LA BATTAGLIA CONTRO IL POLITICAMENTE CORRETTO

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L’Italia è afflitta da piaghe gravissime. Razzismo, omofobia e disparità di genere. Sembra il film di Benigni, Johnny Stecchino, quando si sente il tassista di Palermo lamentarsi per i gravissimi problemi della città: l’Etna, la siccità ed il traffico. Siamo al ridicolo se non oltre. In realtà, agli antirazzisti non gliene frega un bel niente di nessuno ma sposano qualsiasi baggianata politicamente corretta per mancanza di idee e di dignità sociale. Condivido quanto scritto da J. Friedman nel suo saggio su questo tema:

“Il politicamente corretto rappresenta uno strumento di controllo nei periodi in cui nuove élite si contendono l’egemonia. La fragilità delle loro posizioni appena acquisite porta con sé la paura di esporsi e il bisogno di controllare la sfera pubblica. Un controllo strumentalizzato attraverso l’elusione del contenuto semantico delle questioni e mettendo invece in atto un discorso morale di classificazione attraverso un associazionismo basato sull’indessicalità delle affermazioni…

Questa sinistra “bio” è spesso esplicitamente il nemico di quella che una volta era la classe lavoratrice, oggi sostituita dagli immigrati, una categoria straordinariamente vaga e priva di un contenuto sociale chiaro. Questo spostamento è di per sé un riflesso dell’allontanamento dall’idea di classe sociale, iniziato negli anni ’80, e della maggior enfasi sulla cultura. Una combinazione che genera un odio virtuale verso la cultura occidentale, la sua razzializzazione come fenomeno bianco (maschile), e l’invito a rovesciarla con una coalizione culturale del Terzo mondo, il revival dell’Altro. Come è accaduto nel crollo di civiltà precedenti, questo processo prende la forma delle cosidette invasioni barbariche, in realtà fenomeni ben più complessi dove popolazioni prima periferiche diventano progressivamente dominanti nei centri egemonici in declino, mentre contemporaneamente si intensificano gli attaccati violenti tanto esterni che interni…

Un buon modo per smembrare quella solidarietà è la migrazione di massa in una situazione di declino in cui la classe lavoratrice, che si sposta socialmente verso il basso, si trova in conflitto con una nuova popolazione di immigrati dipendenti dal sostegno pubblico. Ciò rende difficile sostenere un impegno nel modello di solidarietà dello stato sociale, una cosa che pare essere attraente tanto per la destra borghese che per la sinistra antinazionalista. Entrambe sono interessate alla dissoluzione della nazione in quanto tale, ma non dello Stato. Questo ha, in realtà, un ruolo strumentale da giocare nella trasformazione della nazione in un contenitore contrattuale individualizzato di popolazioni con diritti civili e obblighi, il tutto definito legalmente piuttosto che attraverso l’impegno sociale in un collettivo più ampio.”

Come abbiamo scritto moltE volte, il sottoscritto e La Grassa, occorre che in questa lotta tra élite, a soccombere sia quella sostenitrice dei finti diritti civili perché essa è la più sottomessa ai poteri forti esterni alla nazione. Quest’ultima non ha altra prospettiva oltre alla sua preservazione in una condizione di subordinazione agli eserciti stranieri, anche a costo della distruzione del Paese. È un cancro che sta divorando un’intera popolazione. Dobbiamo per questo sostenere l’ élite alternativa, anche se per il momento non se n’è formata una seriamente disposta ad operare col bisturi per eliminare alla radice questa patologia mortale. I sovranisti e i populisti hanno fallito per la grettezza delle loro posizioni ed è il momento di raccogliere forze e interpretazioni più efficaci per generare una visione del mondo adatta a spazzare via i becchini dell’Italia dai loro pulpiti istituzionali, mediatici, di potere.
Il tempo stringe, come si dice, e più si ritarda più il bubbone è destinato ad esplodere con conseguenze che possono divenire incontrollabili. Chi si incaricherà di far fuori i filistei del politicamente corretto, senza tentennamenti, sarà il vero benefattore dell’umanità perché eviterà ingiustizie e massacri più ferali, impedirà la guerra tra i poveri, tra gli ultimi e i penultimi, scongiurerà le persecuzioni contro i diversi e le minoranze, ci scamperà dagli odiosi rancori tra i sessi. Solo chi coltiva superiori ideali e con quelli cerca di cambiare i destini della gente non si perde dietro agli odi inventati che alimentano la furia cieca. Dobbiamo augurarci l’arrivo di grandi spiriti per scacciare tutti questi fantasmi. Sappiamo che è in corso un conflitto tra una classe dominante di parassiti, distruttrice della nostra civiltà, e un’opposizione ad essa che va nascendo ma che è ancora piuttosto debole e confusa. Bisogna inserirsi in detta disputa affinché la parte svantaggiata si rafforzi e adotti le giuste prospettive. Si tratta di una diatriba per la supremazia tra drappelli di agenti decisori con orizzonti dirimenti ma mentre gli attuali dominanti sono succubi di logiche putrefatte e controproducenti gli sfidanti non hanno ancora una identità precisa, non sono uniti da comuni obiettivi. Occorre ingaggiarsi per costruire questa identità, per farne un orientamento politico di indipendenza nazionale, nell’incipiente multipolarismo, contro i precedenti servilismi. Diversamente l’Italia non si salva.