problemi che non fanno prigionieri e questo nell´indifferenza dei media locali

così concentrati al contrario sull´eventuale importazione di terrore isclamico in casa propria. Alla base di questa cecità mediatica ci sono due fattori fondamentali. Il primo, lo scontro culturale tra gli scandinavi e gli immigrati di religione mussulmana

che ha portato il partito Sverige Demokraterna (Democratici Svedesi)al recente successo elettorale nel 2014 con un balzo al 9,6% delle preferenze elettorali. Il partito è su posizioni estremamente ostili agli immigrati e ha il suo bacino elettorale tra i lavoratori autonomi, anziani e donne divorziate con basso reddito. Cioè i soggetti che si sentono più esposti ai tagli sociali e quindi in concorrenza con le generose misure di accoglienza per gli immigrati che vigono nel paese . La loro vicinanza culturale ai dichiarati neonazisti è testimoniata da innumerevoli migrazioni di membri tra i due movimenti a cominciare dal primo presidente del partito Anders Klarström che era in precedenza attivo in Nazistiska Nordiska Rikspartiet. Se l´ostilità, se non  aperto odio contro i mussulmani è limitato a circa un 20-30% degli scandivi etnici, l´ostilità antirussa gode del ”suffragio universale” tra gli scandinavi. Forse fano eccezione i finlandesi, piu´ moderati in queste manifestazioni antirusse, sia perchè hanno una economia interdipendente con Mosca sia perchè culturalmente sono più vicini ai russi. Ecco il motivo per cui articoli neutrali se non benevoli sulle SS scandinave sono accettati senza nessuna reazione degna di nota ed ancor più i combattenti nazisti in Ucraina sono benevolmente censurati non solo dalla destra  ma anche dall´estrema sinistra scandinava interamente appiattita su temi come il femminismo che assume forme talebaniche nel paese(Assage ne sa qualcosa) oppure nei rassicuranti scontri casalinghi con i nazisti locali che hanno più i connotati da blanda rissa tra curva nord e sud che di vero scontro culturale oltre che fisico. Il riferimento culturale di questi ”sinistri” del nord è il nobel della pace dalle mani più imbrattate di sangue della storia del premio, Barak Obama. Eppure avvrebbero ben altri esempi cui ispirarsi, Olof Palme che aveva dato alla Svezia una neutralità vigile come recita un passo di un manifesto politico che amo molto (3). Certo il suo  nome non è dimenticato, ma il suo pensiero di statista, di uomo che manovrava saldamente il timone del paese, l´uomo delle pesanti condanne agli USA per i bombardamenti di Hanoi nei giorni di Natale del 1972, quello si che è caduto nell´oblio del ricordo. Un uomo scomodo che venne freddato da un killer sconosciuto in una fredda sera di fine febbraio nel centro di Stoccolma nell´ormai lontano1986. Dopo quell´omicidio la Svezia virò in maniera impercettibile ma costante verso le posizioni atlantiche abbandonando la perfetta equidistanza tra i blocchi, fino ad arrivare a posizioni di piena alleanza con gli americani (come il caso Assange dimostra).Praticamente se si usa il metodo deduttivo largamente usato per gli omicidi  di stile mafioso come questo, è facile intuire chi ha armato la mano del killer(mai scoperto) dello statista svedese.

Il caso di Norvegia e Danimarca è diverso; in questo ambito sono sempre state nella Nato anche se sono passate da posizioni di paesi quasi con un livello militare da sciroppo al bromuro all´attuale livello militare da doping testosteronico.

Uniti nel cercare di arginare le pretese russe sul mare glaciale artico che sempre più diventa meno glaciale e quindi navigabile e di conseguenza sfruttabile. Fin qui la loro antipatia per Mosca si può anche capire; ma da qui ad andar loro dietro come fanno la Mogherini, Hollande e company…beh bisogna avere veramente l´animo da ”sherpa”.

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(1)https://www.nordfront.se/author/haakon-forwald

(2)https://twitter.com/MikaelSkillt

(3)http://www.conflittiestrategie.it/17091