La scienza è dubbio

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La scienza è dubbio

Mi riallaccio al video di Gianfranco La Grassa,
‘Si astrae dalla realtà per poter agire nella realtà’, per condividere e, se possibile, rafforzare il suo pensiero sulla scienza, ovviamente senza impegnare lui in questo mio ragionamento. Quest’ultima si fonda effettivamente sul dubbio da non confondere però, come diceva Geymonat, con il mero scetticismo. Il dubbio è, infatti,un metodo molto rigoroso per far progredire la scienza ed anche per reinventarla. È con certi dubbi radicali che è stato possibile ribaltare idee del mondo credute irrevocabili e immutabili, in certe fasi o epoche storiche. Anzi, Il dubbio è il motore rivoluzionario della scienza. Non così lo scetticismo, il quale non è un metodo ma solo una maniera subdola per insidiare alcune sicurezze che la scienza ci offre. Ebbene sì, perché la scienza pur non fornendo certezze assolute riduce il campo delle incertezze. Se ti becchi una polmonite e non fai nulla, avendo a disposizione un farmaco, la probabilità di morire aumenta. Se la malattia polmonare è causata da un virus, ancora peggio. Questo significa che il farmaco salverà da morte certa o che non ti ammalerai più a causa del virus, al 100 percento? Ovviamente no, chi vuole i miracoli si rivolga alle parrocchie non ai laboratori. Del resto, nemmeno è vero che la scienza proceda sempre seppellendo le teorie superate perché i superamenti, benché sconvolgenti, possono non inficiare in toto le vecchie acquisizioni. Le equazioni di Newton, per esempio, a scale inferiori alla velocità della luce, restano assolutamente valide.
Il pensiero scientifico semmai ci fa comprendere quanto smisurata sia la nostra ignoranza, perché per ogni tassello aggiunto ci rendiamo conto che si moltiplicano quelli mancanti. Perciò possiamo ben dire che il dubbio e l’incertezza sono gli elementi propulsivi delle prossime scoperte. Queste, peraltro, saranno potenzialmente sempre più numerose dei passi già compiuti. Se fossimo convinti di aver, grosso modo, individuato la realtà nei suoi elementi essenziali morirebbe persino il nostro pensiero. Perché l’unica realtà che veramente ci appartiene è quella del nostro pensare che non coincide con quella esterna e sia detto che nemmeno, detta esternita’, può essere ricostruita tal quale, per mezzo di astrazioni, nella nostra testa. Ciò che veramente catturiamo col nostro pensare non è il mondo oggettivo ma una nostra percezione di quel mondo che oggettiviamo nel nostro cervello. Questo non significa che non esiste una realtà lì fuori, significa piuttosto che, facendo peraltro parte di quell’esterno, dobbiamo relazionarci alle cose del mondo, per capire che le stesse relazioni sono le cose di cui ci occupiamo.
Dunque, occorre dubitare di quello che costantemente pensiamo, perché le relazioni e le loro combinazioni, sono varie se non infinite, senza trascurare che possiamo inoltre sbagliarci su queste relazioni e combinazioni che potremmo credere corrette mentre non lo sono, vanificando così le nostre ipotesi predittive. Raggiunto un porto ne scorgeremo tanti altri dove poter approdare e tanti porti saranno purtroppo miraggi.
Vi lascio ad un breve passaggio del fisico Rovelli che condivido in buona parte, pur con qualche differenza rispetto alla mia esposizione: “L’incertezza, tuttavia, non toglie valore al nostro sapere… Il fatto che le assunzioni della nostra razionalità possano essere sbagliate non toglie nulla al fatto che la nostra ragione è il nostro migliore strumento per conoscere. Il permanere del dubbio, il sapere che c’è altro da scoprire, non toglie validità in quanto sappiamo. Quando guido la mia automobile, ho sempre un sano residuo di dubbio che potrei sbagliarmi; ma so bene e con serenità che devo girare verso destra dove c”è il ponte, e non verso sinistra dove c”è il precipizio. Mi fido del mio sapere, anche se mantengo un”allerta sulla possibilità di potermi sbagliare, anche se so di non sapere tutto.
Non esiste una base certa e indubitabile su cui fondare il nostro sapere. Così come ogni volta che ci siamo illusi di avere la teoria scientifica definitiva sul mondo, ne siamo poi rimasti scornati; allo stesso modo ogni volta che ci siamo illusi di trovare il bandolo della matassa per fondare la certezza della conoscenza, il punto di partenza certo per il sapere, poi ci siamo dovuti ricredere.
Questo vale per l”idea stessa di “realtà”. Farne a meno, e ripiegare in un idealismo che neghi l”esistenza della realtà per ridurre tutto al pensiero è inutile, perché il nostro pensiero è comunque pensiero della realtà. È strutturale al nostro
pensiero e al nostro linguaggio il fatto di riferirsi a qualcosa di esterno: al mondo, alla realtà. Di cos”altro si occupa il nostro sapere, se non della realtà? Ciò di cui sappiamo, questo è la realtà. Ne sappiamo moltissimo: sappiamo tutto
quello che abbiamo imparato fin qui. Essa è quella cosa della quale sappiamo così tanto, ma che ciononostante continua a stupirci, e della quale immaginiamo ci sia tanto altro da scoprire, e forse anche aspetti che non scopriremo mai.
La realtà continua a rivelarsi assai diversa da ciò che ne pensiamo. Sia nel confermare che nel contraddire l”immagine che ne abbiamo, essa continua a rivelarsi. E” di questa realtà che ci occupiamo e ci interessiamo. Fare riferimento ad una assoluta “realtà ultima” inconoscibile alla quale la nostra conoscenza “ci avvicinerebbe” è inutile, perché di questa ipotetica “realtà” non sappiamo nulla.
***
Il processo continua. La scienza continua a esplorare e proporre nuove visioni del mondo, che verranno poi pian piano vagliate dalla critica e dall”esperienza. Avviene su tutti i piani. Ci sono programmi di ricerca in competizione che esplorano direzioni diverse, ma ciascun programma di ricerca è una composizione di
programmi di ricerca in competizione, e ciascuna mattina di lavoro di uno scienziato è una competizione di micro-programmi di ricerca che si rincorrono nella sua testa, prevalgono l”uno sull”altro, crescono, tornano indietro, e così via. Le
strade migliori sono quelle che sopravvivono. Le grandi costruzioni teoriche vengono migliorate, talvolta sovvertite dalla base. Si continua ad esplorare lo spazio sterminato e virtualmente infinito del pensabile…
Il dilagante antiscientismo contemporaneo attacca un”immagine della scienza fatta di certezze, di arroganza, oppure di pura quantità o di freddo tecnicismo.
È curioso. Poche attività intellettuali umane come la scienza sono intrinsecamente coscienti dei limiti della conoscenza, e al tempo stesso sono più brucianti di passione visionaria…”