GLI ELEMENTI ANTINAZIONALI (DA SEMPRE); a cura di GLG

La notizia mi sembra sia già stata riportata nel blog in commento. Tuttavia l’articolo sotto riportato (del Gen. Laporta su Italiaoggi dell’8 settembre) è particolarmente chiaro nell’illustrare il problema. Mi sembra che nessuno, nemmeno a “destra” dove dovrebbero considerare Prodi e Amato come fumo negli occhi, abbia veramente sollevato scandalo su queste proposte tese a fare dell’Italia una semplice appendice complementare al sistema economico (e politico) dominante. Sempre più sono soddisfatto del paragone dei nostri “poteri forti” economici, e dei loro “prolungamenti” politico-amministrativi (ricordiamoci anche di Draghi), con i “cotonieri” del sud degli Stati Uniti nell’800, che si opponevano allo sviluppo nazionale preferendo essere complemento agrario (schiavista) del paese predominante di allora (Inghilterra). Essi furono schiantati dal Nord, senza di che gli Usa sarebbero ancora una nazione dipendente. Qui in Italia, nulla del genere abbiamo all’orizzonte perché – altra analogia di cui sono soddisfatto – la “destra”, che odia i suddetti solo in quanto tramano per sostituire Berlusconi, è la risposta “autoimmunitaria” di un organismo sociale ammalato a causa dell’infezione della “sinistra”, il cui nucleo è costituito da puri rinnegati del passato “credo”, da individui che hanno tradito tutto e tutti, anche all’interno delle varie correnti del Pci e assai prima del suo aperto passaggio di campo dopo il “crollo socialistico”. D’altronde, arrivati a questo punto, perfino ampi settori di questa “risposta sbagliata” tramano contro il premier; talché la diatriba destra-sinistra è divenuta solo lite tra polli che si guardano in cagnesco poiché ognuno vorrebbe essere il preferito dallo straniero nella sostituzione del Cavaliere. Ci sarebbe bisogno di schiantare anche da noi questi felloni; occorrerebbe una forza con intento nazionale che prenda in mano la situazione, avendo però consapevolezza che ormai la situazione non è rimediabile se non ricorrendo a drastici metodi d’emergenza. Se continua così, questi saranno magari usati dalla Nato, cioè sappiamo bene da chi (l’ultimo esempio in Libia dovrebbe essere particolarmente esplicito). E’ spiacevole notare come coloro, dotati di percezione del pericolo e dell’urgente necessità di battersi per l’indipendenza del paese, non riescano a colloquiare veramente fra loro, causa una diffidenza legata a origini e tradizioni d’altri tempi. Queste ultime contano, nessuno ha intenzione di aderire piattamente a posizioni altrui; ma per un’intera fase storica (non qualche mese o anno) saremo immersi nella più vergognosa tradizione di servilismo tipica di quello che ho definito “antifascismo del tradimento”. Nel blog, l’amico F. ha riportato da Dagospia notizie del libro e dei servizi giornalistici (anche questi snobbati dalla “destra” antinazionale) che dimostrano a iosa quanti intellettuali (e di che rilievo), oggi da considerarsi di “sinistra” e “progressisti”, abbiano lavorato per i Servizi inglesi (quindi ancora una volta sappiamo per chi, in definitiva) dalla fine della guerra (perché non diciamo che hanno iniziato durante quest’ultima, da traditori quali erano?). Tutto questo non basta ancora a scuoterci dalla paralisi. Eppure, dovremmo sapere ormai che – perfino negli Usa, pur nell’ambito di finalità strategiche “finali” comuni – esistono attriti tra politiche piuttosto differenziate, pur se si intrecciano fra loro creandoci “nebbia e confusione”. C’è comunque, per chi ha maggiori canali di informazione, di che sceverare varie posizioni e di giostrare fra esse. Ricordiamoci che un Berlusconi ha avuto tra il 2003 e il 2009 alcune possibilità di “amicizie pericolose” (Putin, Gheddafi, ecc.), che si sono chiuse drasticamente con l’elezione di Obama, del resto conclusione di pressioni della diversa strategia in sviluppo almeno dalla sostituzione di Rumsfeld con Gates. Insomma, qualche margine di manovra dovrebbe esistere. Solo però eliminando con la violenza necessaria sia l’infezione che la risposta “autoimmunitaria”. Se non ci si riesce, e si attende il falso governo di unità nazionale (di netto servaggio verso gli ambienti statunitensi della “seconda strategia”, clinton-obamiana), siamo fritti. Ci si pensi e si legga questo bell’articolo.

