LA “DEMOCRAZIA”: DALLE STELLE ALLE STALLE! di GLG

gianfranco

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Quest’articolo, come molti altri dello stesso autore, è senz’altro intelligente e per molti versi corretto. Del resto, quello che per il momento è l’elemento positivo dell’elezione di Trump (vedremo solo in seguito se ce ne saranno altri e quanti e di che tipo) è il totale smascheramento delle reali caratteristiche della “sinistra” detta liberal. Da noi, dove si è presentata la stessa sindrome di idiotismo “sinistro”, possiamo parlare di buonismo, ma si tratta sempre della presenza delle identiche degenerazioni: spesso manifestate in sostanziale malafede e quale pura e semplice copertura degli sfizi di un ceto medio che si pretende colto e “progressista”, aperto alle “novità” e a quanto sgorga da una mente e uno spirito ormai completamente marciti.

L’articolo mostra però un po’ la corda proprio all’ultimo, dove approva quanto detto da uno dei pochi liberal dotati di buon senso, e poi termina così: “Dovrebbe essere un concetto facile da capire ed accettare, perché si chiama ‘democrazia’; ma è proprio ciò che la paranoica sinistra in America e in altre parti del mondo non sopporta”. Mi dispiace, qui si dimostra che la concezione di “democrazia” è di fatto la stessa, pur se si esprime per apparente contrapposizione a quella della “sinistra”. I “fighetti radical-chic”, quelli che alcuni hanno definito i “laureati” (e per ciò stesso presi per colti), si pongono certamente in netto contrasto su molti temi con i “non laureati”, detti anche i popolani, quelli dai gusti “sani e semplici”. Tuttavia, né gli uni né gli altri hanno il benché minimo concetto di democrazia, da tutti loro pensata soltanto quale deposito della scheda nell’urna da parte di semplici spettatori di un dibattito condotto soprattutto tramite insulti e con ben scarso riferimento agli effettivi programmi politici; che del resto, anche quando siano spiegati a dovizia, non sono quelli passibili di concreta realizzazione, trattandosi di pura e semplice propaganda elettorale.

Su questo punto, precisamente, casca il palco per le cosiddette “sinistre” come per le altrettanto sedicenti “destre”. Non esiste democrazia possibile, se con questo s’intende una maggioranza espressasi consapevolmente in merito a programmi ben compresi e affidati all’effettiva concretizzazione di chi li ha proposti. Intanto, perfino un simile concetto di democrazia è già mutilato per l’essenziale. Su decine e decine di milioni di voti, coloro che ne hanno avuto anche un solo in più si permettono di ignorare i competitori per realizzare quanto deciso da essi soli; e per di più occupando, com’è nelle abitudini della “democrazia” americana (ormai copiata in tutto il sedicente “occidente”), tutte le posizioni di vertice nei vari apparati di potere e perfino nella semplice amministrazione (lo “spoil system”). Lascio perdere l’altro problema, che si possono anche avere, come negli Usa, più voti e meno delegati per la votazione finale del presidente. Anche si tenesse conto soltanto del numero dei voti, chi s’è accaparrata la maggioranza di questi non ha alcun diritto di comandare in barba agli avversari.

E non si racconti che però, dopo tot anni, i cittadini possono mutare maggioranza e affidarla agli sconfitti del periodo precedente. Certe decisioni, una volta prese e portate al conseguimento di dati risultati, creano una situazione ormai diversa da quella che era stata oggetto di contesa un bel po’ di tempo prima; e da qui si deve quindi partire per eventuali altri obiettivi, ancora una volta imposti dalla maggioranza (anche di un sol voto) e che trasformeranno nuovamente i dati cui ci si troverà di fronte dopo i fatidici tot anni. L’unico modo per mostrare che quanto appena detto non è molto rilevante è affermare quanto segue: in fondo l’obiettivo fondamentale delle parti in lotta è lo stesso, per cui il loro scontro è solo in merito alle vie da seguire per raggiungerlo. E qual è tale obiettivo essenziale? La conquista di un rilevante posto nel mondo della società (paese), in cui sta avvenendo il contrasto tra le parti che chiedono “democraticamente” ai cittadini di approvare la loro strategia. Le parti in lotta, però, non affermano sempre questo; ognuna sostiene comunque in prevalenza che penserà al benessere di tutti i cittadini, anche di quelli che preferiscono l’altra via. E già qui c’è l’inganno e il nascondimento della più vera intenzione, che non sono certamente frutto di innocenza e non sono senza esiti precisi e rilevanti sul processo “democratico”.

