LA FINE DI UN OMUNCOLO

silvio

Per tutto c’è un tempo ed un’occasione propizia. Con il treno passa anche la chance. Berlusconi ha perso troppe volte l’opportunità di dire agli italiani come stavano realmente le cose e di agire di conseguenza.

Ha anteposto le sue paure alle angosce generali, la sua pelle al corpo collettivo, i suoi profitti alla ricchezza nazionale, l’amore per i figli a quello per il suo Paese.

Aveva tutto il diritto di difendersi dalla persecuzione dei suoi aguzzini, ma, come uomo di Stato, aveva il dovere di farlo su un piano più elevato. Poteva volteggiare come un’aquila ed ha svolazzato a mezza altezza come una quaglia.

Cattivo marito o un buon padre di famiglia, non saremo noi a stigmatizzare la sua condotta nel focolare domestico. Tanti potenti sono stati empi e laidi, deboli con se stessi, fiacchi nel pentimento, ma forti con lo spirito della loro epoca e irreprensibili coi loro simili.

Nessuno si sognerebbe di giudicare uno statista per i suoi vizi privati finché dimostra le sue virtù pubbliche. Non è, ovviamente, il caso di Berlusconi che avrebbe potuto ma non ha saputo e voluto per mancanza di fegato e di coscienza.

Egli non può credere di essere diventato uno statista perché la sua vita famigliare è un disastro. Nella sfera pubblica ha fallito su tutta linea, creando false aspettative e disattendendo ogni speranza. Gli eventi lo avevano investito di un compito grandioso, così monumentale da poterne fare carne per una statua di marmo con le braccia in croce.

Non era attrezzato al sacrificio in nome dell’Italia pur avendo declamato, a chiacchiere, il suo immenso amore per la nazione. Si era esercitato alla finzione con un esercito di sgualdrine immaginando che la Repubblica potesse diventare un’altra delle sue battone. Ora che è stato punito afferma che vuol resistere e non vuol mollare per una coerenza che non ha mai dimostrato in passato. Denuncia le trame e le spoliazioni contro Roma da parte degli eserciti stranieri con la complicità di sciacalli nostrani.

Queste frasi dette da lui sembrano ormai lo scherzo dell’asino che vola. E non si illuda che sia la Storia, prima o poi, a restituirgli ciò che la malagiustizia gli ha tolto. Quest’ultima si accanisce con chi non si piega, la prima si dimentica di chi si piega. Decada lui e i suoi filistei, pro e contro.