La sinistra di Pavlov e le elezioni austriache. (di A. Terrenzio)

europa

europa

Ha ragione Maurizio Blondet quando sostiene che le elezioni all’interno dei Paesi dell’UE hanno esito scontato. Primo turno, vittoria ‘clamorosa’ delle destre nazionalistiche ed euroscettiche; secondo turno con successo delle ‘forze moderate’, unite a far ‘fronte comune’ per bloccare l’avanzata del pericolo ‘bruno’ e ‘xenofobo’.

La seconda fase elettorale, sembra rispondere alla precisa funzione di ‘disinnescare’ qualsiasi possibilità di vittoria di forze antisistemiche che possano seriamente mettere in pericolo l’impianto istituzionale e normativo dell’EU.

In Austria il leader dell’FPO, Norbert Hofer, al secondo turno, si è visto superare dal canditato dei Verdi,  Van Der Bellen, per poche migliaia di voti. A “salvare” l’Austria hanno provveduto i voti dei residenti dall’estero, espressione di quella Erasmus generation, ‘no borders’ e ‘mentalmente aperta’, pronta a rispondere come il cane di Pavlov alla minaccia del ritorno al passato ‘nazi-fascista’.

La campagna di diffamazione contro il partito nazionalista, attivata, come di rito,  dai media al servizio dei poteri forti dell’UE e della Nato, non ha dissuaso  il popolo austriaco, dal  votare Hofer, confermando il trend di crescita esponenziale delle ‘destre populiste’, in gran parte dei Paesi Europei.

Nonostante  la sconfitta di misura dell’FPO, sono state evidenziate delle anomalie riguardo al conteggio dei voti e i media austriaci hanno parlato di brogli elettorali. In diversi collegi sono stati registrati piu’ votanti degli aventi diritto, con percentuali fino al 146,9% nel comune di Waidhofen e nella città di Linz, dove l’affluenza alle urne, nel caso di voto ‘per conto terzi’, è stata addirittura del 598%!

La maggioranza di questi  voti è confluito verso il candidato ‘politicamente corretto’  Van Der Bellen. Mauro Bottarelli, su ‘IlSussidiario’,  segnala come  il numero dei votanti all’estero sia aumentato di 20mila schede in una sola notte.  E’ facile immaginare che senza tali sotterfugi la vittoria sarebbe andata al leader nazionalista.

In Austria abbiamo visto andare in scena lo stesso copione delle presidenziali francesi del 2015, quando Socialisti e Repubblicani non esitarono a mettere in piedi  la più oscena delle alleanze, pur di frenare l’avanzata di Marine Le Pen e del suo Front National.

In tale quadro, va necessariamente evidenziato il dato di una ‘sinistra’ che ‘resettando’ le sue basi socialiste e abbandonando il lessico marxista, non ha potuto più proporsi come anti-capitalista. Questa sinistra di nuovo conio ha accettato i valori del mercato e ponendosi come paladina dei ‘diritti individuali’ ha aderito ad un ‘liberismo societario’ che rappresenta in campo sociale l’applicazione dei valori del liberismo economico.

Al di là del dubbio risultato elettorale, il dato che le ‘guardie bianche’ del pensiero unico  continuano ad ignorare é che in Austria, ma in gran parte d’Europa, le classi popolari, hanno voltato le spalle ai tradizionali partiti di ‘sinistra’ per rivolgersi ai movimenti populisti di ‘destra’. Alla novità di tale scenario, le Boldrini e gli Shulz di turno non fanno che riproporre il solito mantra del ‘ritorno al fascismo. La retorica ‘democraticamente corretta’ si ostina a ridurre il successo dei  partiti identitari’ alla ‘paura’  per il fenomeno immigratorio. In realtà, essa ha ragioni piu’ complesse.

Il deficit di rappresentanza delle istituzioni comunitarie, la richiesta di sovranità, la sordità dei partiti tradizionali a recepire i problemi del ‘popolo reale’, la riduzione del concetto di Europa a mercato unico, l’imposizione di norme e misure che ignorano i bisogni  delle comunità nazionali, l’ideologia astratta dei ‘diritti dell’uomo’, la deindustrializzazione: queste sono le vere ragioni che spiegano il successo dei populismi di ‘destra’.

In questi giorni, in Francia quasi cinquecentomila persone  hanno manifestato contro la nuova riforma del lavoro (legge Homri)lanciata dal governo ‘socialista’ di Hollande. Tale disegno di legge, sulle orme del ‘Job Act’ renziano, pretende di liberalizzare e precarizzare maggiormente il mercato del lavoro. Scioperi diffusi in tutto il territorio transalpino, nei comparti  dell’alta industria e del nucleare, rischiano di paralizzare il Paese.

Di fronte al completo smarrimento ideologico e al ‘tradimento’ delle varie sedicenti ‘sinistre’ europee,  movimenti come Il FN, l’FPO, Alternative fur Deuchland appaiono gli unici in grado di intercettare le necessità dei popoli.  Tali movimenti, difendono le istanze di sovranità dimenticate dai partiti tradizionali e danno voce ai c.d. ‘perdenti della globalizzazione’: operai,  artigiani, piccoli commercianti,  impiegati, disoccupati  che subiscono sulla propria pelle i guasti del mercato mondializzato, senza frontiere e regole. Gli unici a contrastare le politiche indiscriminate di accoglienza, a richiedere maggiori garanzie sociali per le classi più deboli, a sostenere la fuoriuscita dalla Nato.

Per questo immaginiamo che negli appuntamenti elettorali a venire la stampa legata al sistema dispiegherà i consueti metodi di demonizzazione preventiva, già sperimentati nei riguardi di partiti e governi sovranisti, che si oppongono alle politiche euro-atlantiste e a programmi come il TTIP, che se approvati, avrebbero conseguenze economiche e geopolitiche nefaste per l’Europa.

Il prossimo appuntamento sarà il referendum inglese per la permanenza nell’Ue. Non ci aspettiamo sorprese ma ulteriori segnali di insofferenza nei confronti dei palazzi di Bruexelles, da parte dei cittadini britannici.

Se volgiamo lo sguardo all’altra parte dell’atlantico, la società americana appare anch’essa attraversata dagli stessi problemi che attanagliano  i cittadini  Europei. La fallimentare presidenza Obama, incapace di dare risposte concrete sul piano della sicurezza economica e sociale, ha portato alla ribalta  candidati ‘outsiders’ come Sanders e Trump che stanno corrodendo dall’interno l’establishment dei rispettivi partiti. Le elezioni di novembre prossimo potrebbero riservare delle novità alla Casa Bianca, con probabilità di cambiamenti cruciali, soprattutto per la politica estera Usa .

Parallelamente, in Europa  un successo del Front National in Francia e di AfD in Germania, contro una Merkel oramai in calo di popolarità, potrebbe cambiare il volto politico del Vecchio Continente. Sono scenari tutti da verificare ma auspicabili per il futuro dell’Ue.

L’ideale sarebbe la formazione di un asse franco-tedesco sovranista ed ostile alla Nato che apra alla Russia in funzione multipolare (come sostiene La Grassa).

Gli Usa cercheranno in tutti i modi di evitarlo, così come i loro servi europei ora al potere. Ma la direzione per salvare il Continente è solo quella che guarda ad est per facilitare l’ingresso nella fase multipolaristica grazie alla quale depotenziare il superdominio americano e riconfigurare i rapporti di forza mondiali.