LA POTENZA DEL DISORDINE GLOBALIZZATO

Ci siamo alleati con Al Qaeda.  L’establishment atlantico, da Washington a Roma, ha cambiato idea sui figli sanguinari dell’islam integralista e sulla loro indole irrimediabilmente feroce e prepotente.  Costoro non costituiscono più un problema per la sicurezza internazionale e per la pace universale. Se fossi un malizioso e malfidente dovrei giungere alla conclusione che, probabilmente, questa centrale dell’odio  non è una più minaccia per il mondo civilizzato poiché non lo è mai stata nemmeno in passato. Al Qaeda è come il tragelafo, tutti ne parlano parla ma nessuno lo ha mai visto. Nessuna agenzia dell’orrore, nessuna lega del terrore, nessuna succursale del maligno impiantata sulla terra per incenerirla. Verrebbe da dire tanto clamore per un po’ di folklore arabo-musulmano. Si trattava soltanto della proiezione di ansie e di paure da inizio millennio che avevano trovato terreno fertile nella testa di politici paranoici e apocalittici, nonché troppo furbi per rinunciare ad un nemico a portata di mano, grazie al quale giustificare crescenti arsenali militari e rinnovate ingerenze geopolitiche dopo la dissoluzione dell’URSS. Con i tragici eventi dell’11 settembre 2001 era iniziata una belligeranza ad oltranza contro l’islamismo massimalista che voleva conculcare le nostre libertà, distruggere i nostri diritti, seppellire le nostre identità, imporre la legge coranica e ridurci in schiavitù teocratica. Un Califfato secolare per la fine occidentale. Il mondo rischiava di diventare un posto orrendo ed invivibile dove avrebbero regnato oscurantismo, immobilismo e tagliagole, l’opposto del nostro eden democratico fatto di diritto, libero arbitrio e Oriana Fallaci.   Saremmo tornati al ferro e al sangue di un’epoca arcaica che avrebbe sepolto per sempre centinaia d’anni di civiltà e di conquiste sociali. Per questo Usa ed Europa avevano dichiarato guerra aperta  al Terrore e minacciato di perseguire e perseguitare chiunque non si fosse schierato con l’asse del bene. Iraq, Afghanistan, Iran, ecc. ecc. erano tutti potenziali pericoli per il benessere delle nostre società. I dittatori non avrebbero avuto scampo, le cellule islamiche sarebbero state abbattute,  i nuclei eversivi di Allah definitivamente annientati. Una crociata post-moderna per entrare, senza influenze autoritarie e vincoli liberticidi, nella terra promessa del Nuovo Secolo Globale. Dimenticate tutto, la predica è finita, si torna in pace. Al Qaeda è stata accetta nel club dei giusti e dei progressisti, con essa si può dialogare e si può governare.   Il Papa nero ha tolto la scomunica agli infedeli, l’anatema si è dissolto perché il diavolo si è strappato le corna e la coda ed è diventato più mansueto di un agnello sacrificale. Adesso siamo tutti fratelli degli stessi bordelli internazionali. C’è solo qualche pazzo che non l’ha capito, qualche rais arretrato che va eliminato. La Libia è l’ultimo laboratorio di questa ritrovata familiarità tra capitalisti e sceicchi, tra emeriti infami ed emiri depravati, tra squadristi liberali e qaedisti equilibrati. Tripoli è caduta nelle mani degli insorti, come denuncia il Think Tank americano Carnegie Endowment (ma anche accreditate fonti arabe) perché i governi democratici gliela hanno consegnata con la destra per poterla condividere con la sinistra. E già che c’erano, tali potenze, hanno fatto anche i conti tra loro per ristabilire i reali rapporti di forza e ridimensionare i servi deboli come l’Italia che avevano rialzato la cresta. La strategia di Obama è questa, un vento di primavera, un sussulto di emancipazione, un refolo di novità adatto a coprire ingestibili asperità multipolari che rischiano di far retrocedere gli Usa sulla scacchiera mondiale. L’essenziale, dove non si può recuperare, è non far avanzare gli altri. Non c’è più il popolo eletto ma l’elezione imposta a tutti i popoli a suon di cannonate. E se un quartiere si rivolta al presunto despota che non vuole votare tutta una nazione viene cancellata. In ogni caso nulla a che vedere con il clima da giudizio universale di Bush e del suo entourage teocon.  Le forze del nuovo testamento stanno prevalendo sulle vecchie con un altro vangelo geopolitico, più dolce e sentimentale nella narrazione ma molto più terribile nella sua azione. Se all’inizio era il verbo militare adesso è la confusione generale alimentata da bombardamenti a tappeto. Il caos è l’ultimo vero alleato della Potenza del disordine globalizzato. Il nemico non indossa più una casacca ed cartellino ma si annida ovunque e ovunque può essere stanato. In sostanza, siamo tutti indiziati di reato planetario contro il dominio americano.