IL MISTERO DEGLI ESTERI DEL CAVALIER POMPETTA

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boninoParliamo di Emma Bonino, anche se avremmo voluto non farlo perché è una gran perdita di tempo, come coi referenda.

La donna che visse due volte, non essendo esistita mai – prima come compagna con le idee confuse, poi come estremista liberale senza ideali – è il vero Cavalier pompetta della nostra Repubblica.  Fu lei a farsi immortalare dalle macchine fotografiche mentre praticava un aborto clandestino, con una pompa a mano da bicicletta. Si accaniva sui feti per poi gettarli nella spazzatura. Voleva affermare un principio universale, la libertà delle donne di essere padrone del proprio destino, riuscì soltanto a farci capire quanto il femminismo fosse l’altra faccia del maschilismo, quella priva di barba ma non d’idiozia. Non siamo contro l’aborto ma il cinismo ha un limite e la signora, che “bonino” non sta per niente, lo ha spesso oltrepassato, ieri come oggi.

Il vento radicale è cambiato spesso negli anni, soffiando da una posizione all’altra dello schieramento politico. Emma c’era sempre e sempre a favore di corrente, insieme al suo mentore Pannella. A proposito, quest’ultimo, come il Barone di Munchausen, si è fatto crescere il codino, non per sollevarsi da terra ma per sottolineare una sua caratteristica: il codinismo, appunto. Pannella, tuttavia, a modo suo è un idealista perché non sa che farsene degli incarichi ministeriali, lui vuole essere semplicemente adorato come un profeta. Calatosi nella parte, come un povero cristo si è fabbricato il suo personale martirio. Il devoto alla “marja” va urlando in giro di essere silenziato dal sistema e ciò, secondo lui, sarebbe sufficiente a dimostrare la santità delle sue proposte e l’ingiusta persecuzione nei suoi confronti. A Marco non passa per l’anticamera del cervello che se persino i potentati che lo coccolano respingono i suoi quesiti allora vuol proprio dire che sono autentiche baggianate.

I radicali, dopo tante dure battaglie civili, una più inutile dell’altra, un giorno pensarono di mettere su casa, anche se a modo loro. Scarseggiando i voti, mancavano anche i denari. Urgeva, dunque, una soluzione. Decisero di trovarsi un luogo con tutti i comfort per sistemarsi, diciamo una stanza dei giochi dove fare baldoria tra una bevuta di piscio e uno spino.  Finalmente, trovarono un cantuccio presso il gruppo Bilderberg. Quest’ultimo garantì all’organizzazione un approdo ideologico certo, un salario sicuro e qualche ruolo onorevole. Da allora i radicali, pur continuando a non prendere nemmeno un seggio, dispongono delle risorse necessarie a sopravvivere e fare pressione sugli alti livelli istituzionali.

I radicali, insomma, sono le nostre Femen ante litteram, le nostre Pussy Riot all’amatriciana; come queste s’abbeverano alle fonti dell’élite mondialista, prendono lezioni da Soros (e non solo quelle) e frequentano i circoli à la page (libera traduzione: alla paga) dove si istruisce la futura classe dei provocatori antinazionali.

Attualmente, come tutti sanno, Emma Bonino è membro del governo Letta. Nessuno si è accorto della sua presenza. Tutte le pratiche internazionali sulla sua scrivania, che costituiscono altrettanti problemi per l’Italia, dai Marò detenuti in India agli scenari infuocati del Mediterraneo e del Medioriente, restano inevase. Emma tace e scontenta. Il suo dicastero è stato ribattezzato il Mistero degli Esteri, anche se è ingiusto addossarle ogni colpa, essendosi “indistinta” al pari dei predecessori, da vent’anni in qua.

Il destino però ha voluto darle un’occasione di redenzione, in concomitanza con l’annuncio di Obama di voler colpire la Siria. Gli Usa hanno accusato Assad di aver usato gas sarin contro la popolazione. Gli indizi raccolti dalla Casa Bianca sono fallaci, al limite dell’impostura, come quelli fabbricati per l’invasione dell’Iraq.

La Pasionaria Nostra avrebbe potuto riabilitarsi accodandosi a quanti si sono rifiutati di entrare in guerra per tali inequivocabili motivazioni. Ed, invece, si è appellata alle formalità, alle astrattezze del diritto. Ci vuole il consenso dell’Onu, ha detto. Come se un voto delle Nazioni Unite avesse il potere di trasformare una menzogna in una verità. Secondo raziocinio, le prove resteranno false, con o senza l’avvallo della comunità internazionale. La Bonino non vede la contraddizione, noi, in cambio, vediamo benissimo il metro col quale si è fin qui regolata per denunciare i vari massacri nel mondo: un occhio a Washington e l’altro alla carriera. Comunque, prendersela con lei è come sparare sulla croce rossa ed, in realtà, siamo molto più arrabbiati con chi “ce l’ha messa”.