LA COSA

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La rivoluzione non è un pranzo di gala, diceva il presidente Mao. Eppure i comunisti di casa nostra hanno sempre creduto di sì. Da Bertinights in giù la lotta di classe è divenuta stile e champagne nei salotti romani dove i leader del popolo hanno fatto sfoggio di gusto e di eleganza, con la cravatta intonata ai calzini e i sorrisi d’occasione abbinati alle facce toste. Gente che piace alla gente che piace. In questa vita siamo solo di passaggio, si saranno detti i nuovi marxisti del piffero, bisogna pur godere di qualche distrazione tra una finta battaglia salariale e l’altra, compagno sì, compagno no, compagno un caz. Di giorno leoni al fianco delle masse, almeno a chiacchiere, e di notte bricconi col calice in mano. Fortunatamente, questi furfanti che si trascinavano dietro i vecchi arnesi categoriali di un’epoca storica ormai superata, per fregare i puri di cuore, i quali ancora speravano nella rivoluzione proletaria, hanno fatto la fine che meritavano: sono finiti nella pattumiera della Storia.

Purtroppo, nonostante la disfatta politica costoro non rinunciano tuttora a dire la loro, tra una frase ad affetto priva di senso logico ed una erre arrotata molto padronale. L’arrotino del comunismo fallito affila le sue ultime armi dialettiche perché non vuole rassegnarsi all’oblio personale e le spara più grosse di prima, per darsi un tono nel boudoir del bon ton intellettuale, dove cerca di farsi ancora un po’ di posto. Del resto, l’intellighenzia nostrana è piena di farfalloni perché allora lui dovrebbe essere escluso? Così l’infausto Bertinotti ha aperto ai liberali ed ai cattolici, cioè a tutte le culture che secondo il suo punto di vista sono uscite sconfitte, insieme al marxismo, dall’avvento del capitalismo finanziario globale che distrugge legalità, diritti, democrazia e bla blablà. L’ex segretario di Rifondazione chiama il presente stadio di sviluppo del capitalismo quello dell’avvento della “Cosa”. Cosicché, dopo questa dichiarazione, possiamo prendere Marx e buttarlo dalla finestra perché lo ha già fatto Bertinotti. Costui non ha letto nemmeno il I libro del Capitale dove il pensatore tedesco ha sostenuto appunto che: “il capitale non è una cosa, ma un rapporto sociale fra persone”. Marx descriveva una serie di rapporti che rappresentano la trama di una data società, la cosiddetta struttura che definisce una formazione sociale storicamente specifica. Persino i soggetti che agiscono e sono agiti in questa struttura (capitalista, proprietario fondiario, operaio) sono considerati dal Nostro “incarnazione di determinati rapporti e interessi di classi” in quanto occupanti dei ruoli nella formazione economica della società: “Non dipingo affatto in luce rosea le figure del capitalista e del proprietario fondiario. Ma qui si tratta delle persone soltanto in quanto sono la personificazione di categorie economiche, incarnazione di determinati rapporti e di determinati interessi di classi. Il miopunto di vista, che concepisce lo sviluppo della formazione economica della società come processo di storia naturale, può meno che mai rendere il singolo responsabile di rapporti dei quali esso rimane socialmente creatura, per quanto soggettivamente possa elevarsi al di sopra di essi.” Bertinotti, che tutto questo non lo sa, si permette di parlare di “Cosa” e di spargere ancora le sue cazzate (come diceva Guzzanti figlio, in una indimenticabile imitazione) su questi tempi disgraziati in cui vanno avanti gli imbroglioni e gli imbonitori da strapazzo.