INTERVISTA ALLO STORICO NICO PERRONE SU MATTEI E L’ENI

FotoNicoPerrone

Il prof. Nico Perrone ha insegnato Storia all’Università di Bari, è stato tra i collaboratori di Enrico Mattei ed ha scritto importanti testi sull’ex Presidente dell’ENI. Attualmente è stato ristampato, da Il Mulino, nella collana Storica Paperbacks, il suo libro: “Enrico Mattei” (qui copertina e quarta). Ho deciso d’intervistare nuovamente il prof. Perrone (ecco le precedenti puntate: I e II) dopo aver letto l’articolo di Paolo Mieli intitolato: “Mattei e gli americani. La pace dopo la bufera”, laddove, peraltro, veniva citato anche lo scritto dello storico barese, “Enrico Mattei”, già menzionato. Mi permetto di dare del tu a Nico Perrone perché è stato il Relatore della mia tesi di laurea.

G. P. : Cosa ne pensi di quanto scritto recentemente da Paolo Mieli sul Corriere, ovvero che Mattei fu in realtà ucciso in un momento in cui i rapporti tra lui e gli stati Uniti erano piuttosto distesi, quindi avanzando l’idea che con l’attentato di Bescapè gli Usa potrebbero non c’entrare? Ecco precisamente quello che ha affermato l’ex direttore del Corriere: “Per rendere più fluidi i rapporti tra Eni e Usa – nonostante un fruttuoso incontro tra Mattei e il vice Primo ministro sovietico Aleksej Kosygin – fu attivato l’ambasciatore americano a Roma Frederick G. Reinhardt e, ancora più in alto, si occuparono della questione il segretario di Stato Dean Rusk e i sottosegretari George C. McGhee e George Ball. Quest’ultimo avrebbe incontrato Mattei il 22 maggio del 1962. La distensione con gli Stati Uniti era avviata. Ed è in quel contesto di distensione con gli Stati Uniti che Mattei morì nell’«incidente» aereo di Bascapè”.

Nico Perrone: I rapporti formali fra Italia e USA, negli ultimi tempi della vita di Mattei, miglioravano sempre più. Tuttavia Mattei morì in un momento di crisi internazionale gravissima, densa di sviluppi pericolosissimi per la pace mondiale. Che qualche servizio segreto – nessuno può dire fondatamente quale – abbia messo le mani in quella faccenda, può apparire verosimile.

G.P. : Tu hai scritto molto su Mattei (tra gli altri testi, consigliamo la lettura di “Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dell’ENI” – Ed. Gamberetti e “Enrico Mattei” – Ed. Il Mulino), avvalendoti di testimonianze importanti e di documenti sensibili. Dal quadro che ne tracci s’intuisce che il fondatore dell’Eni aveva molti nemici, e non solo statunitensi. Furono esclusivamente le sue scelte industriali ad attirare su di lui gli strali di governi stranieri e servizi segreti, oppure costui era pericoloso perché rompeva consolidati equilibri geopolitici?

Nico Perrone: Le ostilità nei confronti di Mattei dipendevano dalle scelte industriali che aveva fatto, dall’insidia crescente dell’ENI per le grandi società petrolifere inglesi e americane. E dalle pressioni da lui esercitate sulla politica italiana, interna e internazionale. Il mio “Enrico Mettei” (ed. il Mulino, Bologna) ha avuto proprio in questi giorni una seconda edizione, con l’aggiunta di una lunga post-fazione, in cui saltano fuori altri fatti, e alcuni nomi che oggi sono sulla scena finanziaria.

G.P. : Anche in patria le scelte di Mattei destavano molta preoccupazione, tanto che aveva oppositori sia tra i partiti di governo che tra quelli d’opposizione. In molti battevano cassa all’Eni ma non tutti avevano coraggio di supportare pubblicamente le sue scelte. Quanto ha inciso questo isolamento nella sua fine violenta ?

Nico Perrone: L’isolamento di Mattei, in Italia, non esisteva. Aveva anche delle opposizioni politiche, naturalmente, ma non erano preoccupanti. Parlare di un suo “isolamento”, mi pare improprio.

G.P. : Che cosa è rimasto dell’Eni di Mattei nella compagnia guidata da Scaroni oggi?

Nico Perrone: Dell’ENI di Mattei, oggi, non è rimasto niente. Perfino la maggioranza delle sue azioni non è più controllata dallo stato italiano. E si parla perfino della privatizzazione di ulteriori quote. Nessuno ha voluto ricordarsi che l’ascesa dell’Italia a potenza economica di rango internazionale (ora questo è solo un ricordo), fu dovuta in gran parte all’ENI.