IN UCRAINA GLI USA E L’UE VOGLIONO IMPORRE LA LORO DITTATURA

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I recenti tentativi di sabotaggio in Crimea, da parte di incursori della SBU, hanno messo in evidenza le difficoltà del regime di Poroshenko che, con manovre diversive, prova a rinfocolare il nazionalismo ucraino rivendicando la sovranità dei territori annessi alla Russia mentre il Paese cade letteralmente a pezzi e la gente strappa appena l’esistenza. L’azione è servita anche a riportare l’attenzione della Comunità Internazionale sulla situazione in Ucraina, passata in secondo piano dopo l’evolversi degli eventi in Siria.
Gli oligarchi di Kiev si aspettano maggiore assistenza dall’Occidente ed il mantenimento delle promesse seguite al golpe di Majdan. Poroshenko segue la linea dettata dall’Ue per adeguarsi all’acquis communautaire e accelerare le pratiche d’ingresso nell’Unione ma gli ostacoli si moltiplicano anziché ridursi. Questo perché l’economia nazionale non trova, in una situazione di crisi generalizzata, il modo di riprendersi. Peraltro, il conflitto con le regioni separatiste, quelle più ricche di materie prime e di imprese trasformative, ha ridotto il suo potenziale industriale. Inoltre, la sua dipendenza, sul piano militare, dai diktat di Washington peggiora le cose. Quest’ultimi, infatti, sono indirizzati a mantenere una situazione d’instabilità sui suoi confini orientali per ostacolare le spinte di ricostituzione della sfera egemonica del Cremlino. La penetrazione dei “guastatori” ucraini nella penisola non aveva nessuna possibilità di riuscita, considerando lo spiegamento di uomini e mezzi stanziati lì dai russi. E’ stata la tipica mossa, concordata tra Kiev e i suoi suggeritori, per rammentare a Putin che la questione crimeana non è ancora chiusa o sarà da negoziare con alcune concessioni su altri teatri.
Mentre si svolgono questi giochi tra blocchi contrapposti in formazione che si sfidano per il multipolarismo, l’Ucraina cola a picco e si tramuta in uno Stato di pezza. Con questo peggioramento generale si allontana la possibilità per gli ucraini di entrare a far parte dell’Ue. Ad aggravare la posizione di Kiev ci si è messa pure la Brexit. Secondo la rivista Stratfor, con l’uscita del Regno Unito dall’Europa, l’Ucraina ha perso un partner importante, in seno alla comunità europea, che spingeva per le sanzioni contro Mosca. Inoltre, la Brexit espone ad ulteriori spinte centrifughe nell’Ue che potrebbero determinare la frammentazione di quest’ultima e la privazione per Kiev di un’orbita alternativa a quella della Federazione Russa.
Di fronte a questi scenari di possibile inficiamento del lavoro di infiltrazione e rovesciamento istituzionale, operato dagli Occidentali negli ultimi anni in Ucraina, qualcuno avanza l’ipotesi del ricorso a soluzioni drastiche, anche antidemocratiche, per impedire che Kiev finisca un’altra volta nello spettro gravitazionale del Cremlino. Ha scritto un analista polacco vicino alla C.I.A, Robert Heda, che prima della catastrofe occorre: “imporre in Ucraina la dittatura assoluta di Stati Uniti ed Europa, anche se questa va contro la volontà dei suoi oligarchi e della sua moderna élite politica”, che, finora, è stata incapace di preservare la sovranità del paese (dall’ingerenza russa non da quella Atlantica, la quale invece, ça va sans dire, è cosa buona e giusta).
Per scongiurare il pericolo russo gli europei ora si spingono ad accettare le svolte autoritarie. Ancora sicuri che il tiranno spietato sia Putin?