MARX NON ERA UN GLOBALISTA, TACCIANO GLI IGNORANTI (DI MARX)

Karl-Marx

 

Secondo qualcuno, Marx avrebbe preso posizione a favore dell’espansionismo globale inglese. Ovviamente, chi ha vergato questa frase non sa nulla di Marx. Lo stesso termine globalismo è roboante ma scarso in contenuti, come ogni superficiale propaganda rilanciata da patetici conformisti. Marx sostiene che l’Inghilterra è Il laboratorio prescelto da lui per lo studio del capitalismo perché è lì che si sono sviluppati i rapporti sociali capitalistici ed il modo di produzione ad essi collegato, lì che sono andati definendosi tali rapporti (anche in virtù del compimento di due rivoluzioni industriali) ed è da lì che i suddetti rapporti avanzati finiranno per imporsi al resto del mondo ed alle altre economie arretrate. Marx studia la situazione e individua i suoi sviluppi, senza fare panegirici di alcunché perché egli è scienziato, non ciarlatano. Infatti, ecco esattamente quel che dice: “Naturalmente, presuppongo lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, e perciò anche pensare con la propria testa. Il fisico osserva i processi naturali là dove appaiono nella forma più pregnante e meno velata da influssi perturbatori, ovvero, se possibile, compie esperimenti in condizioni che assicurino lo svolgersi del processo allo stato puro. Oggetto della mia ricerca in quest’opera sono il modo di produzione capitalistico e i rapporti di produzione e di scambio che gli corrispondono. La loro sede classica è fino ad oggi l’Inghilterra, che quindi serve da principale illustrazione dei miei sviluppi teorici. Se poi il lettore tedesco scrollasse farisaicamente le spalle sulle condizioni dei lavoratori inglesi dell’industria e dell’agricoltura, o si cullasse nell’ottimistico pensiero che in Germania le cose sono ancora ben lungi dall’andar così male, io ho l’obbligo di gridargli: De te fabula narratur! Non si tratta in sé e per sé del grado più alto o più basso di sviluppo degli antagonismi sociali sgorganti dalle leggi naturali della produzione capitalistica; si tratta di queste stesse leggi, di queste tendenze che operano e si fanno valere con bronzea necessità. Il paese industrialmente più evoluto non fa che presentare al meno evoluto l’immagine del suo proprio avvenire”.
Marx qui è chiarissimo, parla di leggi sociali che s’impongono (e si imporranno) per forza di “cose”. Ovviamente, esse portano l’impronta del Paese che per primo le ha sperimentate a livello sociale, anche se queste hanno potuto manifestarsi sporadicamente in altri contesti ed epoche storiche. Ma è in Inghilterra che il cerchio si stringe. Egli non prende posizione a favore del globalismo inglese (ammesso e non concesso che ciò significhi qualcosa) perché vuole, in realtà, spiegare “qualcosa di nuovo”, una nuova scienza, non prendervi per il culo come certi chiacchieroni odierni.