Come se non bastassero quelle del ’92 con il fior fiore dell’Iri ceduto a prezzi di saldo

In vista privatizzazioni rovinose con Prodi e Amato benedetti dalla City

di Piero Laporta prlprt@gmail.com

 

Che succede? Il comunicato del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, diramato alle 21.30 di lunedì è tagliente: «Nessuno può sottovalutare il segnale allarmante rappresentato dall’impennata del differenziale tra le quotazioni dei titoli pubblici italiano e quelli tedeschi» e, dopo quattro righe, chiede «misure capaci di rafforzarne l’efficacia e la credibilità».

Il comunicato del Quirinale,conseguiva alla telefonata allarmata di Mario Draghi a Napolitano, che ha convocato il suo staff per bacchettare il governo sulla manovra annacquata e l’opposizione per le strizzate d’occhio alla Susanna Camusso. Napolitano gioca anche un’altra partita che si concluderà nel 2013, con l’elezione del presidente della repubblica ed è evidente che non faccia nulla per favorire Romano Prodi, mancando sul fronte del governo qualunque credibile concorrente. Prodi, pupillo del Financial Times e della City contro Silvio Berlusconi, è specialista a cavare sangue alle finanze italiane. La svendita, fra il 1992 e il 1993, del fior fiore delle industrie dell’Iri a prezzi di saldo, recò almeno 60 miliardi di euro ai potentati francesi e anglo-olandesi, mentre i tedeschi si accontentarono di speculazioni usuraie nel cambio lira-marco. Alla fine di quel gioco, la vendita delle nostre industrie ci sottrasse plusvalenze, portò altrove le imposte che esse pagavano e consentì alle catene di supermercati francesi di colonizzarci capillarmente.

Una colonizzazione di cui i potentati europei non sono tuttavia ancora soddisfatti. Adesso mirano ai nostri risparmi (i più cospicui della Ue) ai due assetti strategici, Eni e Finmeccanica, sfuggiti alla razzia del 1992 e all’oro della Banca d’Italia, al quarto posto nel mondo. Come faranno? Lo spiega Prodi, il 23 agosto, sul Sole24Ore, proponendo come garantire gli Eurobond: «L’Italia dovrebbe conferire 180 miliardi di euro in totale di cui 79 milioni di once in riserve auree, valutabili oggi a circa 101 miliardi di euro, più altri 79 miliardi di euro che a nostro avviso dovrebbero essere azioni di società detenute dal ministero dell’Economia (Eni, Enel, Finmeccanica, Poste ecc). Società che oggi non sono privatizzabili, dati i prezzi di mercato _».Per pura coincidenza la stessa proposta fu avanzata sul Financial Times nel Dicembre 2010 da Jean-Claude Juncker, presidente dell’Eurogruppo. Nel 1991 George Soros attaccò l’economia italiana, attraverso Deutsche Bank e Goldman Sachs, il cui senior advisor era Romano Prodi. Giuliano Amato era capo del governo, oggi è a senior advisor di Deutsche Bank. Oggi Soros non specula contro l’euro ma gioca con le docce scozzesi sui titoli bancari e di stato, dopo essersi disfatto dei clienti privati, ai quali avrebbe dovuto rendere conto nei suoi giochi al ribasso.Ricapitoliamo. Prodi elenca che cosa recherebbe in dote se ascendesse il Colle. Soros e Amato sono riposizionati nei punti giusti. L’economia italiana deve essere tenuta a mezz’acqua fino a che la proposta di Prodi e Junker non appaia obbligata. Angela Merkel dirà no finché il prezzo non le aggrada. In tal caso sarà uno scherzo deprezzare i Btp anche del 20 o 30% rispetto agli Eurobond. Così i risparmi degli italiani saranno depredati. A meno che Napolitano…