IL CARO LEADER

RENZI

 

Il nostro Caro Leader Matteo Renzi, perennemente connesso all’immagine di sé, urla che il suo partito non prenderà lezioni di legalità da nessuno. Fa bene, anche perché in Italia la legalità è difficilmente spiegabile e, quindi, sarebbero tutti insegnamenti inutili. Resta solo il vecchio aforisma giolittiano per cui le leggi “per i nemici si applicano mentre per gli amici s’interpretano”, motto imperituro a cui anche il fiorentino, naturalizzato Premier senza i requisiti elettorali, pare aderire all’occasione, come tutti i suoi predecessori. De Luca e qualche altro concionatore saranno soddisfatti ma per gli altri 60 milioni di italiani la questione rimarrà ugualmente inessenziale, anzi si tratterà, per giunta, di un’aggravante, in una condizione di depressione generale, che continua a certificare il ballo insulso degli attuali poteri (s)governanti. Ad ogni buon conto, tutti questi discorsi sulla legalità, vituperata da furbacchioni ed arraffoni di bassa lega, li lasciamo fare al Fatto Quotidiano che ha l’esclusiva delle puttanate in punta di penna e di diritto, su tutto il territorio nazionale, ed anche oltre. Personalmente, preferisco l’adagio ferrariano secondo il quale in politica “chi ha le mani pulite semplicemente non ha le mani”, cioè è incapace di “impastare il sangue con la merda” (ma questa è un’altra massima, quella del mio conterraneo Rino Formica) entrambi ingredienti indispensabili della politica ai suoi massimi livelli. Purtroppo, in Italia, la merda, quella che i nostri politicanti si fanno sotto ad ogni battito di ciglia di Usa ed Ue, sovrasta il sangue, ovvero le passioni, e da qualche decennio ormai, con risultati pesantissimi per il Paese che sono sotto gli occhi di tutti. Anziché portare il dibattito pubblico su livelli di indispensabilità storica, in linea con la fase geopolitica, questi politicastri del piffero lo trascinano lungo un sentiero moralistico e conformistico che lacera il tessuto connettivo nazionale e disunisce gli italiani su fraintendimenti di corto respiro e nessuna sostanza migliorativa. Dividere e svendere, questo è quello che fanno per disfarsi dell’Italia e per conservare la cadrega con sommo disdoro della ragione. Con il Belpaese che non conta più nulla all’estero ed è incapace di amministrarsi autonomamente all’interno, questi lestofanti ci parlano ancora di impresentabilità dei candidati, leggi elettorali scritte più o meno a capocchia, diritti degli omosessuali ed altri argomenti buoni per un’altra Svezia ma non per una Penisola che arranca tra stenti e fallimenti. La vita mi ha insegnato, prima di ogni altra cosa, a diffidare delle anime belle e dei loro discorsi lindi e corretti, ancor più che dei mascalzoni patentati e corrotti. I propugnatori di moralità a tutto spiano sono briganti che nascondono il coltello dietro la schiena e colpiscono a tradimento, sono privi di qualsiasi codice d’onore e vogliono unicamente disonorare tutta la popolazione, gabbandola con un sovrappiù di parole. Chi perora la propria superiorità morale, soprattutto in politica, è quasi sicuramente il primo dei farabutti, anche se riesce a praticare l’arrocco delle sue malversazioni, grazie al polverone di popolarità alzatogli intorno da giornali compiacenti e poteri marci consenzienti. E’ vero, nel parterre partitico attuale non si salva quasi nessuno ma evitate di farvi soccorrere da chi giura che la sua coscienza è specchiata, specie in campagna elettorale. Con una mano vi allunga una mancia in valori, bollati o meno, e con l’altra si appresta a darvi un’altra bella bastonata. E’ già accaduto e accadrà ancora. Non fatevi sempre fottere.