IL RICONOSCIMENTO DELLA CRIMEA O LA GUERRA

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Crimea_republic_map_2Secondo Stratfor, think tank di analisi geostrategica statunitense, dietro la recrudescenza del conflitto in Ucraina ci sono i russi. Stratfor, con queste affermazioni forti, non vuole fare propaganda spicciola come quella già in atto su tutti i circuiti mediatici occidentali, quanto segnalare qualcosa di interessante. Si tratta sostanzialmente di questo: il Cremlino sta compiendo delle precise mosse tattiche perché intende consolidare la sua posizione in Crimea. Per farlo, al di fuori di un riconoscimento ufficiale che la comunità internazionale non sembra voler concedere, la leadership russa non può che connettere fisicamente la penisola alla fascia separatista delle Repubbliche di Donetsk e di Lugansk, già staccatasi da Kiev. La continuità territoriale sopperisce alla carenza di status giuridico e permette a Mosca di proteggere, senza troppi infingimenti e riducendo i rischi, le recenti conquiste.
E’ vero che i servi di Kiev, bestioni senza un briciolo di cervello, hanno continuato a sparare e provocare ai confini delle province ribelli. Tuttavia, è altrettanto vero che l’armata ucraina, oltre queste stolte scenografie, purtroppo mortali per i civili, non è in grado di andare. Nello stato in cui si trovano le truppe ucraine – di penuria di rifornimenti, di sgangheratezza ed inefficienza degli equipaggiamenti, di confusione psicologica dei suoi singoli, spiazzati da uno stato maggiore bollito che passa ordini incoerenti, provenienti da una catena di comando straniera – non sarebbero assolutamente in grado di proporre una offensiva e nemmeno di resistere ad una avanzata nemica. Possono tenere le posizioni sparacchiando sui centri abitati, ma solo se dall’altra parte si decide di non spostare la linea del fronte. Però proprio questo sta succedendo in queste ultime ore. La linea del fronte viene spostata. Perché adesso, dopo qualche mese di finta tregua, i separatisti sono tornati all’attacco? Colpa delle provocazioni ucraine? Non per Stratfor che vede in queste mosse dei miliziani la precisa volontà di Putin. Attualmente esiste un vantaggio sul campo dei separatisti fatto di morale alto, armamenti adeguati ed obiettivi precisi. Va sfruttato perché nel giro di sei mesi, massimo un anno, gli Usa possono colmarlo aiutando gli ucraini (più di quanto non abbiano già fatto). Come scrive la rivista americana: “Russia holds Crimea, but it has little sustainable contact with its forces there. Both sea and air transport can be interdicted. The best access to the peninsula is by land, but the routes are heavily defended by mobile and strategic surface to air missiles and armor to the north. Opening the route up would not be easy, but it would dramatically increase Ukraine’s cost of severing Russia’s link to Crimea. Without this, blockading Crimea would be relatively easy for the United States, Ukraine and other allies once their capabilities are increased and more units are deployed. There is a connection to Crimea over the Kerch Strait from Russia proper of course, now based on ferry traffic but with plans for a bridge. But if war were to come, such tenuous links can easily be closed by a capable enemy. They are useful in peacetime, but vulnerable in war and near-war situations.”
Per evitare di arrivare ad un punto di rottura tra russi ed americani ci sono solo due strade. L’Occidente smette di interferire e accetta il consolidamento della Crimea attraverso la cucitura e la messa in sicurezza, manu militari, della penisola alla fascia costiera che conduce sino a Donetsk e Lugansk. Oppure, Washington e l’Europa optano per il riconoscimento ufficiale della sola Crimea in cambio di una mera autonomia regionalistica di Donetsk e Lugansk, le quali resterebbero sì sotto la sovranità ucraina ma collegate socialmente ed economicamente col mondo russo. Sarebbe un bene anche per Kiev che non taglierebbe tutti i ponti con Mosca.
Vedremo nei prossimi mesi.