Paolo Scaroni si fa Stato e Francesco Forte rimuove la guerra (a cura di Luigi Longo)



Pongo all’attenzione una intervista rilasciata da Paolo Scaroni al “Corriere della Sera” del 24 Agosto 2011 e due articoli di Francesco Forte apparsi su “Il Giornale” del 24 agosto 2011 e del 26 agosto del 2009 che si allegano alla presente riflessione.

1.Nell’intervista rilasciata da Paolo Scaroni sorprende la responsabilità politica nazionale di un amministratore delegato di una impresa di livello internazionale come l’ENI nell’affrontare la questione libica in riferimento all’approvvigionamento del petrolio e del gas e più in generale degli interessi italiani che, sempre secondo lo stesso Paolo Scaroni, non sono compromessi soprattutto a causa della lunga presenza ( “a prescindere” ) dell’Italia in Libia.

Dà una lettura prettamente economicistica della questione sostituendosi a qualsiasi azione politica ( del governo italiano) e non tenendo conto del conflitto politico scaturito dall’aggressione alla Libia voluta nella sostanza dagli USA ed eseguita in primis da Francia e Inghilterra con copertura formale e sostanziale della NATO. Eppure Paolo Scaroni sa che il libero mercato è una concreta apparenza e dietro l’apparenza del mercato gli investimenti, le conquiste territoriali, le risorse, il dominio si attuano con altri mezzi e in ultima ratio con la guerra che produce morte violenta tra la popolazione e la distruzione di città e di territori. O forse vuole suggerire all’Italia di accelerare il superamento dell’impasse di una politica servile senza rappresentanti sicuri e affidabili per la potenza dominante USA con cui andare a cercare di salvare qualcosa o << di avere un ruolo speciale>> (1) nel mutato scenario libico ( e non solo) la cui incertezza e confusione non fa presagire cose buone per l’Italia.

2. I due interventi di Francesco Forte riguardano sia la costruzione di relazioni con la Libia in una logica di timida autonomia e di interesse nazionale avviata nel 2008 dal governo Berlusconi, sia la rottura delle relazioni con la Libia per riallinearsi alle nuove strategie mondiali ( in particolare nel Mediterraneo- Medio Oriente) degli USA del presidente Barack Obama soprattutto in funzione anti Russia.

E’ sorprendente la rimozione ( che in psicoanalisi è il ritiro psichico di fronte a sentimenti di dispiacere troppo intensi) che Francesco Forte fa della guerra in Libia dove l’Italia, secondo lui, può tranquillamente riprendere il suo piano di sviluppo e ricostruire le sue nuove relazioni come se nulla fosse successo.

Forse il dispiacere per il ruolo che l’Italia ha avuto e continuerà ad avere in Libia e nel Mediterraneo, anche contro i suoi stessi interessi nazionali, impedisce a Francesco Forte di analizzare una realtà ben diversa che è quella di una nazione servile.

Nella prima metà del 1500 così scriveva Etienne de La Boètie << E’ il popolo che si fa servo e si taglia la gola; che, potendo scegliere fra essere soggetto o essere libero, rifiuta la libertà e sceglie il giogo; che accetta il suo male, anzi lo cerca …>> (2).

 

  1. Ennio Caretto, La Nato adesso aiuti un popolo diviso a diventare nazione, intervista al generale Anthony Zinni in “Corriere della Sera” del 24/08/2011, p.10.
  2. Etienne de La Boètie, Discorso sulla servitù volontaria, La Vita Felice, Milano, 2007, p.25

http://www.corriere.it/economia/11_agosto_24/scaroni-ponte-dell-eni-con-i-ribelli-sergio-bocconi_c36f4374-ce14-11e0-8a66-993e65ed8a4d.shtml

http://www.ilgiornale.it/interni/sicurezza_petrolio_e_mercato_ecco_laffaire_libia/26-08-2009/articolo-id=377159-page=0-comments=1

http://www.ilgiornale.it/esteri/gli_interessi_italiani_proteggere_libia_valgono_manovra/atletica-x/24-08-2011/articolo-id=541600-page=0-comments=1