 

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Il problema principale non consiste tuttavia in questa banalità della maggioranza. Le parti in lotta, ognuna delle quali ottiene milioni di voti, non sono semplicemente i milioni di individui che, dopo aver assistito agli spettacoli dei vari dibattiti, vanno a votare per questo o quel personaggio (a volte, ma più raramente, privilegiando un partito), molto spesso in base alla simpatia da loro ispirata. Le parti sono strutturate e hanno precisi vertici di comando, tesi a dati (ma non dichiarati) obiettivi di conquista dei posti chiave nelle sfere degli apparati politici, economici e ideologico-culturali. La loro lotta deve ovviamente nascondere gli effettivi intenti di mera conquista del potere (del tutto, o quasi, per quei tot anni) dietro la menzogna degli interessi generali della popolazione, con magari una particolare predisposizione per questo o quel raggruppamento sociale, i cui voti siano preferibilmente “inseguiti” da questo o quel vertice delle parti in lotta, che si ritiene particolarmente organizzato a tale scopo (si pensi, ad es., ai “sindacati dei lavoratori”, organismi fortemente centralizzati, che appoggiano dati partiti).

Bando dunque, per favore, alle pantomime sulla “democrazia” come governo del popolo, questo concetto del tutto astratto e il più fortemente ideologico di ogni altro, nel preciso senso di ideologia come falsa coscienza: quella indotta nei cittadini, non quella dei vertici di potere, che se ne servono con notevole consapevolezza dell’inganno da loro perpetrato. Inoltre, e questo è per me decisivo nel deprezzare ogni presunta democrazia elettorale, i cittadini vengono invitati a eleggere questo o quello senza alcun particolare impegno e rischio che non sia l’andare al voto, magari perfino rinunciandoci talvolta se il tempo è particolarmente brutto o invece specialmente bello per andarsene in vacanza, ecc. In altri assai meno miserabili contesti, i cittadini, e facendo magari specificatamente appello alla loro appartenenza a dati gruppi sociali, vengono chiamati alla vera lotta mediante ben altre ideologizzazioni, che sollecitano a volte la loro ira e sempre la speranza di un futuro migliore, perfino l’intelligenza di una decisa fuoriuscita da condizioni di oppressione e di miseria (non solo materiale), ecc.

In casi come questi, gli sciocchi (o qualcosa di peggio a volte) liberali affermano che si va verso la “dittatura”; perché la lotta può farsi cruenta e portare un dato gruppo al vertice della società, per di più rappresentato da un “capo”. In questi casi, però, masse imponenti di esseri umani (senza che si possa calcolare se rappresentano il 50% + 1 della popolazione, per di più quella al di sopra di una data età) si muovono anche a rischio della loro vita, danno il meglio di se stessi, non vanno a bighellonare nei seggi elettorali. Affermo con decisione che questa situazione è mille volte più “democratica” dell’altra. E la “dittatura” è solo nella testa di chi ci rimette, in casi come questi, l’intero suo potere di spremere quella gran massa popolare per i suoi bassi interessi, senza bisogno della benché minima ideologia di supporto: ideologia non come falsa coscienza, bensì come forte credenza che qualcosa di meglio possa essere conquistato. Senza dubbio, in casi del genere viene in evidenza la crudezza dei moti “di massa” e spesso tante altre miserie, perché in simili contingenze s’insinua nel movimento un po’ di tutto; tuttavia, ripeto che chi si muove in tale contesto rischia qualcosa di suo (fino appunto alla pelle). Tale situazione è mille volte migliore della falsa, miserabile, spenta, “democrazia” elettorale dei sedicenti liberali.

Anche in Italia, non è certo trovando un nostro Trump che raggiungeremo infine un minimo di dignità. Questa elezione è stata comunque positiva proprio perché ci ha rivelato a quale infimo livello di completa degenerazione sociale (e pure cerebrale) sia giunta la “sinistra”; inseguita da certa “destra” di ottusità invereconda. Tuttavia, non ci sarà vera liberazione – perfino mentale – fino a quando non precipiterà finalmente la cosiddetta (dai liberali) “antidemocrazia”. In realtà, non bisogna avere più il culto del voto, né creare sempre nuovi partitini nella speranza – dei leader d’essi – di raccogliere qualche voto e andare in Parlamento a godersi un bello stipendio. Ecco perché si rischia al referendum la vittoria del SI, oltre alla forte astensione. Per molti dire NO significa soltanto voler ossificare questa presunta rappresentanza del “popolo” con migliaia di rappresentanti (centrali e decentrati), che costano un sacco e non hanno null’altro in testa che il proprio “bottino” da conquistare. Si deve invece dire NO a questo governo, ma chiarendo che il nostro NO è anche contro tutto questo sistema “democratico” di NON rappresentanza e di pura ideologia falsificante. Vogliamo un’altra via, quella che gli ingenui (talvolta degeneri) sostenitori del liberalesimo dichiarano indirizzata “alla dittatura”, mentre è l’unica via in qualche modo popolare, comunque la meno peggiore.