Il preoccupante precedente dell’Europa nel salvataggio di Cipro -di George Friedman

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[Pubblicato con l’autorizzazione di Stratfor: Europe’s Disturbing Precedent in the Cyprus Bailout | Stratfor ]

La crisi del debito europeo ha preso diverse forme in posti differenti e Cipro è l’ultima nazione che affronta la rovina finanziaria. Le sovraesposte banche di Cipro stanno traballando sull’orlo del fallimento per aver emesso prestiti che non potranno recuperare, il che ha spinto la piccola nazione del Mediterraneo, membro della UE, a rivolgersi a Bruxelles per aiuto. La UE e il Presidente di Cipro hanno annunciato i nuovi termini del salvataggio che inietterà liquidità necessaria per evitare la bancarotta del settore bancario cipriota e, più importante, per prevenire di diffondere panico nel resto dell’Europa. Ciò che rende diversa questa crisi da quelle precedenti della Grecia, Irlanda o altrove, sono le condizioni che Bruxelles ha allegato alla sua assistenza. In relazione alle singolari circostanze di Cipro, in particolare la dubbia origine di una grande porzione dei depositi nelle sue banche appena colpite e la relativa piccola dimensione di questo settore per l’economia globale europea, la UE, guidata dalla Germania, ha tenuto una linea più dura con Cipro.

Cipro ha poche fonti di capitale oltre la sua capacità di essere un rifugio bancario, così Bruxelles ha richiesto che la nazione raccogliesse una parte dei fondi necessari dal suo stesso settore bancario – possibilmente raccogliendo soldi da certi depositi bancari e mettendoli a disposizione dei fondi di salvataggio. La proposta non è ancora stata approvata [l’articolo originale è del 26 marzo – NdT] ma se resa effettiva minerà un principio finora sacro nelle banche della maggior parte della nazioni industriali – la sicurezza dei depositi – stabilendo un nuovo e forse destabilizzante precedente in Europa.

Il dilemma di Cipro

Per anni, prima della crisi, Cipro si è promossa come centro finanziario offshore creando una struttura fiscale e regole bancarie tali da rendere attraente per gli stranieri depositare soldi nella nazione. Come risultato, il settore finanziario di Cipro crebbe sul nanismo del resto dell’economia cipriota, contando per otto volte il prodotto interno lordo ed impiegando una quota sostanziale della forza lavoro nazionale. Tuttavia un effetto collaterale di questa strategia era che, se il settore finanziario avesse sofferto, il resto dell’economia non era forte a sufficienza per stabilizzare le banche senza l’aiuto esterno. La crisi europea generò esattamente tale tipo di problema per il settore bancario cipriota. Per quanto questo non fosse solo un problema di Cipro. Anche se il settore bancario cipriota è piccolo relativamente al resto dell’Europa, se una banca cipriota mancasse di rimborsare il debito che ha con altre banche, potrebbe mettere in questione l’intero sistema bancario europeo, e l’ultima cosa di cui la UE ha bisogno ora è una crisi di fiducia nelle sue banche.

I ciprioti sarebbero entrati nel caos con il fallimento delle banche perché il sistema assicurativo era insufficiente a coprire le rivendicazioni dei depositanti. Dal canto suo la UE non poteva rischiare il contagio finanziario. Ma Bruxelles non poteva semplicemente salvare l’intero sistema bancario, prima di tutto per non creare un precedente e poi perché non c’era consenso politico per un salvataggio totale. Ciò valeva in particolare per la Germania, che avrebbe sopportato il massimo carico dell’onere e si sta preparando alle elezioni del settembre 2013, davanti ad un elettorato che è sempre più ostile ai salvataggi.

Anche se l’elettorato tedesco si oppone ai salvataggi, esso beneficia grandemente da ciò che quei salvataggi impediscono. Come ho precisato diverse volte, la Germania è fortemente dipendente dalle esportazioni e la UE è critica. Sebbene la Germania importi anche grandi quantità di beni dal resto del blocco, una rottura nella zona di libero scambio sarebbe catastrofica per l’economia tedesca. Se tutte le importazioni fossero tagliate insieme alle esportazioni, la Germania sarebbe devastata perché ciò che produce ed esporta e ciò che importa sono cose del tutto diverse. La Germania non potrebbe assorbire tutta la sua produzione e sperimenterebbe una massiccia disoccupazione. Al momento la disoccupazione in Germania è sotto il 6% mentre in Spagna è del 25%. Una crisi finanziaria esplosiva inciderebbe sui consumi, che colpirebbero particolarmente una nazione dipendente dalle esportazioni come la Germania. La posizione di Berlino nelle crisi economiche europee è stata di pretendere di impedirsi di portare assistenza alle altre nazioni, ma di fatto, così facendo, ha inflitto sofferenze anche a se stessa. La Germania farà le sue minacce ed i suoi elettori saranno arrabbiati, ma alla fine la nazione non godrà di elevata occupazione se la crisi sfuggirà dalle mani. Così il gioco tedesco è di minacciare continuamente qualcuno di lasciarlo affogare, mentre alla fine deve fare quello che deve essere fatto. Cipro era una situazione in cui la Germania poteva dimostrare la sua volontà di essere dura ma non voleva correre alcuno dei rischi che sarebbero sorti spingendo una nazione come la Spagna, per esempio, troppo duramente. L’economia di Cipro era così minuscola ed i suoi problemi sufficientemente specifici, che il resto dell’Europa poteva considerare tutte le misure prese contro la nazione come non ripetibili. Lì c’era una situazione in cui la posizione tedesca appariva enormemente più forte del solito. E considerata a sé, ciò era vero – se ignoriamo la questione di quale conclusione il resto dell’Europa e del mondo trae dal trattamento di Cipro.

