La libertà è il nemico

A noi, ci hanno insegnato tutto gli americani, se non c’erano gli americani, a quest’ora noi….eravamo europei.
Gli americani non ci hanno liberato né dal nazismo né dal fascismo. Questa affermazione rappresenta il cuore della propaganda di chi, dopo aver vinto la guerra, ha occupato a sua volta il nostro Paese. È necessario ristabilire l’ordine delle cose per sfuggire a queste menzogne, il cui unico scopo è mascherare una dominazione straniera sopraggiunta come conseguenza della Seconda guerra mondiale e degli accordi tra le potenze vincitrici del conflitto, ovvero USA e URSS.
Il fascismo fu un fenomeno interamente italiano, sostenuto dalla maggioranza degli italiani. In esso, molti videro una forma di riscatto sia in politica interna che estera. Negare questa evidenza significa essere intellettualmente disonesti. Furono fascisti o simpatizzanti in tanti, anche tra gli intellettuali, molti dei quali poi rinnegarono quella scelta, come Benedetto Croce e Giuseppe Rensi. Giustamente direi, perché il fascismo andò piuttosto lontano dai suoi primi intenti.
I tedeschi, in quel contesto, non erano occupanti ma alleati. Si trovarono in Italia a combattere contro i nemici comuni, a sostegno di un regime che consideravano amico e la cui caduta avrebbe compromesso un fronte essenziale. Gli americani, sconfiggendo tedeschi e italiani, non liberarono l’Italia, ne occuparono il territorio, vi insediarono basi militari e iniziarono a interferire nella vita politica e istituzionale del nostro Paese.
Da allora, non si è mai più formato un governo realmente antiamericano in Italia e le scelte più importanti, soprattutto in politica estera, ricalcano l’esigenze di quella nazione. Al contrario, l’intera classe dirigente nostrana ha sempre dovuto dimostrare fedeltà e deferenza verso il Paese occupante, soprattutto nei ruoli esecutivi e istituzionali. Il ribaltamento semantico è diventato così un elemento centrale del discorso pubblico, l’occupazione viene chiamata liberazione e diventa persino una festa collettiva, la dominazione è presentata come alleanza e una nostra libera decisione, e le basi straniere sul nostro suolo sono spacciate per presidi di sicurezza a nostro beneficio.
Nulla di tutto ciò è vero. Ma questa è la narrazione che trasforma i servi in amici per la pelle, almeno nella testa dei servi stessi.
Se un governo nazionale decidesse realmente di essere sovrano e autonomo, imponendo agli occupanti la chiusura delle basi e il totale rispetto della nostra indipendenza, senza ingerenze, né attraverso il soft power né con metodi più cattivi, e se dichiarasse l’uscita dalla sfera egemonica americana, mettendo in atto azioni concrete in tal senso, verrebbe trattato come qualsiasi altro stato canaglia. Si inizierebbe col creare, finanziare e anche armare un’opposizione interna; i servizi segreti stranieri, già operativi sul nostro territorio, orchestrerebbero un colpo di Stato presentato come una rivolta civile, come una primavera dei giovani e dei diseredati. E se tutto ciò non bastasse, si arriverebbe persino al bombardamento diretto del Paese. È così che si “liberano” le nazioni quando sono già sottomesse o quando devono esserlo.
Quando un cosiddetto esperto di geopolitica ripete queste narrazioni (uno di questi che scrive per Limes ha letteralmente affermato che dobbiamo liberare i giovani iraniani, e chi siamo noi per farlo? Di quale libertà si parla? ), non dimostra competenza, ma solo di essere un propagandista. Naturalmente, non ce l’ho con la persona in sé, ma la prendo come esempio emblematico. È bene tenersi lontani da certe analisi e da chi le diffonde. Nessuno verrà mai a liberarti. Ci basta Machiavelli per saperlo e non dobbiamo importare false dottrine d’oltreoceano per dimenticare le sue ancor utili lezioni. Meno libertà e più realismo perché la libertà è il primo alleato del nemico.