LE PEZZE AMERICANE

italiaPiovono rane e grane sull’Italia, lo dicono tutti ma quasi nessuno sa che pesci pigliare e quale dio scongiurare. Il pareggio di bilancio è diventato il feticcio per allontanare scaramanticamente l’apocalisse prossima ventura che ha obbligatoriamente, agli occhi di uomini incolti ed impreparati, origini oscure ed indecifrabili. Tuttavia, non è lavorando di rattoppo sulle finanze pubbliche che si ricucirà il paese il quale viene lacerato dai suoi sempiterni difetti ma anche da una classe politica superstiziosa che si fa tirare per la giacca dagli organismi internazionali e comunitari, nonché dalle potenze mondiali. Così come non è stirando le pieghe di una coperta ormai divenuta troppo corta che si potrà rimboccare lo Stivale senza lasciare fuori da qualsiasi copertura la punta meridionale. Su questo sono d’accordo anche molti liberisti intelligenti che coniugano il loro retroterra culturale con le esigenze della fase, poichè tagliare diviene esclusivamente una inutile mutilazione se non si ricomincia a crescere da qualche altra parte. Purtroppo nel Belpaese si opera ormai di maniera copiando modelli altrui e facendosi imporre la moda da astuti disegnatori che fanno i loro interessi invece di rilanciare pratiche e stili di condotta utili a tirarci fuori dalla passerella dei paesi succubi e subalterni ai gusti atlantici. Qualcuno che non ha mai apprezzato gli atelier e le boutique urla adesso in canottiera che stiamo per essere denudati ma non fa quasi niente per evitare la spoliazione. Bossi per esempio. Il troglodita della pianura padana si scaglia veementemente contro i nanetti in gondoletta ma ai giganti che gli danno sganassoni reagisce con il solletico. Recentemente ne ha dette di tutti i colori come nemmeno alla Benetton, salvo non impegnarsi affatto a rifoderare di dignità il governo di cui è Ministro e questa patria con troppe toppe sul sedere. Costui diventa in viso di un rosso-Valentino quando parla alla sua marmaglia in abiti federalisti ma impallidisce di fronte a chi ci costringe alle guerre e alla svendita del guardaroba di famiglia. Troppi piedi in una calzatura mentre al di là dei confini, nei laboratori strategici stranieri, tramano per farci le scarpe e ridurci in mutande. Il Senatur li chiama massoni, li vede coperti di tuniche e gingilli esoterici ma più che una setta segreta sono una consorteria di governi che ci colpisce alle spalle senza troppi rituali e convenevoli. Per il leader leghista il piano è “far perdere di valore le nostre banche, in modo che se le possano comprare facilmente Francia e Germania”. Forse, ma siamo solo all’incravattamento iniziale prima del vero e proprio strangolamento geopolitico. “Se un Paese non ha più banche, è un Paese finito. Non può più decidere su che cosa puntare e su che cosa lasciare. Decidono da fuori quello che un Paese può fare e quello che non può fare” ha proseguito il descamisado lumbard. Tutto giusto ma occorre aggiungere che se una nazione non ha autonomia politica ed autorità statale semplicemente non esiste. Bossi se la prende anche con gli agnelli travestiti da “Draghi” che puntano “a far saltare il governo facendo saltare l’economia” ma non mi pare che fin qui lui abbia fatto il San Giorgio coraggioso pronto a trafiggere la pericolosa e vorace bestiaccia per tutelare, se non l’Italia, almeno la Padania. Il padre-padrone del Carroccio ha ragione da vendere quando sostiene che ci sono quinte colonne interne che lavorano per il nemico, da Bankitalia, al Pd fino a quel tessitore di trame washingtoniane del nostro Presidente della Repubblica che parla napoletano vestendo americano. Ma di questa parata di costumisti politici senza stoffa e senza personalità si diventa complici se non le si tolgono le forbici di mano. Occorre una vera svolta che non sia una mera vetrina elettorale altrimenti qui finiamo tutti sulle bancarelle delle pezze americane. Abbiamo bisogno di autentici sarti della politica e delle relazioni internazionali per rimetterci in ghingeri, altro che questi confezionatori di abiti grigi perennemente attaccati allo Stato pantalone e alla coperta falsamente rassicurante dei poteri forti globali.