La generazione mentecatta.

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Illustri, si fa per dire, uomini di questo presente nauseabondo, molto al di sotto di precedenti momenti della storia umana, tirano fuori dalle loro bocche anali giudizi definitivi su personalità e tempi andati, volendo dimostrare con ciò la propria superiorità e la mancanza di errore nell’epoca in corso. Noi siamo i fortunati del progresso dove ogni soggetto se non è un rimbambito è un fesso. Ma costoro sono soltanto dei piccoli vermi striscianti al cospetto di chi li ha preceduti, di quanti camminavano ancora eretti perché avevano la spina dorsale e non il filo interdentale per evitare che la lingua finisse troppo spesso nel culo. Qualsiasi personaggio storico, più o meno recente, bistrattato dalla narrazione dell’attualità, vale almeno dieci, cento, mille volte di più di simili lestofanti che ci troviamo davanti nel regno dell’oggi. Giuda è stato un signore rispetto a loro, così come i tremendi dittatori del passato risultano individui degni d’onore e rispetto a fronte degli ultimi venuti democratici che ci circondano. Beati quelli che hanno potuto combattere al fianco o contro Attila, sventurati quelli che si ritrovano in mezzo a questo odierno bordello di minorati che cianciano di bontà e libertà con la pretesa di chiudere la bocca a chi non condivide il loro deturpamento cerebrale. Ma sappiano lorsignori che quelli che verranno ci derideranno in sovrabbondanza, ben oltre l’irrisione e la supponenza usata da noi verso i nostri avi. E ce lo meritiamo perché siamo la generazione mentecatta, quella che ha barattato pochi punti fermi dell’esistenza per un mare di cazzate e superiore servitù mentale che non sarebbe stata accettata nemmeno da un valvassino ignorante dell’epoca feudale.
Vorrei urlare che il più lurido infame o criminale d’altri tempi, razzista, maschilista, schiavista, sessualmente degenerato, assetato di carne e sangue, genocida, stragista, colonizzatore, imperialista, aguzzino, assassino, con baffetti, basettoni, pelatone o parruccone, col bicorno, col berretto, con il basco, con la lobbia, con la giubba e la camicia, nera, rossa, o bruna, con la divisa, l’uniforme, sans-culottes o con cocarde, non è stato mai così infame, deprimente, irritante, disprezzabile, demente, ipocrita, venduto, affossatore di cervelli, beccaio, parolaio come il grande idiota contemporaneo, quello che si fa chiamare democratico, liberale, filoamericano.
La Storia non fa sconti, chi verrà la racconterà tutta questa mostruosità che riabiliterà persino l’imbianchino e qualche altro becchino.

“…le pratiche mostruose o irragionevoli quali ci risultano evidentemente essere state quelle dominanti, più o meno, in ogni epoca del passato : ché è guardando le istituzioni giuridiche e politiche, i costumi, i modi di vestire, i rapporti sociali delle epoche del passato (si pensi solo al feudalismo, al suo sistema di pubblico reggimento, ai suoi giudizi di Dio; o ai cicisbei e alle parrucche del Settecento) che siamo costretti ad avvertire come gli elementi costituenti della vita sociale umana siano elementi di assurdo. Non lo vediamo, naturalmente, per l’epoca nostra. Ma lo vedremo – l’umanità lo vedrà -fra poco, quando anche quest’epoca nostra sarà un passato. Vedremo allora – l’uomo “vedrà -con la stessa sicurezza con cui vede ciò per il passato di ora, che anche per l’epoca nostra è vero quel che noi dì ora scorgiamo vero per tutte le epoche del passato, quel che è vero per tutta la storia, che cioè l’ossatura di questa è formata di cose pazze o stolte o insensate o senza ragione, trapassate, in modo che l’irrazionalità non vi si scorge più, allo stato di famigliarità ed assuefazione” (G. Rensi)