Il fabbisogno idrico del Sudafrica sarà caro

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[Traduzione di Francesco D’Eugenio da: <http://www.stratfor.com/analysis/south-africas-water-needs-will-be-costly]

In breve

Nei prossimi decenni, il Sudafrica dovrà affrontare la sfida della disponibilità idrica, che avrà un grande impatto sulla sua economia e potrebbe rallentarne la crescita. In particolare, man mano che il Sudafrica sarà costretto ad attingere a fonti più costose o d’importazione, a subirne gli effetti saranno le attività che consumano grandi quantitativi di acqua, come le centrali elettriche a carbone e l’industria estrattiva. Anche l’agricoltura, che resta il maggior settore economico in quanto a consumo idrico, verrà limitata. Nel breve termine, il consumo domestico in rapido aumento metterà a dura prova la rete idrica. L’inefficienza del sistema di distribuzione, assieme ad altri fattori come il furto degli equipaggiamenti, contribuiranno verosimilmente ad un intensificarsi delle emergenze idriche locali, come quella vista di recente nella provincia di Gauteng.

Analisi

Nel mese di settembre, a seguito di un guasto in un’importante centrale di pompaggio, numerose città nella provincia di Gauteng hanno sofferto di gravi interruzioni della fornitura idrica. Ma questo è solo un esempio tra i tanti casi di incidenti analoghi verificatisi su tutto il territorio nell’ultimo anno. Sebbene la causa specifica sia spesso il furto di cavi e il conseguente blackout, il Sudafrica distribuisce le sue limitate risorse idriche affidandosi a un’infrastruttura ed a progetti ingegneristici obsoleti. Dopo la fine dell’apartheid e le elezioni democratiche del 1994, il sistema idrico è stato sottoposto a uno sforzo crescente perché Pretoria ha inserito il diritto all’approvvigionamento idrico nella Costituzione, richiedendo che il governo fornisse acqua a milioni di cittadini che prima non ne disponevano affatto.

I costi di un’infrastruttura datata

Per venire incontro all’aumento della domanda, dopo la fine dell’apartheid sono state costruite nuove infrastrutture. Ciononostante, anche considerando questi nuovi sistemi, l’età media pesata delle infrastrutture idriche del Sudafrica è di 39 anni, e la maggior parte di esse ha bisogno di riparazioni, aggiornamenti ed espansione. I progetti di ingegneria idrica costituiscono una parte considerevole del Piano Infrastrutturale Nazionale del 2012, e diversi di questi progetti sono tuttora in corso d’opera. Tuttavia si stima che per soddisfare il fabbisogno idrico dei suoi cittadini il Sudafrica abbia bisogno di 600 miliardi di rand (circa 54 miliardi di dollari) nei prossimi 10 anni, ma meno di metà di questa somma è stata finanziata. Il tasso attuale di investimenti e migliorie potrebbe non essere sufficiente a soddisfare la domanda crescente della popolazione sudafricana.

In aggiunta, il Sudafrica non ha personale con le capacità tecniche necessarie. Dopo l’abolizione dei contratti di apprendistato, Pretoria ha assistito alla riduzione del numero di ingegneri civili, e ad una carenza di personale con la formazione necessaria per gestire grandi progetti e riparare le infrastrutture, rendendo difficile la realizzazione dei suoi ambiziosi piani di costruzione.

A causa di anni di manutenzione insufficiente, lo sforzo per mantenere un approvvigionamento idrico affidabile per la domanda domestica e industriale è una battaglia persa. Secondo le stime occorreranno 1,4 miliardi di rand all’anno solo per preservare le infrastrutture esistenti, le quali, a causa di falle nella rete di distribuzione, sprecano circa il 37 percento delle acque per uso domestico, costando così altri 7 miliardi di rand all’anno.

