Lo scandalo che non scandalizza

images

 

 

Tutti gli scandali sono ad orologeria. Nessun cattivo esempio, scorrettezza, slealtà, inganno ecc. ecc. verrebbe mai alla luce, o sortirebbe determinati effetti nella sfera sociale in cui si verifica, se non ci fosse una controparte in grado di scatenare lo sdegno pubblico e di servirsene per il proprio tornaconto, ugualmente poco adamantino. Spesso chi denuncia una situazione di corruzione, potendo dimostrare di esserne rimasto fuori e di avere la coscienza pulita, non è un santo ma un depravato a cui è sfuggita l’occasione di fare altrettanto e di innalzarsi agli stessi livelli di bassezza e di prepotenza di chi lo precedeva.

Quando quest’ultimo, sempre in associazione con altri, si vendica denunciando l’immoralità altrui lo fa con intenti non di purificazione del mondo ma di scalata personale e di gruppo di quei ruoli ritenuti indispensabili per controllare l’organizzazione presa di mira. Il potere non ammette vuoti e per ogni delinquente decaduto cento altri si candidano a prenderne il posto accompagnati da discorsi di cambiamento e di depurazione, i quali sono piuttosto la premessa di più prosaiche defenestrazioni ed epurazioni verso gli oppositori dei propri piani. Se le circostanze non sono favorevoli al rovesciamento dello stato quo l’accusa si spegne in un bicchiere d’acqua, precipitando persino in calunnia che si ritorce contro il denunciante, se invece la situazione è matura per una sovversione si verifica la cosiddetta “rivoluzione” con grandi e piccole trasformazioni degli assetti della struttura “gestionale” la quale cambia “padrone”. L’esito di un conflitto per la predominanza può avere risvolti differenti e conseguenze di vario tipo. Uno degli esempi classici che mi piace riportare è quello della cosiddetta operazione di repulisti giudiziario, avvenuta in Italia agli inizi degli anni ’90, chiamata Mani Pulite. Con quell’assalto dei magistrati fu terremotata la vecchia classe dirigente DC-PSI per far posto ad una élite di second’ordine maggiormente prona a centri di comando internazionali, quella attuale, certamente più incapace e più corrotta di quella che l’aveva preceduta eppure innalzata a livelli di eticità irraggiungibili per qualunque essere vivente. Il clima mondiale rese propizia la campagna di screditamento pubblico che tolse il potere dalle mani dei partiti di governo, facendo emergere (e sanzionando) episodi di degenerazione politica che esistevano dalla nascita della Repubblica ma che prima di allora erano sempre restati impuniti in quanto funzionali al sistema. Poi qualcuno ha deciso che quel sistema non serviva più ed è emerso il circolo dei moralizzatori criminali che sta affossando il Paese da vent’anni e più.

In qualsiasi ambito della vita associata, laddove insistano interessi economici e politici, lo sputtanamento dell’avversario è un’arma tra le altre da utilizzare per avvantaggiarsi sui concorrenti. Il sotterfugio, l’inganno, il trucco, l’imbroglio, lo stratagemma, il tranello, la macchinazione, il complotto sono tutti elementi rientranti nelle strategie per la supremazia.

Insomma, ci siamo capiti. Anche lo scandalo doping che ha coinvolto la Russia leggetelo sotto questa luce. Del resto, che si voglia colpire in una sola direzione lo ammettono involontariamente gli stessi soggetti che stanno portando avanti le indagini: “La parte non russa e federale dell’inchiesta è stata secretata all’ultimo momento per non interferire con l’inchiesta giudiziaria in corso in Francia da tre giorni” (rapporto dell’Agenzia mondiale Antidoping Wada). Quello in corso è l’ennesimo capitolo della guerra tra Occidente e Russia che si sposta su ogni terreno possibile. Non c’è bene e non c’è male anche se chi perde è sempre quello cattivo e chi vince quello buono, in mezzo a tanti dementi che ne fanno una questione di correttezza spirituale e deontologia professionale. Non chiamatemi cinico ma “onestamente” civico.