I sinistri nemici dei popoli.

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Poche cose mi spazientiscono sul serio. Una in particolare mi manda il sangue al cervello. L’ipocrisia del guerrafondaio democratico che della lotta per la libertà fa una libertà di lotta, indiscriminata, che confonde in malafede la resistenza all’invasione con l’istigazione a resistere a qualsiasi costo, di solito a spese altrui, e, prima ancora, che sobilla la provocazione per accusare gli altri di aggressione. Questo mostro mitologico che copre l’ignoranza con la saccenza e l’ istinto sanguinario con il discorso umanitario è il nemico numero uno della vita collettiva. È colui che ci porta in guerra per una corvée, è colui che si sente prossimo al mondo ma non è il prossimo di nessuno essendo diviso dagli altri da una (s)pregiata torre d’avorio.
Gli elementi peggiori di questa cricca sono ex sessantottini, come Galli della Loggia che cito sotto. Da valle Giulia a valle di lacrime e sangue sulla pelle dei popoli il passo è breve, il bellicoso ex rivoluzionario è divenuto un reazionario della più bieca specie che disprezza il popolo senza nemmeno il distacco aristocratico di chi è nato privilegiato e sa bene come va il mondo.
Un tempo più a sinistra dei sinistri, Galli della Loggia vuol ricordare oggi a quel pezzettino di sinistra ancora titubante a inviare armi ai nazistoidi ucraini che uno come “Enrico Berlinguer, pur vivendo a qualche migliaio di chilometri da Mosca ed essendo segretario di un partito che si chiamava comunista, aveva il diritto — come lui stesso dichiarò a suo tempo — di sentirsi «più sicuro» sapendo di essere protetto dalla Nato, e invece, chissà perché, Polonia, Ungheria e tutti gli
altri Stati dell’Est non avrebbero avuto lo stesso
diritto.”.

Ma lui contestava quel PCI temporeggiatore e moderato, chiamando proletari e studenti alla rivoluzione. Peraltro quel Berlinguer, già nascostamente filoamericano, segnalava lo smottamento del partito verso le coste dove tutti poi approderanno apertamente negli anni successivi, rinnegando il sol dell’avvenire per finire sotto questa cattiva stella epocale.

Ma costui va ben oltre:

“E dove sta scritto poi che l’Europa si divide in Paesi, come l’Italia l’Olanda e il Portogallo, i quali, beati loro hanno il diritto di sentirsi protetti da una forte alleanza militare evaltri invece che non potrebbero godere di tale diritto per non far arrabbiare il re del Cremlino? Da quando la sinistra si è convertita a questa Realpolitik a spese dei più
piccoli e dei più deboli? Da quando?”

Almeno da quando lui ha abbandonato i più deboli per scrivere sul giornale dei poteri forti.

E prosegue:

“Si direbbe davvero che la grande maggioranza di coloro che dicono di opporsi alla guerra vogliano sì la pace, ma la pace sulla pelle degli ucraini.”

Vuoi mettere lui che invece vuole la guerra sulla pelle degli ucraini? Questo è il loro modo di fare. È lo stesso di quando tifavano rivolta, sulle teste di quelli che prendevano le bastonate, per l’alto ideale poi rimasto soltanto alto, almeno se riferito alla loro foia di scalare la classe sociale che dicevano di voler annientare.

“Basta che l’Ucraina resista. E che, com’è giusto, i
Paesi che da due mesi la stanno aiutando continuino a farlo”.

Basta che l’Ucraina resista? E allora che resista anche se potrebbe smettere di esistere. Così invece dell’Ucraina avrà un’altra Ucronia da vergare in un suo editoriale del Corriere della Serva. Gianni Petrosillo