Una linea più dura

Sotto la guida tedesca, la UE ha fatto ai ciprioti una richiesta fuori dall’ordinario. Ha chiesto che fosse stabilita una tassa sui depositi delle due maggiori banche del paese. La tassa doveva essere del 10% circa e doveva, all’inizio, essere applicata a tutti i depositi di qualunque dimensione. Una soluzione senza precedenti. Sin dalla crisi globale degli anni ‘20, tutte le nazioni industriali avanzate – e molte altre – hanno operato sulla base del principio per cui i depositi nelle banche erano del tutto sicuri. Non erano considerati come prestito che rendevano un interesse, il cui valore sarebbe scomparso se la banca fosse fallita. I depositi erano considerati come un collocamento dei soldi privo di alcun rischio, con la copertura assicurativa per i piccoli depositi, ma in termini pratici, garantiti dalla ricchezza nazionale. Questa garanzia significava che i risparmi individuali e il capitale corrente delle aziende depositati in banca erano al sicuro. L’alternativa non sarebbe stata unicamente l’incertezza, ma la corsa al contante delle persone impedendo ad esso di entrare nel circuito finanziario. Era necessario poter mettere i soldi in un posto sicuro in modo da permetterne l’uso per il credito. La corsa alle banche negli anni ’20 e ‘30 convinse tutti della necessità di una totale sicurezza per i depositi. Bruxelles ha chiesto che il salvataggio delle banche cipriote fosse sostenuto in parte dai depositanti di quelle banche. Questa domanda viola sostanzialmente il contratto sociale sulla sacralità dei depositi e lo ha fatto in uno stato membro della UE – uno dei maggiori blocchi economici mondiali. I proponenti della misura hanno puntualizzato che molti dei depositanti non erano cittadini ciprioti ma piuttosto stranieri, molti dei quali russi. Inoltre si suggeriva che l’unica ragione per un russo di mettere soldi in una banca cipriota era di esportarli dalla Russia e l’unica ragione per questo era fraudolenta. Ne seguiva che la confisca non puntava alle persone normali ma ai loschi russi. Non c’è dubbio che ci siano loschi russi che mettono soldi a Cipro. Ma i ciprioti normali avevano i loro soldi nelle stesse banche e lo stesso facevano molte aziende cipriote e straniere, incluso aziende europee, che facevano affari a Cipro e hanno bisogno di soldi per pagare i salari e quant’altro. La proposta potrebbe sembrare un tentativo di mettere le mani sui soldi russi, ma colpirebbe i conti di tutti i ciprioti così come un considerevole quantitativo di soldi russi legittimi. Confiscare il 10% di tutti i depositi potrebbe devastare gli individui e l’economia globale e probabilmente spingerebbe le aziende che operano a Cipro a spostare le loro liquidità da qualche altre parte. La proposta avrebbe potuto essere devastante ed il Parlamento cipriota l’ha respinta.

Un altro accordo ha provato a mitigare il problema ma comunque viola il patto sociale. I depositi inferiori a 100.000€ non sarebbero toccati. Però i depositi superiori a 100.000€ verrebbero tassati per un’aliquota incerta, stimata al 20%. Mentre gli obbligazionisti perderebbero fino al 40%. Questi numeri probabilmente verranno ancora modificati, ma se assumiamo che siano vicini a quelli definitivi, i depositanti che hanno messo soldi in queste banche al di sopra di questi valori, sono a rischio in funzione della situazione finanziaria della banca. L’impatto per Cipro va la di là della tassa sui soldi della mafia russa. Tutte le aziende che fanno affari a Cipro potrebbero vedersi tagliare del 20% la loro liquidità. Al di là di come verrà precisamente ristrutturato il sistema bancario cipriota, di fatto la UE ha chiesto che Cipro metta le mani su una porzione dei depositi più grandi. Dal punto di vista degli affari, 100.000€ non sono poi così tanti se gestisci un supermarket o un concessionario d’auto o una società di costruzioni, ma questo livello arbitrario potrebbe essere facilmente elevato in futuro e la semplice esistenza di tale misura renderà più difficile attrarre investimenti.

