IL LEADER “DIMEZZATO” di GLG, 21 settembre ‘14

LAGRA21

 

 

1. Il “merito” dell’ultimo governo italiano, escogitato dagli Usa con il loro preferito “alleato” ai vertici della Repubblica, è quello di aver infine mostrato anche agli ignari, di cui è piena zeppa la nostra popolazione, che destra e sinistra sono al massimo stati d’animo, schieramenti immaginari di uno “scontro” tutto incentrato sul “mostro” Berlusconi. Per vent’anni e più non si è vista nessuna reale differenza se non nell’atteggiamento verso il mostro e per quanto riguarda una serie di scontri fasulli tra “progressisti” – solo in vena di femminismo da soap opera, di chiassosa rivendicazione dell’omosessualità, ecc. – e difensori di una “Tradizione” con atteggiamenti e mentalità che servivano a rafforzare gli “avversari”. Una buffonata dietro l’altra.

Adesso, quella che sostiene d’essere ancora la “vera sinistra” accusa Renzi quale emulo della Thatcher; la “destra” applaude a quello che viene ritenuto un involontario complimento, fa qualche minima critica al premier perché deve ancora perfezionare il suo “liberal-liberismo”, ma nell’insieme lo stima e lo ritiene quello che ci voleva per eliminare gli “ancora comunisti”. Non rimpiango di aver definito i gruppi chiave della “sinistra” ceto medio semicolto, e di averlo ritenuto responsabile primario del terribile disfacimento culturale e sociale di questo “pauvre pays”; tuttavia, va detto che l’ignoranza e la rozzezza della “destra berlusconiana” supera ogni livello di guardia. Vedere ancora comunisti in giro, prendere Marx come responsabile del “gulag”, ecc. è una tale aberrazione che suscita ira e profondo disgusto. E’ ovvio che – al di là delle primarie responsabilità di quella che si pretendeva “sinistra”, quella salvata da “mani pulite” in quanto riconosciuta dagli Usa come la più malleabile e prona ai loro voleri – non si deve abbassare la guardia rispetto a questa “destra” che spande crassa ignoranza presso una grossa quota della popolazione.

Renzi e Berlusconi (il suo sostanziale complice) sono una sorta di unico leader “dimezzato” (come il calviniano Visconte). La “cannonata” che l’ha spezzato in due è il cambiamento di strategia degli Stati Uniti, più o meno contemporaneo all’affermarsi di quei gruppi dominanti (e nuclei strategici) che hanno portato alla presidenza il mediocre Obama, osannato dalle decerebrate “sinistre progressiste” in quanto “nero”. Il coniglio berlusca, a partire dal 2010-11, ha tradito tutto e tutti, ha eseguito senza esitazioni le indicazioni del già citato “agente” americano in Italia; e ha seguito anche il consiglio di avere – soprattutto nelle fasi iniziali del suo vile accodamento e tradimento (le fasi del massacro di Gheddafi e poi della sua stessa sostituzione con Monti) – qualche brontolamento e protesta (mai uscita dal giusto “seminato”) per non disorientare subitamente il suo elettorato, per fargli digerire con calma la sua vigliaccheria. Si sono mostrate in F.I. resistenze e incomprensioni, ma mai capaci, non almeno fino ad ora, di trovare un sussulto di vera resistenza contro il “traditore”. Anche altri schieramenti di “destra”, tipo la Lega, manifestano malcontento, ma non sono tuttora capaci di denunciare fino in fondo l’alleanza distruttiva tra le due metà del “leader dimezzato”. In effetti, non c’è una metà buona ed una cattiva; sono entrambe meschine, avvilenti, lesive di ogni autonomia italiana e di ogni possibile sussulto di una società ormai esausta.

 

2. La presenza di questo “leader bifronte” sta producendo effetti di scomposizione del quadro (pseudo)politico già devastato dal ventennio improntato all’antiberlusconismo degli eredi dell’eurocomunismo, gli eredi cioè dei voltagabbana del PCI che hanno iniziato la loro opera devastante alla fine degli anni ’60. Nelle ultime consultazioni elettorali (europee), di quell’oltre il 40% di elettori rimasti a casa la grande maggioranza era costituita dai berlusconiani, smarriti e talvolta furenti per l’impensata (da loro) alleanza dell’“amato leader” con quello della sedicente sinistra. Oggi, grazie al tambureggiamento del coniglio e dei suoi media, lo sbandamento dell’elettorato si verificherà soprattutto nella “sinistra” mentre una quota di “destri” rientrerà in cabina per votare l’“altra metà” di colui che ha riempito la loro testa di rigurgiti liberal-liberisti fin dalla sua discesa in campo nel ’93-‘94.

