IL RITORNO DELLO ZAR di A. Terrenzio

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Il ritorno di Vladimir

 

Vladimir Putin, riappare in pubblico dopo undici giorni di oblio, in occasione dell’incontro con il Presidente kirghizo e mette a tacere tutti i pennivendoli di regime che già ne scrivevano il necrologio. Illazioni su un tracollo fisico o politico non ne hanno scalfito l’immagine.

Settimane di tensioni e dense di eventi hanno sicuramente messo in allarme il Cremlino, soprattutto a partire dall’omicidio di Boris Nemtsov, le cui responsabilità rimangono ancora oscure. A parte le piste ucraino-cecene, non sembrano ancora emergere i reali mandanti. Nonostante le ombre sull’attentato, l’”immonda canea”, per riprendere le parole dell’editoriale di Maurzio Blondet, non si e’ fatta attendere scaricandosi come fango su Putin. Angelo Panebianco è stato il vero capo del coro antiputin. In un discusso editoriale sul Corriere il politologo ha intimato agli “amici di Putin”, di destra e di sinistra, di prendere le distanze dal dittatore russo, di staccarsi dai suoi metodi spicci da agente del KGB, dai suoi sistemi epurativi dei dissidenti politici e di rientrare nei ranghi della democrazia che casualmente coincidono con i diktat americani.

Tuttavia, Putin ha saputo rintuzzare le calunnie occidentali, sempre senza prove, rilanciando le accuse nel campo di Obama, da lui accusato, questa volta con abbondanza di riscontri, di aver armato ed addestrato i nazionalisti ucraini nel colpo di stato di piazza Majdan. Inoltre, ad un anno dalla riunificazione della Crimea alla Madre Russia, ha svelato di esser stato pronto a lanciare un attacco nucleare per difendere la penisola da un eventuale ingresso delle truppe Nato. Forse sono solo dichiarazioni ad effetto per un’occasione speciale. Tuttavia, l’ordine di avviare un’esercitazione imponente, a largo del mar del nord, con 38 mila uomini, 41 navi, 15 sommergibili e 110 velivoli tra aerei ed elicotteri, dato da Putin in risposta all’aggressività’ degli Usa e della Nato nei Paesi Baltici, dove l’alleanza atlantica ha scaricato non più di una settimana fa, cento carri armati nel porto di Riga, non ha per niente un valore solo scenografico. Ad esacerbare il clima ci ha pensato anche il parlamento europeo con una risoluzione, approvata in materia di politica estera, contro i “pericoli esterni” all’Unione, mirante a compattare l’alleanza atlantica contro la Russia. Come ricorda Alvise Pozzi sull’ID, tale risoluzione è stata presentata da Elmar Brok, Presidente della commissione Affari Esteri e membro del Partito Popolare Europeo, già famoso per aver riso in faccia al Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov durante la conferenza di Monaco, noto per le sue posizioni fortemente russofobe e favorevole all’inasprimento delle sanzioni contro Mosca in seguito alla crisi ucraina.

L’attacco alla Russia, da parte della alleanza atlantica, emerge con sempre più chiarezza. L’obiettivo è quella di costringere Putin alla resa, attraverso provocazioni nel suo estero prossimo, inasprimento delle sanzioni, potenziamento delle basi Nato nei satelliti baltici, attacchi speculativi contro il rublo, calo artificioso del prezzo del petrolio ed, in generale, manovre subdole per peggiorare le condizioni di vita del popolo russo, ottenendo anche il sostegno di fronde interne, oligarchi di orientamento liberale filoccidentali, desiderosi di disarcionare Putin, magari per sostituirlo con un quisling piegato ai voleri ed al dominio di Washington.

Putin sta cercando di rispondere a queste campagne denigratorie con tutti i mezzi a disposizione. A nostro avviso sarà determinante l’utilizzo di mezzi di informazione alternativi a quelli dominanti atlantici per ristabilire un minimo di equilibrio dei fatti. In questo senso, sembra che il Cremlino abbia compreso l’importanza della guerra dell’informazione. In tal modo va interpretato il lavoro di canali satellitari come Russia Today e del portale multimediale Sputnik, un sito che opera in più lingue ed al di fuori dai circuiti occidentali. Se si considera il livello di disinformazione e mistificazione degli eventi riguardanti il conflitto in Ucraina, la pressoché’ totale subordinazione dei media e dei giornali main stream alla narrazione filo-atlantica, si capisce perché i russi hanno maturato questa esigenza che è anche un’urgenza.

Tale considerazione, assume una particolare importanza, se si prendono in analisi le parole di Brezinski, il quale da tempo avvertiva i vertici statunitensi circa il “risveglio politico globale” generato dallo sviluppo e dalla diffusione della tecnologia e di internet. Scrive B: “Per la prima volta, quasi tutta l’umanità è politicamente attivata, politicamente consapevole e politicamente interattiva. L’attivismo globale, sta generando un incremento tumultuoso in relazione agli aspetti culturali e alle opportunità economiche, in un mondo segnato dalle memorie della dominazione colonialista ed imperialista’”.

Uno scontro importante tra attori globali, quindi, si avrà sulle reti informative e nella capacità di influenzare le masse e le opinioni degli individui. Oltre all’”informazione”, altro fondamentale ruolo, sarà giocato sullo scacchiere globale, come ricordato in un articolo da Gianfranco La Grassa, dai “Servizi” e dagli apparati speciali dello Stato, operanti a livello della sfera politica, almeno finché lo scontro militare diretto per la supremazia mondiale resterà sullo sfondo.

Infine, ci sembra importante segnalare, in un’ottica di legami internazionali di matrice sovranista in ambito europeo, il rafforzamento di quei partiti e movimenti nazionalisti che vedono nella Russia di Putin un alleato naturale per liberarsi dal giogo americano. Sarà questa l’alleanza cruciale per un cambiamento vitale delle sorti del continente. Solo attraverso l’alleanza politica e strategica tra sovranisti europei e la Russia putiniana potranno crearsi delle falle nell’alleanza atlantica a trazione statunitense. Su quelle fratture si dovrà poi lavorare, con idee innovative, finalizzate alla individuazione di nuovi soggetti politici, per incrinare e rompere definitivamente un ordine filostatunitense sempre più pericoloso per la libertà e prosperità continentale.