Un nuovo precedente

Lo sviluppo più significativo è che la UE ha ora reso politica ufficiale l’incoraggiare, in certe circostanze, gli stati membri a confiscare i soldi depositati per pagare la stabilizzazione delle istituzioni finanziarie. Per metterla giù semplice, se sei un imprenditore, la sicurezza dei tuoi soldi in una banca dipende dalle condizioni finanziarie della banca e dalle considerazioni politiche della UE. Quello che era un paradiso – nessun rischio, minima rendita – ora ha minima rendita e rischi sconosciuti. E neanche l’enfasi di Bruxelles, che si trattava per lo più di soldi russi, rassicura. Molto più che i soldi russi rischiano di rientrare nel salvataggio, se la nuova politica sarà approvata. Inoltre il punto per il sistema bancario globale è che i soldi sono al sicuro ovunque essi siano depositati. L’Europa ha altri centri finanziari, come il Lussemburgo, in cui il sistema finanziario è molto più grande del PIL nazionale. Non ci sono problemi per ora ma, come abbiamo appreso, la UE non è un posto sicuro. E se i soldi russi possono essere confiscati a Nicosia, perché non quelli americani in Lussemburgo?

Ecco perché era così importante enfatizzare la natura potenzialmente criminale dei depositi russi e minimizzare l’effetto sui ciprioti normalmente obbedienti alle leggi. Bruxelles ha fatto di tutto per far sembrare Cipro un caso singolo e irripetibile. Cipro è piccolo ed il suo sistema bancario attraeva i criminali, quindi il principio che i depositi bancari sono sicuri non poteva applicarsi lì. Se la guardiamo in un modo diverso, uno stato membro della UE, come altri, non poteva più garantire la solvenza delle sue banche e per questa ragione Bruxelles ha forzato la nazione a confiscare i depositi come condizione per ricevere aiuto per stabilizzare il sistema. Vista in questo modo, la UE si è attribuita una nuova opzione nel trattare con i depositanti delle banche in crisi e quel principio ora vale per tutta l’Europa, in particolare per quelle nazioni le cui istituzioni finanziarie potrebbero soffrire di problemi analoghi. La questione è ovviamente se i depositanti esteri nelle banche europee accetteranno l’idea che Cipro è un fatto singolare. Se decidono che non lo è, allora le aziende estere – e anche quelle europee – potrebbero cominciare a trasferire la loro liquidità dalle banche europee altrove. Potrebbero minimizzare l’ammontare di liquidità disponibile in Europa spostandolo in banche non europee e trasferirne quanto necessario. Questi prelievi, se avvenissero, potrebbero creare una massiccia crisi di liquidità in Europa. Come minimo ogni ragionevole Direttore Finanziario assumerà che il rischio in Europa è cresciuto e che occorre tenere gli occhi aperti sulla salute finanziaria delle istituzioni in cui possiedono liquidità. In Europa depositare soldi in banca non è più senza pensieri.

Ora dobbiamo chiederci perché mai la Germania avrebbe creato questo rischio. Un risposta possibile è che erano fiduciosi che avrebbero convinto i depositanti che Cipro era un caso unico ed irripetibile. L’altra risposta è che non avevano altra scelta. La prima risposta è stata contraddetta il 25 marzo quando il Presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem disse che il modello usato a Cipro avrebbe potuto essere usato per i futuri salvataggi bancari. Bloccato da un elettorato che non capisce a pieno la vulnerabilità della Germania, il governo tedesco ha deciso che doveva assumere una linea dura con Cipro a prescindere dai rischi. Oppure la Germania sta preparando una nuova strategia per la gestione della crisi finanziaria europea. Il sistema bancario in Europa è troppo grande per essere salvato se entrasse in crisi seriamente. Qualsiasi soluzione comporterebbe la perdita dei soldi dei depositanti. Questo pensiero potrebbe portare ad una corsa alle banche che farebbe scattare la crisi che l’Europa teme. Risolvere la crisi e garantire i depositanti potrebbe essere considerato avere conseguenze impossibili. Porre il precedente a Cipro ha il vantaggio che non sembra un precedente.

Non è chiaro cosa stanno pensando i tedeschi o i negoziatori UE, e tutte queste considerazioni sono ipotetiche. Quello che è certo è che una nazione della UE, davanti ad una crisi del suo settore finanziario, sta soppesando se far pagare quella crisi con la confisca dei soldi dei depositanti. E con questo gli europei hanno rotto una barriera che esisteva dagli anni ‘30. Non l’hanno fatto a caso e non l’hanno fatto perché volevano farlo. Ma l’hanno fatto.