La stampa dei serpenti

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I nostri giornali e media sono i più grandi mentitori della storia. Goebbels approverebbe il loro zelo ma non la qualità della propaganda, direi piuttosto scadente e banale per mancanza di cervelli adeguati. Ricordate la blogger incinta all’Ospedale, apparentemente distrutto, di Mariupol? In una intervista video, di cui posto il link, afferma cose molto diverse rispetto a quanto riportato dai mezzi di disinformazione di mezzo mondo:
1. L’ospedale di maternità era stato occupato dalle Forze Armate;
2. Gli ufficiali delle forze armate ucraine avevano portato via il cibo alle donne e le avevano costrette a sloggiare;
3. Non c’è stato nessun raid aereo (nessuno ha sentito gli aerei riferisce), benché fosse partito un colpo da qualche parte;
4. Le è stato chiesto di posare per foto e filmati e ha dovuto farlo per timore di essere uccisa
5. Gli operatori delle agenzie di stampa sono comparsi immediatamente, come se si trattasse di una scena preparata.

https://t.me/chvkmedia/34171

Ho linkato il video, in un commento, a una nota pagina di debunking. Ne è venuta fuori una conversazione surreale con uno dei suoi collaboratori che non conosco ma che così si è qualificato. Quest’ultimo mi ha accusato di aver resuscitato i morti (secondo lui la donna era stata uccisa insieme al bambino). Quando ho dimostrato che si sbagliava mi ha chiesto la fonte. Ovviamente, non trattandosi di deep fake quale fonte occorre? Se si rilascia un’intervista video sarà chi parla la fonte stessa? O no? Se mi avesse detto che, forse, le avranno estorto certe dichiarazioni avrei potuto pur capire. Ma chiedere la fonte di una testimonianza filmata è come pretendere la prova dell’esistenza dell’io. Chi vorrà farsi due risate può verificare qui:
https://www.facebook.com/167393596759573/posts/2157885681043678/?d=n

Tutto ciò però non è una novità se anche Balzac aveva una opinione non proprio lusinghiera di giornalismo e affini. E non solo lui. Ma rammentiamola, dal suo magnifico romanzo Le illusioni perdute:

“Il giornalismo, invece di essere un sacerdozio, è divenuto uno strumento per i partiti; da strumento si è fatto commercio; e, come tutti i commerci, è senza fede né legge. Ogni giornale è una bottega ove si vendono al pubblico parole del colore ch’egli richiede. Se esistesse un giornale dei gobbi, esso proverebbe dal mattino alla sera la bellezza, la bontà, la necessità dei gobbi. Un giornale non è più fatto per illuminare, bensì per blandire le opinioni. Così, tutti i giornali saranno, in un dato spazio di tempo, vili, ipocriti, infami, bugiardi, assassini; uccideranno le idee, i sistemi, gli uomini, e perciò stesso saranno fiorenti. Essi avranno i vantaggi di tutti gli esseri ragionevoli: il male sarà fatto senza che alcuno ne sia colpevole…Napoleone ha dato la ragione di questo fenomeno morale o immorale, come più vi piaccia, con una frase sublime che gli hanno dettato i suoi studi sulla Convenzione: i delitti collettivi non impegnano nessuno.”

Si dice che in Russia non esistano voci libere ma di contestazioni se ne vedono, per quanto marginali. Da noi, invece, della censura non c’è bisogno perché suonano tutti la stessa musica. Inoltre, c’è un rumore di fondo, dettato dalla sovrabbondanza di informazioni spazzatura, che impedisce la possibilità di farsi idee alternative su qualsiasi tema. Quando capita che qualcuno si azzardi a fare affermazioni non in linea con quelle ufficiali viene subito tacciato di complottismo. Oggigiorno, lanciare l’accusa di nazismo è diventato meno opportuno almeno da quando, causa guerra in Ucraina, abbiamo scoperto l’esistenza dei nazisti buoni, giusti e eroici, come li hanno rinominati Gramellini e Mughini.

In realtà, ciò che definiamo giornalismo è più che altro cortigianeria, l’arte di strisciare che però, ai nostri tempi, è divenuta mestiere dequalificato per gente di basso rango intellettuale. In passato ci si metteva più acume ma anche pudore.

Proprio dall’Arte di strisciare di Paul d’Holbach possiamo estrapolare la sostanza di quello che sono i nostri pennivendoli di Palazzo, benché ribadisca, ai tempi del Nostro, servire era ancora arte mentre adesso è prestazione per mediocri:

Un filoso danesa diceva …la testa del cortigiano è di vetro, i capelli sono d’oro, le mani di peceresina, il corpo di gesso, il cuore è metà di ferro e metà di fango, i piedi di paglia e il sangue composto da acqua e argento vivo.
Qualunque sia la forza d’animo di cui si è dotati, per quanto la coscienza possa essersi corazzata con l’abitudine a disprezzare la virtù e a calpestare l’onestà, per gli uomini ordinari resta comunque penoso soffocare nel
cuore il grido della ragione. Soltanto il cortigiano riesce a tacitare questa voce inopportuna; lui solo è capace di un così nobile sforzo.
la vera abnegazione è quella del cortigiano verso il proprio padrone; guardate come si umilia in sua presenza! Diventa pura macchina, o meglio, si riduce a un niente; attende di ricevere da quello la propria essenza, cerca di individuare nei
suoi tratti caratteri che lui stesso deve assumere; è come una cera malleabile pronta a ricevere qualsiasi calco le si voglia imprimere. Certi mortali sono affetti da una rigidità di Spirito, un difetto di elasticità nei lombi, una
mancanza di flessibilità nella cervicale; quest’infelice funzionamento impedisce loro di perfezionarsi nell’arte di strisciare e li rende incapaci di fare carriera a Corte. Serpenti e rettili guadagnano cime e rocce su cui neanche il
cavallo più impetuoso riesce ad issarsi. La Corte non è per niente adatta a quei personaggi alteri, tutti d’un pezzo, incapaci di cedere a capricci, di assecondare fantasmi e nemmeno, se necessario, approvare o favorire crimini che il potere giudica necessari al benessere dello Stato.
in poche parole, il buon cortigiano è talmente assorbito dall’idea del dovere, che spesso si sen te fiero nel compiere atti disprezzati anche dal più leale servitore.