Renzi è solo un Berlusconi più giovane e non ancora logorato; questa l’immagine che la stessa “destra” (con qualche distinguo in alcuni settori come si evince dal quotidiano “Libero”) sta diffondendo, scoprendo sempre più il disegno in atto da ormai quattro anni e che ha avuto bisogno della impropria rielezione del presdelarep. Finalmente capiamo meglio. Non potevano essere eletti Marini o Prodi e nemmeno Rodotà. Adesso, se Napolitano si dimettesse, potrebbe forse andare a scaldare quella sedia anche uno squallido rottame della vecchia sinistra, che si riciclerebbe subito con l’opportunismo tipico di questi figuri vendutisi agli Usa a basso prezzo, pur di essere pronti a sostituire il vecchio personale di centro-sinistra (Dc-Psi) non appena fosse crollato il “campo socialista”. Prima dell’avvento di Renzi, nel mentre era in marcia la “transizione” montian-lettiana, era pericoloso lasciare qualche atout ai pur “esausti” rimasugli piciistico-diccì (di “sinistra”); occorreva al vertice dello Stato il vecchio “viaggiatore” del 1978, l’“amico” di Joseph La Palombara.

L’operazione in corso è purtroppo favorita da un’attenta opera di creazione di rivalità e inimicizie tra generazioni e tra frazioni sociali sul fronte delle condizioni di vita e di lavoro. Si convincono soprattutto le più giovani generazioni, con forti difficoltà di trovare posti stabili e soggetti a facile e frequente “rimessa in libertà” (cioè a rientrare tra i disoccupati), che ciò avviene perché ci sarebbero frazioni lavorative privilegiate (semplicemente hanno trovato un “posto fisso”, questo è considerato privilegio!) o quelle già entrate in pensione, operando la loro scelta in base alle leggi vigenti all’epoca del loro pensionamento. Per di più, sembra che ormai anche la “sanità pubblica” sia diventata un lusso; si sta smontando pezzo a pezzo quello Stato sociale tanto propagandato per convincere che ormai il capitalismo aveva un “volto umano”, che era inutile pensare al “socialismo” e guardare dunque ad “est”.

Viene quindi sottoposto a continuo attacco il sistema sanitario e quello pensionistico. Non sono in grado di valutare fino a che punto i giovani capiscano come, cascando nella trappola e favorendo i disegni dei distruttori dello Stato sociale, si troverebbero un giorno, giunti pur essi all’anzianità, in condizioni drasticamente peggiorate. La criminalità dei nostri governanti e degli infami che li servono nei media si nota subito con il battage sul nuovo contratto – demenzialmente e furfantescamente denominato “a tutele crescenti” – con cui, fino a 3 anni dall’assunzione, si possono licenziare i lavoratori con indennizzo da pitocchi e senza diritto di reintegro (in base a ricorso alla “giustizia”). Questi sporcaccioni ignobili, mediante paragoni fatti con altri paesi in diverse condizioni sociali ed economiche, sostengono che così si diminuirebbe la disoccupazione e i giovani troverebbero lavoro; essi non lo trovano perché ci sono i “privilegiati” abbarbicati ai loro posti di lavoro e che finora hanno sempre trovato pretori (“comunistacci incalliti”) per reintegrarli.

Se la situazione economica fosse in sviluppo, un qualsiasi imprenditore non rischierebbe di perdere il buon andamento per paura di trovarsi tra i piedi lavoratori passibili di reintegro; nel breve periodo la produttività del lavoro non può essere tecnologicamente molto aumentata, quindi è meglio assumere e non lasciarsi fottere dai concorrenti nello sfruttare l’“onda buona”. Se la situazione economica è stagnante com’è adesso (e lo sarà ancora a lungo), non c’è barba di “libertà di licenziamento” che spinga a sostenere aumenti di costi del lavoro. Questo provvedimento serve solo a rendere ancora più precario il lavoro giovanile già precario; una volta assunti per bisogni stagionali o per moderati e ben prevedibilmente temporanei aumenti della domanda di certi beni, i nuovi lavoratori impiegati restano nella provvisorietà e sono anzi resi ancora più malleabili per l’assenza di ogni garanzia.

Solo i giornalisti sedicenti “liberisti” possono avere una mentalità di così elevata meschinità e cialtroneria. La Thatcher ha rilanciato l’economia inglese urlano gli animalacci; facendo decadere e deindustrializzare intere aree economiche e sociali del paese. E anche Pinochet ha alla fine ottenuto un rilancio dell’economia cilena, dopo che Allende, troppo “timido” nello schiacciare la fronda di quelle classi economiche che tramavano con gli Usa il colpo di Stato, aveva creato certo una notevole incertezza e caos nel paese. Furfanti e bestioni nel contempo questi nostri governanti e i loro corifei nei media!

