Il sonno della sragione genera vermi

gianfranco

Uno di vent’anni che imbevuto di droga (almeno immagino) dà otto coltellate, e ben piazzate, ammazzando una persona. E che fosse carabiniere o meno, sposato da poco o meno, m’interessa fino ad un certo punto. L’assassino è un degenerato e lo è ad appena vent’anni e vissuto nel benessere. Se ne fa un caso, quasi grave come l’assassinio, per il fatto che è stato bendato e con le mani legate dietro la schiena. Ritengo che sia stata applicata una misura sbagliata, che non ce n’era affatto bisogno. Ma che si faccia can can quasi come per l’assassinio – e che perfino “l’Arma” dica “inconcepibile” e trasferisca l’autore del gesto (sicuramente da rimproverare e considerare assurdo, ma non da rendere un terribile affronto alla dignità umana verso chi questa dignità non l’ha certo dimostrata) – è qualcosa di assai più che preoccupante. Poi c’è un’insegnante che dice all’incirca: non era intelligente, uno di meno, con riferimento all’assassinato. Reazioni non adeguate a simile incredibile affermazione. Qualcuno ha detto che dovrebbe essere licenziata o sospesa. Scusate, ma a me sembra soprattutto che la sua mente non sia del tutto a posto. Forse c’è bisogno d’altro, di qualche cura, anche con comprensione umana per le difficoltà che insorgono nella vita di molti. Infine, si continua ad obiettare, ad ogni gravissimo fatto di sangue, che i reati sono in diminuzione. In realtà, dai numeri risulta che sono diminuiti i furti, quelli però normali, quelli simili a quando i cervelli di politici, giornalisti e conduttori TV, uomini di cultura e cosiddetti intellettuali, avevano una discreta funzionalità. Adesso, soprattutto quella che ci si ostina a definire “sinistra” – e che continua a offendere un nostro lontano passato definendosi “antifascista” e mostrando una falsa e disgustosa “umanità” del tutto degenerata e pericolosissima proprio per il genere umano – è ormai giunta ad un punto di non ritorno. Dovrebbe essere combattuta con i metodi con cui si affrontava un tempo la peste bubbonica e oggi il cancro; invece nulla, solo polemiche e discorsi per migliorare la propria situazione elettorale. Quest’“occidente” è ormai inguaribile con simili “non farmaci” di tipo omeopatico. E tenta di esportare questa infezione anche in zone al momento un po’ più sane. Si vedano i disordini (mal riusciti) a Mosca e quelli più consistenti a Hong Kong. Che la si smetta di “scherzare”; in quei paesi spazzino intanto via l’infezione “occidentale”. Qui, non so come andrà a finire.

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Questo Paese ha bisogno di nuovi significati, di qualcosa per cui valga la pena esistere, lottare, migliorarsi, soffrire e morire. Occorrono alti e altri principi e obiettivi in antitesi ai finti diritti civili, alle libertà libertine, ai rovesciamenti di prerogative tra maggioranze e minoranze che degenerando nel vilipendio dell’uomo comune autoctono(il quale crede ancora di avere più obblighi da ottemperare che favori da aspettarsi, più incertezze da scontare che guarentigie su cui contare) alimentano rabbia cieca e frustrazione illimitata. La putrefazione sociale imposta dal politicamente corretto scatenerà forze oscure e spianerà il terreno a sistemi sempre più sbrigativi, cadrà allora veramente ogni discriminazione, come fu ampiamente richiesto dai buonisti fasulli, ma non tra uomini e donne, etero e gay, indigeni e allogeni, ecc.. Semplicemente non si farà più alcuna distinzione nella ressa totale e pagherà chiunque, buono o cattivo, si trovi al momento sbagliato nel posto sbagliato. Si è voluta alimentare una contrapposizione, tra illuminati e barbari (laddove i barbari appaiono più illuminati degli illuminati barbarici) che addormentando la ragione risveglierà i mostri. Dopodiché altro che nazismo e fascismo e già si vedono i prodromi di una reazione ferale che si annuncia persino peggiore di quelle d’antan. Per questo abbiamo bisogno di essere risoluti contro la genia dei radical chic che fingendo di combattere la sciagura nera in realtà l’invoca. La guerra ai politicamente corretti è oggi l’unica giusta partigianeria. Il tempo stringe più del cappio.