IL PAZZO E’ KIM?

china vs usa

 

Mentre i nostri commentatori del piffero, col loro codazzo di giornalisti dilettanti, sprecano tempo a psicoanalizzare Kim – il pazzo, il folle, l’Hitler del XXI secolo, e via sproloquiando – per leggere qualcosa di sensato bisogna ricorrere alle fonti estere. Anche a quelle statunitensi che, sul tema, appaiono molto più ragionevoli dei servi europei. Secondo gli analisti americani, l’alleanza tra la Superpotenza e la Corea del Sud resta determinante per legittimare la presenza a stelle e strisce in un’area strategica come quella Asia-Pacifico, per contenere la Cina ma anche per sorvegliare paesi amici, con velleità egemoniche, come il Giappone. In Corea del Sud gli Usa hanno un avamposto militare privilegiato che sarebbe impossibile collocare, alle stesse condizioni, in un altro contesto.
Come viene riportato sul sito del Russian International Affairs Council, Washington intende mantenere il suo dominio politico e militare in Asia orientale e impedire a Pechino di rafforzare significativamente le proprie posizioni.

La Cina non farà scoppiare una guerra alle sue frontiere, checché ne dicano i catastrofisti alla Giulietto Chiesa. Cercherà, ricorrendo al soft power con l’alleato e alla persuasione diplomatica con gli Usa, di garantire stabilità nella penisola coreana, continuando a rafforzarsi militarmente.
In prospettiva, Pechino proverà ad estendere la sua influenza in Asia orientale, sottraendo spazio agli Usa. Ma sono processi più o meno lunghi che sfociano in conflitti diretti solo dopo l’esaurimento di innumerevoli mosse tattiche da parte dei contendenti. La guerra è sempre un’estrema ratio tra avversari di grosso calibro. Per ora siamo abbastanza lontani dal punto critico. Ovviamente, Washington vuole evitare che le mire cinesi si concretizzino. Mantenendo una energica presenza politico e militare in Asia orientale tenta di scongiurare tale eventualità.
Gli americani restano in relativo vantaggio anche in quest’area ma alcune loro iniziative, spesso affrettate, testimoniano di un cambio di stato d’animo alla Casa Bianca. Il dispiegamento di scudi spaziali in territorio sud coreano, accresce i sospetti cinesi. La Corea del Nord non costituisce una minaccia tale da giustificare questo dispiegamento di mezzi. Ergo, gli americani si stanno premunendo contro la Cina. Gli Usa hanno usato speculare espediente in Europa contro la Russia, anche se inizialmente avevano affermato di voler proteggere il Vecchio Continente dall’Iran.
In ogni caso, come sostiene giustamente il RIAC, Pechino è interessata “alla prolungata esistenza della Corea del Nord, governata o meno dalla dinastia Kim”, anche se quel paese dovesse assurgere allo status di potenza nucleare de facto. I cinesi temono “che il crollo del regime nordcoreano possa provocare l’ancoraggio del Nord al Sud, formando così uno stato coreano unificato con capitale Seoul” e decisamente filo-americano. Le ambizioni cinesi in Asia ne uscirebbero ridimensionate se non a pezzi.
Piuttosto, la Cina è decisa ad espellere Washington dalla Penisola Coreana. Non è una questione di giorni o di mesi, si tratta di un obiettivo decisivo di lungo termine. Il programma missilistico nucleare di Pyongyang potrebbe essere un iniziale deterrente contro la presenza americana in quella zona. A quel punto, le basi statunitensi in Corea diventerebbero inutili. Un attacco a Pyongyang costerebbe a Washington una rappresaglia con distruzione delle sue “stazioni militari” di Honolulu, Seattle o Los Angeles.
Inoltre, l’affare coreano è un ottimo diversivo mentre la Cina cerca di “occupare” il Mar Cinese meridionale. Il dossier coreano è anche possibile merce di scambio. Infatti “Pechino potrebbe chiedere che gli Stati Uniti di ridurre il proprio sostegno a Taiwan come sovrapprezzo per la sua disponibilità a cooperare sulla Corea del Nord. I problemi nord coreani e taiwanesi sono reciprocamente interrelati. Fu l’inizio della guerra di Corea a spingere il presidente degli Stati Uniti, Harry Truman, ad offrire una protezione navale a Taipei, che prosegue sino ad oggi. La Cina non vuole far scomparire la Corea del Nord dalla mappa politica e continuerà a considerare tale paese come suo patrimonio geopolitico, almeno fino a quando la rivalità di Pechino con Washington, per la penisola coreana e tutta l’Asia orientale, continuerà. Se la Corea del Nord fosse destabilizzata dall’interno con la minaccia della disintegrazione del regime politico e della nazione, Pechino farebbe tutto il possibile per impedire a Seul di riannodare il Nord. Le truppe cinesi invaderebbero la Corea del Nord ben prima di qualsiasi passo dell’alleanza sud-coreana. Probabilmente Pechino avrebbe ragioni legali per farlo agendo su invito e con il consenso di Pyongyang” (Riac).
E la Russia (che con la Corea condivide un breve tratto di confine)? Per ora Mosca converge sulla posizione cinese, perché dagli Usa ha ricevuto solo affronti e provocazioni. Anche il Cremlino vuole sfruttare questa crisi per ottenere qualcosa dai padroni del mondo o per potenziare l’intesa con i cinesi. Ciascuna delle due opzioni è sul tavolo proprio perché non è l’amicizia ma l’interesse a guidare la geopolitica.