Mani in alto! O la borsa o i titoli di Stato!

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State bene attenti, gentili compatrioti, perché sta per realizzarsi l’ennesima rapina ai vostri danni, un’altra depredazione dei vostri risparmi, ancora un’umiliazione per la gente che lavora, che cerca di mettere qualcosa da parte per la vecchiaia o per i  figli, in maniera sempre più faticosa e deprivante a causa della crisi e della povertà incipiente.

Non sorprendetevi, non è la prima volta che questi topi di conti correnti, al calar delle ombre, vi sottraggono la roba e gli averi, vi rosicchiano l’esistenza per coprire i loro sprechi.
Nell’annus horribilis 1992, quello di Tangentopoli, mani poco pulite ed intenzioni molto sporche, una legge serotina, voluta dal Presidente del Consiglio dell’epoca, non a caso soprannominato topolino (Giuliano Amato, il pluripensionato a vostre spese), vi scippò 30 mld di tasse ed autorizzò il prelievo del 6 per mille dai vostri depositi in banca, peraltro retroattivo di alcuni giorni, in maniera tale che nessuno potesse mettersi al sicuro.

Mani in alto cittadini, perché c’è di nuovo il rischio default e questo Stato furfante reclama le vostre mutande! Di fatti, nel silenzio della stampa ufficiale (ne ha parlato solo il buon M. Foa sul suo blog), questa bottega servile di notizie pilotate dalle banche e dai salotti flatulenti, il MEF ha approvato un decreto che mette in pericolo i vostri investimenti in titoli pubblici, poiché a partire dal 2013, in circostanze d’emergenza, sarà possibile operare arbitrariamente una sottrazione di capitale.
Il provvedimento dispone che in base ad un accordo tra l’organo emittente ed una quota d’investitori (immaginiamo istituti di credito ed altri organismi finanziari, notoriamente sempre dalla parte del loro bottino e mai del cittadino) si possa stabilire di modificare termini e condizioni delle cedole, dopodiché la cosa si applicherebbe automaticamente a tutti i possessori di queste, cioè ai risparmiatori fessi che non hanno mai voce in capitolo.

Ecco cosa dice precisamente il decreto (allegato A, punto 2):
“2. Modifiche ai Titoli

2.1 Modifiche in materie riservate. I termini e le condizioni dei Titoli ed ogni accordo che governa l’emissione o l’amministrazione dei Titoli possono essere modificati in relazione ad una materia riservata con il consenso dell’Emittente e:
(a) il voto favorevole dei possessori di almeno il 75% dell’ammontare nominale aggregato dei Titoli in circolazione rappresentati ad una assemblea dei possessori dei Titoli  debitamente convocata; o

(b) una  risoluzione scritta firmata da o per conto dei possessori di almeno il 66 2/3% dell’ammontare nominale aggregato dei Titoli in circolazione.
2.2 Modifiche a più serie. In caso di modifiche a più serie, i termini e le condizioni dei Titoli e dei titoli di debito di ogni altra serie, ed ogni accordo che ne governa l’emissione o l’amministrazione, possono essere modificati in relazione ad una materia riservata con il consenso dell’Emittente e:
(a) (i) il voto favorevole dei possessori di almeno il 75% dell’ammontare nominale aggregato dei  titoli di debito in circolazione rappresentati in separate assemblee, debitamente convocate, dei possessori dei titoli di debito di tutte le serie (considerate complessivamente) i cui termini e condizioni sono oggetto della modifica proposta; o
(a) (ii)  una  risoluzione scritta firmata da o per conto dei  possessori di almeno  il  66  2/3% dell’ammontare nominale aggregato dei titoli di debito in  circolazione di tutte le serie (considerate  complessivamente) i cui termini e condizioni sono oggetto della modifica proposta; e
(b) (i) il voto favorevole dei possessori di più del 66 2/3% dell’ammontare nominale aggregato dei titoli di debito in circolazione rappresentati in separate  assemblee, debitamente convocate, dei possessori dei titoli di debito di ciascuna serie (considerata singolarmente) i cui termini e condizioni sono oggetto della modifica proposta; o
(b) (ii)  una  risoluzione scritta firmata da o per  conto dei possessori di più del 50% dell’ammontare nominale aggregato dei titoli di debito in circolazione di ciascuna serie (considerata singolarmente) i cui termini e condizioni sono oggetto della modifica proposta.” Ecc. ecc.

Inutile proseguire, chi vuole può leggersi il testo completo del “Decreto n. 96717, del 7 dicembre 2012”, per verificare coi propri occhi com’è stata legalizzata questa estorsione contro la popolazione. Ci risiamo cari italiani, gli avvoltoi girano sulle vostre teste per accaparrarsi un brandello del cadavere della nazione, prima che non resti più nulla da fagocitare.
Quelli che hanno messo a punto il colpo sono gli stessi che da 30 anni vanno svuotando le casse pubbliche (dando la colpa degli sperperi a voi che vivreste al di sopra delle vostre possibilità, tra servizi carenti e assistenze viepiù flebili ed insufficienti), tanto indirettamente, a cagione di una crassa incompetenza nella gestione dei conti generali o, persino, direttamente, essendo lor signori complici di massonerie finanziarie internazionali e autoctone, oltreché parassiti politici, sindacali, padronali e chi più ne ha più ne inganni.

E’ ora di dirlo chiaro e tondo, se il Belpaese si trova con le pezze al sedere non è per gli italiani, ingordi e sciuponi, ma per degli italiani, alcuni italiani, avidi e prepotenti, posizionati ai vertici dello Stato, i quali hanno nome, cognome e patrimonio mitico, quello loro ovviamente mentre il vostro è stato azzerato.
Questi aguzzini mentono dal 1980, o giù di lì. Da quando il giovane Professore Mario Monti propose l’emissione di titoli di Stato con aste mensili e quindicinali, in una preposta Commissione di studio Bankitalia, la cui applicazione successiva fece schizzare il deficit come un proiettile. Botman, l’eroe al contrario che toglie agli esseri umani per dare ai pescicani internazionali.

Da quando, nel 1992, Carlo Azeglio Ciampi, durante un attacco speculativo delle principali capitali mondiali, con alla testa Deutsche Bank e Goldman Sachs, di cui senior advisor era Romano Prodi, il quale aveva preso il posto del solito Mario Monti, prezzemolo di ogni devastazione finanziaria (vedi Piero Laporta, Il debito pubblico, Monsieur, giugno 2012), anziché svalutare la lira dissanguò la banca nazionale determinando una emorragia di denaro pubblico dalla quale non ci saremmo più ripresi. Poi di nuovo Giuliano Amato che con la manovra finanziaria del 1993 proseguì sulla strada dei salassi, completando la mal opera.
Il gruppetto dei liquidatori a tradimento, non contento degli sfaceli commessi, s’incaricò, sempre nel 1993, di svendere i tesori industriali dell’Iri, presidente ancora Romano Prodi. Senza soluzione di continuità si è proseguito, fino ai giorni nostri, in questa battuta di caccia “svenatoria” in cui noi siamo le prede, lor signori i prezzolati bracconieri e i mercati esteri gli acquirenti a poco prezzo di tutta la selvaggina sottratta al Paese. Qualcuno di questi è oggi persino un papabile allo scranno più alto della Repubblica, vedi Amato, Prodi o anche Draghi (altro uomo GS mandato in giro per il mondo a fare gli interessi statunitensi) che Cossiga definì vile affarista .

Italiani alla riscossa o bancarotta la trionferà!