Il settore energetico sotto pressione

L’acqua e la produzione energetica restano intimamente legate in Sudafrica. Molte delle emergenze idriche dell’anno scorso sono state attribuite a interruzioni di corrente nelle stazioni di pompaggio, causate a loro volta da furti dei cavi di rame e di acciaio. A causa di strutture obsolete o insufficienti, la Eskom, la compagnia che produce la maggior parte dell’energia in Sudafrica, non riesce a soddisfare la crescente domanda, e i blackout sono frequenti. Per espandere la produzione energetica, il Sudafrica sta costruendo le grandi centrali a carbone Kusile e Medupi, ma nessuna delle due è completa e ci sono stati già dei ritardi, in particolare con Medupi a causa degli scioperi e degli errori delle compagnie appaltatrici. Il settore energetico del Sudafrica continuerà ad essere vincolato dalla disponibilità idrica nei prossimi decenni. La centrale Medupi, che usa il raffreddamento a secco e quindi necessita di molta meno acqua degli impianti a carbone tradizionali, allevierà la situazione se entrerà in funzione a metà del 2015, come programmato. Il dibattito sulla costruzione di una terza centrale per andare incontro alla crescente domanda energetica è tuttora in corso.

Tuttavia, di fronte alla domanda crescente di energia, continuare a fare affidamento sul carbone quale fonte primaria di elettricità potrebbe costituire un grosso freno allo sviluppo. La maggior parte delle centrali a carbone del Sudafrica è vecchia e inefficiente, richiedendo grandi quantità di acqua. Ci sono già dei piani per chiudere circa 10 gigawatt di capacità obsoleta, da sostituire con nuovi impianti a gas naturale, nucleari, idroelettrici, eolici e solari. Ma la maggior parte della rete elettrica continuerà a fare affidamento sul carbone quale fonte principale di energia. L’acqua necessaria per far funzionare le centrali a carbone, insieme a quella necessaria per estrarre e lavorare il carbone stesso, porranno vincoli addizionali sulle risorse idriche. Nonostante questi limiti, il Sudafrica non ha alternative all’energia da carbone per i prossimi due decenni.

Il Sudafrica resterà un esportatore di carbone competitivo per i prossimi 20 anni. Tuttavia il settore minerario finirà con l’essere inevitabilmente limitato se non verranno presi provvedimenti per alleviare la carenza d’acqua, i quali potrebbero però aumentare il costo del carbone esportato. Tutti i costi aggiuntivi finiranno con il vincolare ulteriormente il settore, che già risente degli aumenti de costo della manodopera [<http://www.stratfor.com/analysis/escalating-south-african-labor-disputes-reflect-deeper-pressures>]

e dell’energia. Con le limitate risorse idriche che diventano via via più preziose, le fonti energetiche come il carbone, che consumano molta acqua, potrebbero diventare meno competitive su un mercato globale in continua evoluzione.

La domanda consuma le risorse idriche

Altri settori incideranno sulle limitate risorse idriche del Sudafrica. L’agricoltura resta il settore che usa più acqua in Sudafrica. Sebbene ci siano già dei tetti all’irrigazione, Pretoria potrebbe aumentare le importazioni alimentari se l’acqua venisse indirizzata verso altri settori; ciò limiterebbe tuttavia la crescita economica del paese. Il settore domestico, il secondo per consumo idrico, sarà interessato dalla crescita più rapida, anche se andrà incontro a problemi infrastrutturali.

I settori energetico e minerario sono anch’essi grandi consumatori di acqua, utilizzando insieme il 10 percento dei consumi del Sudafrica. In particolare, il settore minerario avrà la priorità in virtù della sua importanza economica, sebbene dovrà affrontare esso stesso la realtà delle risorse limitate. Nei prossimi due decenni, sempre più miniere dovranno ricorrere ad acqua importata dai paesi vicini <http://www.stratfor.com/image/south-africa-concerns-over-lesothos-dams-and-waterways>. In definitiva, si stima che nel 2030 la domanda supererà la disponibilità attuale di quasi 3 miliardi di metri cubi all’anno, corrispondenti al 17 percento della domanda totale.

Pretoria dovrà presto affrontare i problemi legati all’approvvigionamento idrico a causa delle infrastrutture insufficienti. Per soddisfare la popolazione attuale bisognerà mantenere le infrastrutture esistenti, mentre per soddisfare la domanda crescente occorrerà incrementare le forniture di acqua ed elettricità. Se queste necessità non venissero soddisfatte, vedremo a breve termine un acuirsi degli episodi di interruzione dell’acqua e dell’energia. Nel lungo termine, le limitate risorse idriche potrebbero vanificare gli sforzi del governo per ridurre il divario economico e creare una classe media. In definitiva, questi vincoli potrebbero limitare la crescita economica del Sudafrica per i prossimi due decenni.