In ricordo di Mauro (di R. Simonitto)

img_0100

Ricordare una persona che non c’è – e cercare di rendere partecipi gli altri di questa memoria -, da un lato allevia la pena per la perdita e, dall’altro, la indurisce.
Perché vorresti che l’assente fosse lì e, spettatore attento e partecipante, ascoltasse un repertorio di testimonianze, un corale di voci che mai ebbero tempo e modo di esprimersi, perse nella frettolosità del vivere quotidiano e nel pudore dei sentimenti.

E invece non sei più qui, Mauro, con i tuoi occhiali dal taglio ‘severo’, che nascondevano sì uno sguardo mite ma, nello stesso tempo, determinato e non domo.
Non sei più qui, con le tue considerazioni che spaziavano dalla filosofia occidentale a quella orientale, e che spiazzavano l’ascoltatore per la competenza delle associazioni che facevi connettendo tra loro alcune tematiche dei due campi.
Non sei più qui, con la tua ‘memoria culturale’ che poteva contenere anche gli aspetti più controversi. Ma non era uno sfizio eclettico, il tuo, bensì ti interessava sapere, conoscere, spaziare con la mente entrando in dialogo di pensiero con ogni sollecitazione ti paresse interessante da portare poi al confronto con i sodali (spesso in tutt’altre faccende affaccendati, così come capita a tutti di esservi trascinati, oggi!).
Non ti facevi vanto della tua cultura, tutt’altro: e, forse questo, fu il tuo errore (se così lo possiamo chiamare con i criteri odierni), o la tua debolezza: perché in questo mondo di merci, bisogna sapersi ‘vendere’!
Eri schivo in un quotidiano in cui tutti pesano con il bilancino del farmacista quanto danno e quanto prendono a livello di ‘audience’; con il rischio di sentirsi spaventati, spaesati nel profondo di fronte alla costrizione della dimostratività dei numeri di ascolto, di un apparire che poco si confà ad una persona, pur ricca, ma riservata.
Però ‘Eri’. Appunto con la tua umanità piena di risorse e debolezze, e non avresti dovuto dimostrare niente secondo quei canoni attuali che pompano l’apparire (la ideologica importanza dell’immagine) rispetto al contenuto: bastava solo il tuo ‘essere’. Ci bastava! A noi tuoi amici e compagni, ai lettori che ti seguivano con interesse nel Blog “Conflitti & Strategie” al quale davi un contributo di non poca rilevanza, a tutte le persone che ebbero modo di incontrarti e conoscerti, anche se di sfuggita.
E, purtroppo, quel tuo spaesamento non poteva nemmeno essere ‘agito’, come molti fanno, trasformandolo in quella specie di ‘genuinità’ d’accatto, quel ‘naif’ che viene propagandato e che comunque fa spettacolo.
‘Eri’ tu. Unico. Con la tua storia spericolata di adesioni ad ideali verso i quali la tua capacità critica ti fece penare profondamente i vissuti della contraddizione.

Per questo, amaramente e rabbiosamente, mi chiedo: a che (e a chi) serve tutto questo rimemorare se poi, alla fine, non ci saranno solo le selezioni del tempo ad operare indefettibilmente la scelta tra chi sarà ricordato e chi invece apparterrà alla numerosa anonima schiera di coloro che, in ogni caso, generosamente, hanno lavorato perché il processo storico vada avanti. Ma – e questa, secondo me, è la cosa più grave -, ci dimenticheremo la ‘lezione’.
La lezione che taglia fuori gli aspetti emotivi, e che invece (‘more capitalistico’, mi verrebbe da dire), spinge indefessamente al fare, a dimostrare di essere capaci, intelligenti, dotati e a dimenticare la solitudine profonda dell’essere, la sua sofferenza legata alle contraddizioni della vita, la sua non sradicabile tragicità.
Che è composta da sentimento e ragione.

E credo che Mauro ci abbia portato ad entrare in contatto proprio con questa ‘tragicità’.
Grazie, Mauro, per tutto quello che ci hai dato.
Ciao, amico.

R.S.

Conegliano, 08.08.2017