NON COMPRENDO, di GLG

gianfranco

Ci sono persone anche amiche, e con cui solitamente concordo, che prendono sul referendum costituzionale (che si terrà in ottobre) posizioni a mio avviso poco comprensibili. Ci sono quelli che voteranno “no” perché vedono nella cosiddetta riforma della “meravigliosa” Costituzione italiana (ovviamente “antifascista”, perché questo è un termine che deve essere sempre aggiunto) un attentato a regole presunte democratiche; di quella “democrazia” detta tante volte formale, più semplicemente, a mio avviso, demagogica e fasulla. Altri invece voteranno “sì” perché è necessario togliere ostacoli ad un altrettanto presunto efficace decisionismo governativo. Credo che non andrò a votare, perché sono ormai affezionato a questa scelta di tanti decenni. Tuttavia, se vi dovessi andare, voterei “no” puramente e semplicemente come indicazione di sfiducia e di spregio nei confronti dell’attuale governo, con il suo “bamboccione” presidente del consiglio. Perché questo, secondo la mia opinione, dovrebbe essere lo spirito che informa ogni atto di un “cittadino” (mi vergogno un po’ del termine così abusato, ma mi si perdonerà) nettamente ostile a meschini servitorelli, per di più incapaci perfino di intendere che cosa significhi fare politica. Un’ulteriore precisazione: servitorelli non della Germania, come sostengono altri ebeti (o disonesti?), bensì degli Stati Uniti, i nostri padroni dal 1945, ma che oggi ci stanno riducendo ad un tappetino su cui pulirsi i piedi.

Ragioniamo un momento sul fatto. Renzi ha affermato che, nel caso vincesse il “no”, abbandonerebbe la sua carica. Non ci credo affatto: troverebbe qualche scusa, più o meno arzigogolata, per rimangiarsi quanto promesso. Del resto, nemmeno è decisivo che ci sia o non ci sia lui quale premier; pur se ce ne fosse un altro, non muterebbero le nostre sorti poiché manca proprio ogni prospettiva di ricambio politico effettivo. Le attuali opposizioni sono solo in grado di battibeccare con Renzi senza la minima idea realmente alternativa. Incapaci inoltre di liquidare definitivamente quel personaggio, che da ben cinque anni continua nella sua opera di sostanziale appoggio a qualsiasi governo nominato da “rappresentanti istituzionali” degli Usa in Italia, pur fingendo d’esserne critico per meglio rendere evidente l’inconsistenza dell’opposizione. La prima mossa di quest’ultima dovrebbe essere la denuncia della UE quale pedina politica messa in piedi dagli Usa (come sostanziale complemento dell’organismo militare Nato). E non semplicemente per le sue scelte economiche e monetarie; queste vanno senza dubbio apertamente criticate, mettendo anche in chiara luce che cos’è l’euro. Tuttavia, sarebbe necessario far leva sul più aperto rifiuto della dipendenza da oltreatlantico, aprendo con decisione a est, soprattutto nei confronti della Russia; non per trovare un altro padrone, più semplicemente per accelerare la via verso il multipolarismo e il progressivo esaurimento dell’egemonia mondiale statunitense.

Ai fini delle scelte veramente indispensabili oggi, il voto al referendum costituzionale è inessenziale. Tuttavia, almeno lo si viva come un possibile sputo in faccia al “pirotecnico” fiorentino, il livello politico più basso mai raggiunto dall’Italia; sia in termini di servitù sia per l’incredibile incapacità e, direi quasi, congenita stupidità dei membri di questo governo, che pure fa e disfa a suo piacimento, che nomina ai posti più alti dei vari apparati statali (e mediatici) fedeli e inetti subordinati. Purtroppo, altrettanto inetta e stupida è l’opposizione, che fa soltanto chiasso e strepita senza costrutto alcuno. Un quadro di una desolazione pressoché unica nella pur non esaltante storia di questa nostra povera Italia. Una scipita canzoncina dei tempi andati (molto andati) recitava: “Torna al tuo paesello che è tanto bello, torna al tuo casolare, torna a cantare”. Sarebbe uno splendido sogno spedire tutti i politicanti italiani al loro paesello; magari, invece che cantare, sarebbe consolante sentirli piangere per essere stati finalmente messi in condizione di non più nuocerci.