 

3. Il problema grave per il nostro paese è che non si vede chi si possa opporre all’infernale “leader dimezzato” dove però le due metà, al contrario che nel romanzo di Calvino, non sono l’opposto l’una dell’altra, non sono nemmeno in sostegno “antitetico-polare”; sono invece complici e stanno procedendo, sotto direzione “estera”, a desertificare questo paese, che diventerà così una delle basi operative più malleabili e appiattite di tutto il sistema “americo-centrico”. L’opposizione sarebbe quella dei vecchi notabili ex piciisti, solo furiosi perché hanno fatto il loro tempo come servi degli Usa? L’opposizione sarebbe quella di chi bombardò la Serbia al seguito di Clinton? O deve essere affidata a questi sindacati, ormai invecchiati, frutto di una stagione superata da non so quanti decenni, dove i settori più “radicali” sono semplicemente ancorati al conflitto capitale/lavoro?

No, è evidente che questi o saranno battuti ed estromessi da ogni ambito di vera opposizione o si adatteranno con vili compromessi, e piatendo qualche buon obolo, all’ondata devastatrice in atto. E nemmeno dobbiamo più avere tendenza al compromesso con quegli altri imbroglioni che continuano a raccontarci che il male viene dalle banche “esose”, dalla massoneria finanziaria composta di gruppi “transnazionali” che sfruttano i poveri popoli di tutto il mondo. Nessuna più concessione alla buona fede di questi cattivi prodotti delle Università di un mondo ormai sfatto, senza più cultura, senza nulla di nulla. Le banche non sono né buone né cattive così come non lo è il capitalismo tout court. Qui abbiamo un paese, gli Usa, che si è illuso per oltre un decennio di poter ormai dominare l’intero XXI secolo dopo il crollo dell’antagonista creduto “socialista”. E’ dall’inizio del secolo invece – con data simbolo nell’11 settembre 2001 – che sta cercando la via migliore per impedire il multipolarismo incipiente. E questa ricerca, con periodici mutamenti strategici e tattici, provoca riverberi particolari nei vari paesi che, anche nel mondo bipolare, furono sottomessi a questo centro ormai non più “regolatore” dell’insieme, ma tutto il contrario invece.

Del resto, anche le ultime elezioni europee sembrano aver creato qualche illusione – con la crescita di forze politiche supposte antieuropeiste – circa il possibile nascere nel nostro continente di un’opposizione alla subordinazione al “padrone americano”. Tuttavia, molti dubbi sorgono proprio in questi ultimi tempi, in cui abbiamo visto critici anche duri della politica statunitense in “salsa obamiana” mettersi a predicare una vera assurdità: che il nostro nemico principale, il vero pericolo per l’umanità, sarebbe l’islamismo sunnita. Lungi da me avere simpatia (politica, non parlo d’altro) per l’Isis, e in fondo nemmeno tanto per Hamas o altri schieramenti similari. Tuttavia, tutti questi esistono e si rafforzano – temporaneamente come l’Al Qaeda di Bin Laden – per i bisogni tattico-strategici del paese ancora centrale. Da qui deve ripartire un’autentica forza che volesse, un domani, ridare prestigio e potenza ad almeno alcuni paesi europei; non all’Europa Unita, da sempre asservita agli Stati Uniti e che non può mutare questa sua scelta definitiva fin dall’inizio della sua esistenza, anzi fin dai progetti di sua costituzione ad opera di “europeisti” come quelli “antifascisti del tradimento”.

Dobbiamo iniziare una nuova, completamente nuova, strada. Non è certo il caso che mi metta qui a stilare una sorta di “manifesto”, di cui ancora non esistono nemmeno le prime pietruzze. Tuttavia, dobbiamo andare oltre il giornalismo sui fatti contingenti. C’è da ripensare una lunga storia che ci ha condotto alla situazione attuale; e nella quale, purtroppo, sono stati implicati quelli che fingevano d’essere interessati ad una trasformazione “socialista” (o comunque “più giusta”) della società capitalistica. No, sono stati fra i principali protagonisti di continui tradimenti e asservimento ad oltreatlantico. Non ci si può fidare di loro, nemmeno tatticamente; oggi si oppongono ai Renzi (con i loro complici detti di “destra”) perché si sentono obsoleti e ormai scartati dal “padrone”, che ha individuato nuovi servitori; non più intelligenti o efficienti, semplicemente all’“altezza” della paurosa decadenza culturale e socio-politica di questo nostro paese e, in genere, di tutti quelli europei. Si parta da questa consapevolezza!