NON ARRETRIAMO, di GLG

gianfranco

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quest’individuo cerca di ragionare e di accaparrarsi simpatie verso i simili a suo nonno. Si svela miseramente nel finale per quello che è. Non è stata la finanza a creare quel mondo “bastardo” che abbiamo sotto gli occhi, ma proprio la politica coadiuvata dalla “loro” (in)cultura. Della politica, e delle strutture sociali, ma anche geopolitiche, che la sorreggono, avremo modo di parlare in continuazione nei mesi prossimi. Il problema, oggi, di fronte alle manifestazioni di livore e ottusità che stanno dando i semicolti è un po’ diverso. Non ci si è resi conto, e ancora oggi non stiamo interpretando bene quell’epoca, che cosa è veramente stato di degradante e degenerativo il movimento dei sessantottardi (cui certo ha partecipato, ignara, anche “brava gente”), poi seguiti dai loro “figli” ancora peggiori di loro.

Sembrava una rivolta contro il potere arrogante costrittivo di una certa classe dirigente. E lo è stato per certi versi; e la “brava gente” fu ingannata proprio da questo fatto. Solo che chi muoveva le fila erano gruppi politici che stavano premendo per una nuova fase di arrogante potere da parte di altri ceti dominanti; e si servivano di figli del ceto medio diretti da capetti ambiziosi e smaniosi di sostituire i preminenti di allora, anche nei mezzi di comunicazione di massa. Se ci sono riusciti, è appunto perché sono divenuti i portavoce culturali dei nuovi gruppi di potere in ascesa. Pensate a chi erano e dove erano nel ’68 e seguenti i Michele Santoro, i Gad Lerner, i Paolo Mieli e via dicendo.

E pensate ai fautori del potere agli operai come i Tronti, i Cacciari, gli Asor Rosa; e naturalmente gli Umberto Eco. E non sto ad elencare decine e decine di altri. Nessuno sostiene che fossero (e siano) stupidi e ignoranti; non è questo il significato del termine semicolti. Questi intellettuali, ma ancor più quelli che hanno figliato, non avevano affatto (forse all’inizio, ma per pochissimo tempo) un interesse al “miglioramento” della società. Volevano semplicemente il potere (mediatico) per loro, dominare nella stampa, in TV, nell’editoria (e ovviamente nelle Università come fucina di “utili idioti”). E per fare questo si sono tranquillamente “dati” (vedete, uso termini gentili, non venduti o simili) ai nuovi gruppi di potere; e non tanto a quelli, ad es., dell’industria “pubblica”; no, proprio ai privati, a quelli che ho spesso chiamati “cotonieri” (e mi auguro che ci si ricordi cosa intendo con tale termine, rifacendomi al periodo sfociato nella guerra civile americana).

Questi “cotonieri” hanno vinto in Italia a differenza di ciò che accadde negli Stati Uniti. Ma era logico; quel paese non a caso diventò il predominante nel mondo, noi siamo servi suoi da settant’anni, proprio grazie alla vittoria di questi ceti. Quel po’ di gruppi autonomi (si pensi, come nomi rappresentativi, ai Mattei, agli Ippolito, ecc.) sono stati sbaragliati (addirittura magari accoppati o incarcerati). E i “cotonieri” si sono saldati con i gruppi politici più servili verso gli Usa (soprattutto quelli che condussero al cambio di campo dei piciisti) e con questi piccoli ambiziosi di intellettuali, che hanno “svecchiato” in certi casi una cultura rimasta un po’ fossilizzata, ma per poi aprire la strada a tutte le “libertà” totalmente e semplicemente disgreganti. E la sedicente cultura si è fatta strumento della riduzione delle società europee a pura “pappa” inconsistente e gelatinosa, in piena genuflessione rispetto ai poteri Usa predominanti. Questa cultura ci ha martellato per mezzo secolo, con accentuazione nell’ultimo quarto (in Italia, dopo la fine della prima Repubblica). Tuttavia, la cultura sessantottarda, in fase di accelerata degenerazione ulteriore, ha creato anche possibili crisi di rigetto, che forse possono venire a galla, scalzando così i semicolti. Questo li sta facendo impazzire. Non faccio qui previsioni, ma dico solo che se cediamo ancora di fronte a questi degenerati, siamo persi per sempre. La faccenda sarà molto lunga.